Cambiare lavoro a 40 anni. Da dove partire se il nostro lavoro non ci appaga più, vogliamo cambiare settore e abbiamo una famiglia a cui dobbiamo (e vogliamo!) dare priorità?
DOMANDA: Come cambiare lavoro a 40 anni?
Ciao Arli,
mi chiamo B., sono di (…) e ti seguo già da qualche anno su Instagram. Ti scrivo perché vorrei cambiare lavoro e vorrei qualche consiglio da te, visto che sei una donna in carriera.
Ho quasi 40 anni, lavoro dal 2002 nel settore (…) dove nel corso degli anni ho cambiato diverse mansioni, partendo dall’essere segretaria di direzione fino ad occuparmi del settore tecnico. Il mio lavoro è quello che tanti miei amici definiscono il posto perfetto, perché ben retribuito, lavoro 4.5 giorni su 7, dispongo di numerosi benefit e molto altro.
Ciò nonostante non trovo appagamento da quello che faccio, o almeno solo in parte, e soprattutto non vedo prospettive di crescita professionale.
Qualche anno fa sono entrata in contatto con il mondo del vino, un’interessante realtà che ho scoperto affascinarmi moltissimo.
Nel frattempo sono anche diventata mamma di 2 bellissime bambine e prima di rimanere incinta della mia seconda bambina ho iniziato e concluso con successo il corso per diventare sommelier.
Mi piacerebbe moltissimo fare di questa mia passione una professione, compatibilmente con il mio impegno di mamma. Sono molto combattuta per una serie di motivi, primo fra tutti il mio posto di lavoro, il fatto di non essere più giovanissima per il mercato del lavoro e la mia mancanza di esperienza nel settore.
Ho anche pensato di fare dei corsi tipo web marketing o similari perché le aziende vitivinicole cercano sempre maggiore visibilità sul web e comunque potrebbero essere utili per qualsiasi professione dovessi svolgere in futuro.
Avresti qualche buon consiglio da dami per cambiare lavoro a 40 anni? Se fossi al mio posto come ti muoveresti? Ti ringrazio intanto per il tempo che mi hai dedicato leggendo questa mail.
Ciao, B.
RISPOSTA:
Cambiare lavoro a 40 anni: parti da questo assessment (professionale e personale)
Ciao B, per trasformare una passione in un lavoro occorre partire da due domande, una rivolta all’interno ed una all’esterno.
Interno
Chiediti: “Voglio davvero fare di questo mio hobby un lavoro?”.
Il fatto che un argomento ti accenda ed affascini non significa che debba necessariamente diventare una professione. Anzi, a volte le implicazioni e gli obblighi che nascono da questo shift corrodono un po’ quella passione iniziale che avevamo.
Sai qual è il modo più efficace per scoprire in quale categoria tu rientri? Provandoci!
La buona notizia è che per provarci non hai bisogno di mollare tutto e subito per dedicarti al 100% alla tua nuova idea. Inizia poco alla volta, trattando questa nuova attività come un side business.
Questa riflessione non deve smorzare il tuo entusiasmo, è solo una domanda su cui tornare a riflettere di tanto in tanto mentre ti lanci in questa nuova avventura, per accertarti che la direzione che stai prendendo sia ancora allineata a quello che realmente desideri.
È anche un modo per vivere questa transizione in maniera più libera, come se fosse un esperimento in cui comunque vada avrai solo da guadagnare. E in cui sei solo tu a decidere quanto avanti andare e fino a quando.
Uno dei regali più belli degli anni che avanzano è la consapevolezza e una conoscenza maggiore di noi stesse e di ciò che vogliamo. Riparti da lì.
Esterno
Chiediti: “Qual è la domanda in questo settore e cosa posso includere nella mia offerta?”.
Qui viene il bello. Molto banalmente, per fare di una passione un lavoro, domanda e offerta devono incontrarsi e qualcuno deve essere disposto a pagarci per le nostre competenze.
Da cui la domanda: quali sono le attuali competenze che già possiedi e che puoi utilizzare nel tuo nuovo lavoro? E quali sono invece le competenze richieste dalle aziende?
Fai emergere quello che hai da offrire
Ecco alcune domande e strumenti da utilizzare per far emergere le tue competenze.
