Per andare avanti, nel lavoro come nella vita, occorre riconoscere quando spingere e quando invece fermare la giostra. E si tratta di un’abilità che tutti possiamo acquisire.
“Ci sono due parole che ti apriranno molte porte: spingere e tirare”
Se c’è una cosa che apprezzo della lingua inglese, è la sua capacità di saper sintetizzare, in poche parole, concetti ben più ampi e complessi. E ci riesce particolarmente bene soprattutto in ambito business ed imprenditoriale.
Due parole inglesi che ne rappresentano un esempio perfetto sono “to push” e “to push back”.
Sono verbi che utilizzo con una certa frequenza nel lavoro di tutti i giorni e, nel farlo, mi sono resa conto che a lungo andare hanno contribuito a modellare non solo un modo di dire… ma ancor di più un modo di FARE!
Ti spiego come, augurandomi che possano accendere una lampadina anche per te e farti andare avanti nel tuo percorso con più sicurezza.
To Push: l’importanza di saper spingere
To push, letteralmente, significa “spingere”.
Ma al di là del significato strettamente letterale, “to push for something” significa impegnarsi con un certo impegno e tenacia per raggiungere un risultato che ci siamo prefissati.
Nel lavoro, possiamo ritenere valido spingere per diverse ragioni:
- Affinché il tuo capo accetti la proposta che gli hai fatto per un nuovo progetto.
- Perché il tuo fornitore cancelli un grosso costo in una fattura per un ordine arrivato in ritardo.
- Per incentivare l’agenzia o il freelance che hai pagato per un servizio a ripresentarti un lavoro migliore di quello che hai ricevuto.
Sapere quando e come spingere, ma soprattutto non avere il timore di farlo, è una dote davvero importante. Che sia nel lavoro, nel business e nella vita.
E si può allenare col tempo. Puoi iniziare “facendo push” (spingendo) su cose più piccole e marginali, che ti daranno però nel tempo la sicurezza di farlo anche con quelle più grandi.
To Push back: l’importanza di saper respingere
To push back significa “mandare indietro”, “respingere”.
Se nel fare push sei tu che spingi e sposti il tuo obiettivo sempre più avanti, nel push back reagisci invece ad uno stimolo che ti arriva dall’esterno e che non sei disposta ad accogliere o accettare.
Qualche esempio di casi in cui vale la pena fare push back:
- Nei confronti di un’idea che, nonostante arrivi da qualcuno più alto di te nella gerarchia aziendale, senti che non è un’opzione valida. Che sia per esperienza, numeri o intuito.
- Ad una richiesta da parte di un capo o del collega. Perché sai che, carica di lavoro come sei, se dici un altro sì ne risentirà la qualità di tutto il tuo operato.
- Di fronte a delle condizioni contrattuali che sai già non ti porteranno i risultati a cui ambisci; rimandando quindi la palla al mittente e alzando la posta della tua richiesta.
In tutto questi casi, possiamo scegliere di respingere un’idea, una richiesta o un’offerta in modo cortese, ma deciso.
Perché se vogliamo spingere sulle cose a cui teniamo davvero e che vogliamo ardentemente raggiungere, come potremo mai riuscirci se non abbiamo il carattere e l’abitudine di respingere tutte quelle che ci rallentano, ci portano fuori strada o ci affossano?
E se vogliamo comunicare maggiore competenza ed assertività, come potremo mai riuscirci, se non ci dimostriamo determinati verso i nostri obiettivi?
Prima di tutto a noi stessi e poi anche agli altri.
Per usare le parole di Steve Jobs:
“Le persone credono che il focus significhi dire di sì alle cose su cui devi concentrarti. Ma questo non è affatto ciò che vuol dire. Significa dire di no alle centinaia di altre buone idee che ci sono lì fuori. Devi scegliere con attenzione. Io sono altrettanto fiero delle cose che non ho fatto che di quelle che ho fatto. L’innovazione è essere capaci di dire no a 1.000 cose”.
Che sia in ambito tecnologico o personale, l’innovazione e il progresso ci richiedono di respingere quelle 1.000 cose che tolgono focus e di spingere su quelle poche cose su cui è importante rimanere totalmente concentrati.
C’è un tempo per spingere e uno per respingere.
To push and to push back. È incredibile quanto lontano si possa arrivare in questa continua danza dinamica.
Avanti tutta!
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