Il nostro network professionale può avere un impatto immenso sulla nostra crescita professionale e personale. Vediamo insieme come partire (e perché) per costruire e creare un network di valore.
In teoria sappiamo quanto sia importante curare la nostra rete di contatti. In pratica, però, molto spesso le nostre azioni non sono affatto allineate a questo proposito.
Prendi questa email di una lettrice:
“I tuoi consigli sono super! Diretti, senza frasi fatte e mezzi termini. Tuttavia per me personalmente è difficile applicarli nel mio settore (musica e spettacolo). I colloqui e i curricula spesso addirittura non servono. Mentre la rete di contatti, le persone che frequenti, contano moltissimo. Io sono mamma di due bambini piccoli. Dovermi prendere cura di loro mi ha preso del tempo per dedicarmi a questi contatti, perciò ora mi ritrovo senza ingaggi”
Per avere un riscontro più quantitativo, l’altro giorno ho fatto un sondaggio su Instagram e i risultati parlano piuttosto chiaro:
- Il 76% (quasi 4 su 5) ritiene utile crearsi un network professionale per crescere professionalmente;
- Allo stesso tempo, però, solamente il 37% (nemmeno 2 su 5) riesce a farne una priorità e trovare il tempo per fare ampliare e curare il proprio network.
Che si tratti di ottenere un colloquio, un nuovo lavoro o cliente, oppure lanciare una propria attività, oggi avere una rete di contatti è più importante che mai, in qualunque fase del tuo percorso.
E non è qualcosa di cui possiamo ricordarci solo quando ci serve. È come pretendere di avere l’ombra di un albero sotto cui rinfrescarci quando arriva il caldo, senza aver fatto lo sforzo di piantare il seme e averlo innaffiato durante l’inverno (ok, lo so che un albero non nasce e cresce nel giro di un anno, ma passatemi la metafora :D).
Il nostro network è qualcosa che dobbiamo curare con intenzione, regolarità e integrità nel corso del tempo.
Prima di passare al “come”, voglio offrirti una nuova prospettiva…
Il momento migliore per piantare un albero è vent’anni fa.
Il secondo momento migliore è adessoConfucio
Quanti contatti servono per il mio network professionale?
Tranquilla, non voglio proporti una formula algoritmica per gestire le tue relazioni.
C’è però uno studio interessante di cui voglio parlarti per aiutarti a mettere le cose in prospettiva quando si parla di networking.
Trent’anni fa, l’antropologo Robin Dunbar scoprì una correlazione fra la misura del cervello dei primati (sì, le scimmie) e la dimensione media dei gruppi in cui si trovavano.
Usando la misura media del cervello umano, tentò poi di verificare se la stessa teoria fosse applicabile agli esseri umani. Giunse alla conclusione che la nostra specie ha un limite cognitivo che ci rende possibile mantenere fino ad un massimo di 150 relazioni (secondo la definizione che vedremo a breve).
Oltre questo limite, al di là del quale facciamo fatica a processare informazioni, i rapporti iniziano a deteriorarsi in termini di qualità.
Questo numero è diventato famoso come il “Dunbar’s number”, il numero di Dunbar.
Al di là del numero specifico, però, Dunbar suggerisce un range di relazioni che possiamo gestire in maniera efficace e arricchente a livello cognitivo.
- CINQUE (5): sono le relazioni più intime, il tuo gruppo di supporto. Chi fa parte di questo gruppo ristretto è in genere parte della famiglia o qualcuno che consideri come tuo migliore amico. Persone che senti tutti i giorni o almeno una volta alla settimana.
- QUINDICI (15): sono le persone a cui puoi rivolgerti per ricevere ascolto e supporto quando ne hai bisogno e a cui puoi confidare gran parte di quello che stai affrontando. Le senti almeno una volta al mese, anche solo per aggiornarvi o parlare del più e del meno.
- CINQUANTA (50): è il tuo network più vicino e attivo, il gruppo di persone che chiami “amici”, quelle che inviteresti ad una cena di gruppo. Le vedi abbastanza spesso, ma non così tanto da considerarle parte della sfera di amici intimi.
- CENTOCINQUANTA (150): rappresenta il tuo “personal network”. Quelle persone con cui ti interfacci almeno una volta all’anno, a cui scrivi ogni tanto, che puoi chiamare se ti serve qualcosa, che inviteresti alla festa dei tuoi 50 anni o con cui ti uniresti senza imbarazzo per un drink se dovessi incontrarle per caso in un bar (presente quelle persone di cui ti ricordi quando ti inviano la catena di auguri a Natale? Ecco :)). Il range suggerito da Dunbar per il proprio “network personale” va da 100 per le persone più riservate a 200 per le persone più socievoli ed estroverse.