1) Competenze attuali
Il settore in cui lavori ad un primo acchitto non ha nulla a che vedere con il mondo del vino. Eppure ci sono sicuramente delle “competenze trasferibili” che puoi utilizzare e rivendere in questa nuova veste. Pensaci bene e prova a stilare una lista di 10 di queste competenze. Arrivare a 10 ti costringerà a pensare in maniera creativa e riconoscerti skills ed esperienze che, essendo per te acquisite e normali, dai ormai per scontate. C’è un detto inglese che dice:
If you want to know what water is, don’t ask the fish
Ovvero: “Se vuoi sapere che cos’è l’acqua, non chiedere al pesce”. Perché per il pesce l’acqua in cui si muove giornalmente è ormai qualcosa che dà per scontato, su cui non ha una visione esterna.
Quindi: esci dalla tua bolla, dalla boccia di vetro in cui ti muovi ogni giorno, e guardati con occhi esterni. Ti risulta difficile? Chiedi a tre persone che conosci bene di aiutarti in questo esercizio.
Hai fatto un percorso per nulla scontato nei tuoi vari passaggi di carriera. Porta con te quello che hai imparato nella nuova fase: fosse anche “solo” la consapevolezza e sicurezza della tua bravura e versatilità (che non è poco!).
2) Competenze richieste
Domanda e offerta, abbiamo detto. Per capire qual è la domanda nel settore del vino, devi iniziare a guardare nel dietro le quinte. Da un lato comprendere quali sono le competenze richieste e più in crescita nel settore; di cosa hanno davvero bisogno le aziende in questo settore? Dall’altro, chiederti quali sono le cose che da consumatrice ti fanno storcere il naso e ti fanno dire “ehi, perché non migliorano questo aspetto qui?”.
Inizia ad adottare questo atteggiamento di critica positiva ogni volta che ti interfacci con questo mondo. Che sia ad una degustazione, quando acquisti una bottiglia di vino online oppure in un negozio fisico e via dicendo.
Ecco alcune idee.
Analizza il mercato
Ecco alcuni consigli per un approccio strutturato:
- Partendo dall’alto, fai un approfondimento su come l’intero mercato del vino si stia muovendo in Italia, soprattutto con riferimento alla digitalizzazione e le innovazioni che stanno coinvolgendo il settore. Con una semplice ricerca su Google usando le keywords “start-up vino Italia”, vedrai già tanti articoli utili in tal senso. Leggi i risultati delle prime due pagine, fai i dovuti approfondimenti e avrai già una discreta panoramica del settore.
- Creati una lista dei principali players in Italia di produttori di vino, start-up legate a questo settore o aziende affermate che hanno anche un’interessante presenza online. Arriva almeno a 10-15 nomi. Poi, per ciascuno, metti un timer di 20 minuti sul telefono e usa quel tempo per fare un’analisi dettagliata della loro comunicazione online.
- Hanno un servizio di newsletter? Iscriviti e studia che tipo di percorso, contenuti e approccio alla vendita utilizzano nelle loro email.
- Hanno un account Instagram? Osserva come impostano la comunicazione, come creano engagement nel pubblico, quali hashtag usano. Poi guarda dove quegli hashtag ti portano e chi sono gli “influencers” in quell’ambito.
- Hanno un e-commerce? Guarda com’è impostato, dove viene pubblicizzato e quali leve utilizzano per incoraggiare i clienti all’acquisto. Insomma, hai capito il punto.
Mettiti nella posizione di studiare come operano facendo ingegneria inversa.
- Cerca le suddette aziende su LinkedIn e chiedi il collegamento alle persone che ci lavorano, soprattutto quelle del settore che ti interessa (che sia marketing, commerciale, digital, etc.). Niente potrà chiarirti di più le idee sulle competenze specifiche richieste in questo campo in Italia che una chiacchierata con una persona che già ci lavora. Adotta la tua migliore faccia di bronzo e fai lo stesso ogni volta che vai ad un evento di settore 🙂
- Leggi le storie e le biografie di persone che hanno avuto successo in questo ambito e cerca di capire quali sono i loro punti di forza, come ragionano e quali caratteristiche puoi fare tue. Qualche anno fa, ad esempio, ho invitato ad un evento di Google Heini Zachariessen, l’ex CEO e fondatore di Vivino. Un’altra persona che ha creato la sua iniziale fortuna grazie alla vendita del vino è l’imprenditore, autore e speaker statunitense Gary Vaynerchuk. Lui ha iniziato agli inizi degli anni 2000 promuovendo il negozio di vini e liquori del padre tramite le nascenti pubblicità su Google e poi con un canale YouTube chiamato Wine Library. Le tattiche che ha usato all’epoca non sono più attuali, ma i principi di cui parla nel suo podcast e nei suoi libri lo sono eccome. Insomma, di esempi ce ne sono tanti e tocca a te trovarli. Fra Google, YouTube e Instagram, oggi è più semplice che mai.
