Annalisa Monfreda è Direttrice di Donna Moderna, Starbene e TuStyle, autrice di un libro di successo, moglie e mamma di due bimbe. Scopriamo insieme le sue 5 lezioni per avere successo nel lavoro.
“Certi amori non finiscono / Fanno dei giri immensi / E poi ritornano“, cantava così Venditti. E a volte succede lo stesso anche con libri, film o frasi che credevamo di aver dimenticato.
Qualche giorno fa, leggendo il messaggio di una lettrice che mi raccontava del suo sogno di diventare giornalista, mi è tornato in mente un video di Annalisa Monfreda che ho visto per la prima volta nel 2015.
All’epoca vivevo a Modena, lavoravo ancora in Maserati e, guardando il suo TedX, ricordo bene di aver pensato: “Ma perché in Italia non ci sono più donne e blog che parlano in maniera così pratica e concreta dei temi legati al lavoro?“.
(Eh sì, era il periodo in cui iniziavo a pensare all’idea di Donna In Carriera in maniera sempre più insistente :)).
Chi è Annalisa Monfreda?
Annalisa è nata a Bari, ha 41 anni, un diploma in pianoforte, la maturità scientifica e una laurea in Lettere. Per entrare nel mondo del giornalismo ha cercato, trovato e frequentato quello che in un’intervista ha definito come “il master più economico del pianeta“.
Oggi è direttrice di Donna Moderna, Starbene e TuStyle, dopo aver ricoperto lo stesso ruolo in Cosmopolitan e prima ancora in Top Girl (chi si ricorda di Top Girl? :)). È anche autrice del libro “Come se tu non fossi femmina. Appunti per crescere una figlia“.
La sua carriera ha avuto un’impennata quando, a soli 30 anni, l’incontro “fortunato” con un capo tedesco di ampie vedute la mise al comando della rivista Top Girl.
Se però ci limitassimo a riguardare la storia di Annalisa solamente tramite l’occhio miope della fortuna, ci perderemmo tantissime delle lezioni che, nel suo percorso, l’hanno portata dov’è ora.
Dietro al suo successo infatti ci sono anni di studio, preparazione, disciplina (ricordi il diploma in pianoforte?). Anni di lavoro infaticabile, di gavetta e contratti da freelance portati avanti con tenacia, umiltà e un lavoro costante sulla propria autostima. Ma anche sul mantenere un atteggiamento ottimista e positivo.
In poche parole, Annalisa è una gran lavoratrice.
Dopo aver visto quel video (che trovi alla fine dell’articolo), negli anni ho continuato a seguire Annalisa su Instagram apprezzandone lo spirito avventuriero con cui vive le vacanze con la famiglia e il modo semplice e informale con cui apre le porte di casa sua e della sua vita di Direttrice.
Queste sono le cinque lezioni che ha condiviso per avere successo nel lavoro, a cui ho accompagnato cinque consigli su come puoi implementarli nella tua carriera.
Cinque lezioni per avere successo nel lavoro
1. Attenta a ciò che desideri
Il prologo del libro di Annalisa inizia con queste parole: “Lezione numero uno, la più importante: non perdete mai la strada del desiderio“.
Quello dei desideri è un tema a lei caro e non a caso è anche la prima lezione che ha condiviso nel suo intervento: distingui i desideri veri e importanti dai desideri marci.
Che cosa sono i desideri marci? Quelli che adottiamo in automatico dandoli per buoni, che ricerchiamo per dare soddisfazioni ad altri o per avere riconoscimenti sociali.
In questo senso, a volte i no che riceviamo nel nostro percorso sono vere e proprie benedizioni, perché un desiderio marcio che si realizza è una condanna all’infelicità.
