Negli ultimi anni ho lavorato per grandi aziende e brand globali. Eppure, arrivata all’ultimo anno di corso, ero seriamente convinta di voler abbandonare l’università. Cos’è successo dopo?
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Sai che arrivata all’ultimo esame della laurea triennale ero sul punto di mollare tutto? Sì, ero arrivata al punto in cui l’unica strada percorribile mi sembrava quella di abbandonare l’università.
A scriverlo oggi mi sembra quasi un ricordo estraneo, come se non appartenesse alla mia storia e al mio vissuto. Eppure è proprio così.
Il primo anno, passando dal liceo classico ad Economia, i corsi di matematica e finanza rappresentavano per me un vero scoglio.
Me li sono così lasciati per ultimi, rimandandoli ad ogni appello.
Diritto, economia, gestione d’impresa… Tutti esami che superavo facilmente e brillantemente, mentre continuavo ad evitare l’elefante nel salotto e a nascondere la polvere sotto al tappeto.
Quando è arrivato il momento di affrontarli, l’ansia da prestazione e la sola idea del fallimento mi hanno paralizzata.
Avevo concluso con profitto tutti gli altri esami, tranne quei due. E non perché non li avessi superati, ma perché non li avevo mai nemmeno sostenuti! Nemmeno una volta nel corso di tre anni.
In quel periodo ero sinceramente convinta di voler mollare tutto, lasciare gli studi e andare a lavorare al McDonald’s.
“Tanto nessuno mi assumerà mai, non troverò mai lavoro”.
E no, per tragiche (o tragicomiche) che suonino, all’epoca non c’era un’ombra di ironia in queste parole. Era davvero questo ciò che credevo. Ma soprattutto era davvero così che mi sentivo.
E quella sensazione di inettitudine si rifletteva anche nel modo in cui guardavo me stessa.
Senza nemmeno provarci avevo decretato che non ero capace. Non mi sentivo capace, quindi non lo ero.
Fine della storia.
La svolta prima di abbandonare l’università: una lezione sulle bocciature
Uno dei miei migliori amici mi diede all’epoca un prezioso consiglio di cui mi servo spesso anche oggi. Mi disse:
“Non bocciarti da sola. Fatti bocciare dal professore”.
Io, al contrario, avevo mollato ancor prima di provare. Mi ero bocciata da sola, pur di non permettere che a bocciarmi fosse un giudizio esterno.
Sai che botta irrimediabile per il mio ego di giovane ventenne (sì, ora invece sono ironica -.-“).
Ci è voluto un po’ per sbloccarmi, ma alla fine ho affrontato quella tigre di fumo e ho preso la mia laurea in economia e gestione delle imprese.
Ne ho poi presa una seconda in International Management e, negli ultimi anni, ho lavorato come Manager per alcune delle più grandi aziende e brand riconosciuti a livello globale.
Ironia della sorte, oggi mi occupo di lanciare il brand di un’app di investimenti (con una missione sociale molto forte) e la matematica è a tutti gli effetti parte integrante del mio lavoro nel marketing.
Se oggi sei ferma al tuo “ultimo esame” (qualunque esso sia), voglio ricordarti che questo periodo di stallo è solo temporaneo.
Che non sei in ritardo, ma nel punto esatto della storia in cui c’è per te una lezione da imparare.
E che le difficoltà non accadono tutte a te, ma per te.
Che non esistono percorsi perfettamente lineari, ma che dobbiamo apprezzare gli alti e i bassi del nostro tragitto con la stessa ammirazione con cui guarderemmo ad una maestosa costa frastagliata.
Che puoi permettere al mondo di bocciare le tue idee e iniziative; si chiama ricevere feedback ed è così che si cresce e si evolve.
Ed è così che va per tutti.
Perciò non censurarti, non bloccarti e non bocciarti mai da sola.
Ricorda:
“Il fallimento deve essere il nostro insegnante, non il nostro becchino.
Il fallimento è ritardo, non sconfitta.
È un intoppo temporaneo, non un vicolo cieco.
Il fallimento è qualcosa che possiamo evitare solo non dicendo nulla, non facendo nulla, non essendo nulla”
Tu dì, fai, sii.
Libera di dire, fare, sbagliare.
Crescere.
Arli.
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