- FRA I CINQUECENTO (500) E I MILLECINQUECENTO (1500): Se da un lato possiamo avere solo cinque amicizie molto strette ed intime, all’altro estremo possiamo avere fino a 1500 conoscenti, persone di cui ricordiamo il nome ma con cui non si può dire abbiamo un vero e proprio rapporto continuativo o di qualità.
Mentre la numerosità di questi gruppi rimane più o meno stabile, la loro composizione può essere fluida. Per fare un esempio, le 5 persone a te più strette potrebbero non essere le stesse di 5 anni fa, o quelle che avrai fra 5 anni da oggi; possono spostarsi in uno degli altri cerchi, oppure allontanarsene del tutto.
Negli anni diversi studi hanno provato a smontare la teoria Dunbar, altri invece continuano a supportarne la robustezza.
Qualunque sia la verità, le applicazioni pratiche di questa scoperta sono molto interessanti…
“Tu sei la media delle cinque persone con cui spendi più tempo” – Jim Rohn
Va bene, ma in pratica che me ne faccio di ‘sto numero?
Fra LinkedIn, Instagram e Facebook, oggi possiamo avere migliaia di “connessioni”.
Ma se da un lato il numero di connessioni virtuali aumenta, lo stesso non si può dire della qualità e “utilità” di quelle relazioni.
I numeri scoperti da Dunbar, in maniera semplice ed immediata, ci invitano a:
- Riconoscere i nostri limiti “cognitivi”: che siano legate alla misura del cervello come suggerisce Dunbar, oppure no, è indubbio che le relazioni significative richiedono tempo ed impegno, sia a livello mentale che emotivo. È difficile immaginare che tu possa estendere la stessa attenzione, tempo ed energia che dai alla tua più cara amica alle centinaia di persone che consideri solo come conoscenze. Questa consapevolezza è un primo step per scremare e riconoscere quali relazioni contano per noi.
- Fare una review delle relazioni: visti i limiti di cui sopra, dovremmo dare un’occhiata onesta alle nostre relazioni e domandarci se dedichiamo troppo tempo ad alcune e troppo poco ad altre (soprattutto rispetto all’effettivo ritorno emotivo che ne traiamo).
- Agire in maniera coerente e sincera. In alcune relazioni a volte prendiamo strade differenti, o scopriamo diversità che ci allontanano. Eppure la storia, il comfort e la familiarità ci portano a trascinare certi rapporti anche se oggi non sceglieremmo più quelle persone se le incontrassimo per la prima volta.
Due ricercatrici dell’Università di Washington e Stanford, hanno scoperto che la dimensione media dei network delle persone tende a diminuire dopo i sessant’anni. Non perché diminuiscano le occasioni di connessione, ma perché acquisiamo una maggiore consapevolezza della limitatezza del nostro tempo, il che ci rende più selettivi. È un po’ quello che è successo a molti di noi durante e dopo la pandemia.
“Quando invecchi ti rendi conto che dovresti occuparti solo di un 20% delle cose di cui ti preoccupi ora. E che dovresti occuparti molto di più di quel 20% rispetto a quanto stai facendo ora”
Non tutte le relazioni nascono uguali: come costruire il tuo network professionale
Nel creare la tua rete e crescita professionale, non tutte le relazioni hanno lo stesso valore e impatto strategico. Ce ne sono in particolare 3 su cui devi concentrarti per sviluppare un network professionale di valore.
Ok, provo ad immaginare a cosa stai pensando:
- “Non trovo mai tempo per fare networking”
- “Mi vergogno di contattare qualcuno dal nulla”
- “Non ho la più pallida idea di dove partire”
- “Non ho niente da dire o da offrire alle altre persone”
- “Vivo in un paesino in provincia, per me è impossibile”
- “Ho appena finito di studiare, non ho relazioni nel mondo del lavoro”
- “Non conosco nessuno da cui partire”
Se ti rivedi in qualcuna di queste frasi o hai mai avuto pensieri simili, ti invito a iscriverti al percorso di email che trovi qui sotto che ti aiuterà a scardinare alcuni di questi pensieri.
È un percorso totalmente gratuito, senza nulla in vendita alla fine, con cui voglio aiutarti a muovere i primi passi per costruire, rinforzare o tornare in contatto con il tuo network professionale.
Ti aspetto qui sotto, Arli.
Patrizia dice
Grazie. Io ci provo 57 anni sono pazza illusa???
Arli dice
Ciao Patrizia, nooo! Sei invece fantastica e di grande esempio. Questa società che ci mette paletti legati all’etò (ne ho parlato qui) ci ha un po’ stufate.
Non farti dire che a 57 anni sei pazza se vuoi metterti in gioco, ispira invece le persone nel tuo network (per rimanere in tema) a fare lo stesso perché ispirate da te.
Faccio il tifo per te!
Arli.