Ciak, Azione! Saper distinguere questi due tipi di desideri è a volte più difficile di quanto crediamo, perché negli anni ai desideri autentici aggiungiamo tante sovrastrutture inutili e pesanti. Ogni giorno abbiamo l’agenda piena di appuntamenti, dedichiamo tempo, cura ed attenzione al lavoro, ai colleghi, alla famiglia… E a noi stesse? Lezione numero uno: “non perdere mai la strada del desiderio”. Prendi ogni giorno o settimana un breve appuntamento con te stessa; scrivi su un diario, rifletti con una tazza di tè in mano e lo sguardo perso alla finestra, chiedi ad un’amica di ascoltarti senza giudizio o interruzioni. Insomma, trova un modo per lasciar fuori il caos e ricentrarti. Ti trovi sulla strada dei tuoi desideri più veri? Se la risposta al momento è no, che cosa puoi fare per ritornare su quella carreggiata?
2. Il miglior curriculum sono le idee
Prima di diventare direttrice, Annalisa ha lavorato per 10 anni come freelance (ripeto: dieci anni!). Come lei stessa ha raccontato, all’epoca non aveva un lavoro, né grandi studi o esperienze, eppure riusciva ad attirare l’attenzione e a farsi rispondere un po’ da tutti.
Come? Non chiedendo, ma dando. Non mettendo in primo piano chi lei fosse o cosa volesse, ma quello che poteva fare. Ti ricordi come funziona il principio del do ut des applicato nella giusta maniera? Beh, eccolo qui in azione.
Ora che Annalisa è dall’altra parte, riceve centinaia di email e richieste. E a tutti quelli che la contattano suggerisce sempre la stessa cosa: “Non mandarmi il tuo CV, condividi le tue idee”. Su 100 email che riceve, in media solo cinque rispondono a questa richiesta. Il follow up è un’arma enormemente sottovalutata nel contesto professionale.
Ciak, azione! Come dice Annalisa: “Le idee sono merce rarissima; mettile in campo, esponile, senza avere paura che vengano rubate. Meglio un’idea rubata che un’idea che rimane inespressa“. Sai perché? Perché un’idea rubata è solo questo: una idea rubata. Ma la tua abilità di pensare in maniera innovativa, creativa e fuori dagli schemi non te la può rubare nessuno. Abituati ad allenarla e ad utilizzarla al lavoro, con il capo o i tuoi partner. Ti stai preparando per un colloquio o per proporti ad un nuovo cliente? Sii generosa con le tue idee; quella generosità ti tornerà indietro nei tempi e nel modo più giusto.
Una preziosa collana di diamanti è perfettamente al sicuro in una cassaforte, ma il suo posto dovrebbe essere al collo di una donna per rifletterne la luce.
3. Il maestro è il vicino di scrivania
Quando a 30 anni Annalisa Monfreda si trovò all’estero come direttrice di Top Girl, fu presa da “un panico totale“, uno spaesamento che le lasciava solo due scelte. Poteva scegliere di:
- Bluffare!
- Lasciare fluire il processo di formazione e continuare ad imparare senza temere di perdere autorevolezza.
Alleluia! Indovina un po’ quale strada scelse? I veri leader, in qualunque contesto, sono persone sicure di sé anche nell’incertezza. E non sicure in senso assoluto, ma sicure di avere gli strumenti necessari per trovare le risposte alle domande o alle sfide che si trovano di fronte anche se all’inizio hanno solo dubbi.
In quel caso, Annalisa scelse di “imparare a fare il direttore” affidandosi alla conoscenza e alla preparazione individuale delle singole persone del team.
Ciak, azione! Non c’è modo migliore di far sentire importante una persona che quello di riconoscerne il contributo e il valore delle sue idee. Ovviamente va fatto in maniera genuina e autentica, ma questo è un punto quasi scontato se concordiamo sul fatto che ognuno di noi ha opinioni, prospettive ed esperienze uniche da portare sul tavolo. Come dice Annalisa: è così che nascono luoghi di lavoro splendidi, in cui ognuno sente di dare ogni giorno il proprio contributo.
4. Non sei lì per sbaglio
Nella sua seconda direzione, quella della rivista Geo, Annalisa era diventata mamma e lavorava di continuo, spesso anche 18 ore al giorno.
Finché qualcuno non le fece notare qualcosa: “Sai Annalisa, ho capito perché riesci a creare consenso anche con persone molto senior; tu lavori tantissimo. Lavori quanto loro e anche più di loro“.