Questi sono solo due esempi che arrivano dall’estero. Non credo che tu debba concentrare più del 20% delle tue ricerche oltreoceano. Al contempo, però, quel 20% è piuttosto importante perché ti permette di vedere con anticipo in quali direzioni si sta spostando il mercato e di farti trovare pronta quando quelle novità arriveranno anche in Italia.
Comincia col fare
Tutte queste attività richiedono un tuo impegno attivo, certo. Eppure non ti espongono ancora alla paura di essere giudicata dai tuoi conoscenti, al timore di fare le cose male o in maniera imperfetta, ai primi piccoli fallimenti, alla vocina in testa che magari ti dice “non sei ancora pronta, sono tutti più giovani di te, non hai competenze in questo campo, non puoi cambiare lavoro a 40 anni, lascia stare”.
Cominciare quindi col fare. Anche se magari all’inizio ti sembrerà di non essere ancora pronta, adatta o idonea a trattare questi argomenti, tu intanto inizia ad esporti.
- Usa i tuoi canali social preferiti per un appuntamento settimanale in cui commenti un vino di tua scelta (inizierai ad esercitare le tue capacità di copywriting e content marketing).
- Unisciti o crea una piccola community di appassionati di vino dandogli un taglio nuovo e personale.
- Organizza una piccola cena con amici, alla fine della quale ci sarà un’asta per aggiudicarsi dei vini che avrai scelto e che presenterai e venderai tu. La vendita è una delle skills chiave in ogni ambito; prendi confidenza con il binomio vendita e vino in questo modo e annuncia che i profitti della serata saranno devoluti ad un’associazione di tua scelta.
Insomma, sii creativa, ma trova il modo di uscire dalla tua comfort zone e buttarti in questo nuovo mondo.
La verità è che per riuscire in qualsiasi impresa, più o meno grande, dobbiamo imparare ed essere disposte a fallire più spesso di quanto si vince. Perché è solo così che alla fine si arriva alla vittoria.
Fai, ricerca, sbaglia, assimila dalle nuove conoscenze ed esperienze che acquisirai e reitera tutte le volte che ha senso farlo (su questo argomento, leggi il sottotitolo “L’iterazione porta all’innovazione” di questo articolo).
l rischio, se non parti dall’azione, è che ad un certo punto ti ritrovi bloccata un’inutile situazione di analisi-paralisi.
Passa il 50% del tuo tempo a formarti ed informarti e il restante 50% ad eseguire, creare ed esporti. Col tempo questo equilibrio dovrebbe propendere verso un 20% di formazione e consumo e 80% di creazione.
Datti un metodo
Se vuoi davvero fare questa transizione, o almeno darle una chance, dovrai prenderla sul serio.
Trattala come un vero e proprio side business. Quante risorse (economiche, di tempo ed energie) ci dedicherai? In quali momenti della settimana e della giornata ci lavorerai? Come strutturerai il lavoro? Quali tempistiche e obiettivi ti darai? Datti degli appuntamenti e mantienili come faresti col tuo lavoro normale.
Se questo è il tuo sogno, dagli delle specifiche e trasformalo in un obiettivo. Dal cassetto alla tua agenda. Un passo alla volta.
P.s. C’è un ultimo punto estremamente importante riguardo la tua domanda e riguarda il mindset con cui approcciarti a questa nuova sfida. E parte già dalla tua domanda su “come cambiare lavoro a 40 anni“.
Ne parliamo nel prossimo articolo, non dimenticare di iscriverti alla newsletter e al gruppo facebook per essere aggiornata su tutte le ultime novità di Donna In Carriera.
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