Lì però si ferma e fa un’autoanalisi (abitudine preziosissima di cui abbiamo parlato al punto 1). Quel suo continuo lavorare era in realtà una forma di captatio benevolentiae. Un modo per giustificarsi di essere lì, di giustificare la sua presenza, di voler quasi chiedere scusa comportandosi sia come capo che come “ragazzo di bottega”.
Guess what? Quando progredisci nel tuo lavoro devi lasciar andare certi compiti più operativi, devi darti il tempo e lo spazio per pensare. Devi sollevarti dall’operatività per avere una visione più ampia, quella attraverso cui guiderai e motiverai le persone che lavorano per te e con te.
Ciak, azione! La sindrome dell’impostore è molto diffusa, in particolare fra le donne. Quando riconosci quella voce, fermala prima che prenda il sopravvento. Sostituiscila con parole che ti diano forza e incoraggiamento. Comincia con lo smettere di chiedere scusa. Ripeti a te stessa che sei esattamente dove devi essere, che ti meriti quello che hai e che ti sei guadagnata il punto in cui sei arrivata. Il mondo del lavoro può essere competitivo e sfidante già da solo; non mettertici anche tu, impara ad essere la tua più grande cheerleader!
5. Cambia le regole
Arrivata alla terza direzione, quella di Cosmopolitan, Annalisa si ritrova ad essere annoiata. Un atteggiamento che, in retrospettiva, definisce “da irresponsabili”. E non lo fa giudicandosi aspramente (non serve a nulla!), ma facendo un utile esercizio di auto-critica.
In quel momento riteneva che il suo lavoro si limitasse a confezionare un buon giornale. E benché si accorgesse di quanto certi processi fossero anacronistici, si sentiva in un certo senso impotente e deresponsabilizzata. La classica sindrome del “in fondo questo non è compito mio”.
Ad un certo punto si “risveglia” da questo torpore e decide di introdurre il proprio cambiamento. Come?
Rompendo gli automatismi e le gerarchie, pensando fuori dagli schemi costituiti e creando finestre per far respirare la creatività e generare contaminazioni.
Tutto questo con l’obiettivo di valorizzare l’esperienza degli altri e portare a valore la propria inesperienza.
Come dice Annalisa: “Il più grande errore che un giovane può fare non è quello di sbagliare, ma di non osare. Il coraggio di sbagliare è quello che tutti si aspettano da noi”. E anche:
Ti perdonano più facilmente di non aver rispettato le regole che di non aver cercato di cambiarle
Ma soprattutto: se vivi e lavori non facendo mai emergere i tuoi talenti e abilità, potrai mai perdonartelo tu stessa?
Ciak, azione! Qualunque sia il tuo lavoro, la tua seniority o il tuo livello di responsabilità, non temere mai mai mai di prendere in mano la responsabilità della situazione e del cambiamento. Non temere mai di avere un impatto significativo su quello che stai facendo con il tuo lavoro, il tuo contributo e le tue idee. Fai sentire la tua voce. Leggi questo post su Instagram se hai bisogno di una dose di motivazione extra.
6. Una lezione fra le righe…
Quando osserviamo qualcuno come modello da cui prendere ispirazione, anche solo per un periodo o ambito limitato, è importante farlo non solo ascoltando quello che dice in maniera diretta, ma anche leggendo fra le righe.
Quello che emerge da gran parte degli episodi condivisi da Annalisa è la sua capacità di:
- Trovare e farsi guidare da dei mentori in diverse fasi della sua carriera.
- Ricercarne il feedback e lavorare in maniera attiva per implementarlo.
Allora: qual è la lezione che più ti ha colpita fra quelle di Annalisa Monfreda? Quale implementerai nel tuo lavoro questa settimana?
Fammelo sapere nei commenti. Il successo nel lavoro non è appannaggio di pochi, ma di tutti quelli che lo desiderano e lavorano per ottenerlo.
Fra queste puoi esserci anche tu. Forza!
Arli.
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