Lavorare in una start-up ti insegna a pensare e ad agire in modo estremamente rapido e reattivo, ma non solo! In questo articolo ti svelo 3 lezioni che ho appreso nei primi 3 mesi di lavoro in una start-up e come puoi applicarli al tuo lavoro.
Come saprai se hai letto questa Cronaca di Arli, a metà del 2019 ho lasciato la mia posizione in una multinazionale per buttarmi nell’avventura di lavorare in una start-up.
Ho sempre saputo di voler fare quest’esperienza nei miei anni di lavoro a Londra, perché ero piuttosto sicura che mi avrebbe insegnato tutto un nuovo set di competenze.
Avendo lavorato con tantissime start-up durante i miei anni in Google, questo lo sapevo bene in teoria, ma la pratica è stata tutta un’altra storia!
Il primo impatto è stato al contempo spaventoso ed eccitante. Quel mix di sensazioni che, nonostante i dubbi e le paure, ti fa capire di essere uscita da una zona confortevole per entrare in un’altra ricca di esperienze ed insegnamenti. In pochissimo tempo ho adottato un nuovo mindset. Un’agilità di pensiero, azione ed adattamento che il tranquillo e sicuro mondo corporate non allena assolutamente allo stesso modo.
Ecco tre lezioni che ho imparato nei primi 3 mesi di questa nuova avventura. Per ciascuna ti offro un piccolo tip (suggerimento) su come puoi adattare questa forma mentis al tuo caso specifico.
Perché, come insisto spesso, non importa dove tu lavori. Ricorda sempre che tu lavori per te stessa e che la tua carriera è la tua start-up.
Per molte persone vent’anni di esperienza corrispondono ad un anno di esperienza ripetuto venti volte
Crea un (finto) senso d’urgenza
Ti ho raccontato in questo articolo cosa mi piace della lingua inglese facendoti l’esempio delle parole “push” e “push back”.
Il “sense of urgency”, senso d’urgenza, è un’altra espressione inglese che apprezzo molto e che ben rappresenta la spinta a voler crescere, a fare in modo che le idee si trasformino in realtà e che il tutto accada in tempi rapidi. Rapidissimi.
Quando ti trovi a lavorare in una start-up questo senso di urgenza va a doppia velocità. Gli obiettivi da chiudere, gli esperimenti da testare, i piccoli e ripetuti “fallimenti” da cui ripartire, i target da raggiungere prima del nuovo incontro con gli investitori… Tutto ti spinge all’esecuzione.
Se in una grande azienda si può a volte andare a 50km/h perché quello che fai ha un impatto tutto sommato marginale sul successo dell’azienda stessa, in una start-up quel successo -e ancor prima la sua sopravvivenza- si costruisce giorno per giorno.
Tip: Il senso d’urgenza può diventare pericoloso e persino dannoso se non viene utilizzato con riguardo e criterio. Perché non tutto può essere urgente. Non tutto può essere fatto subito o essere pronto per ieri. Al contempo, però, impara a lavorare con velocità e senza un inutile perfezionismo su quei 1 o 2 progetti che sono in cima alla lista delle priorità e ti accorgerai presto di quanto sarai diventata estremamente efficiente e scattante. Come fare? Parti dalle piccole cose. Qual è l’attività prioritaria nella tua to do list giornaliera o settimanale? Attaccala subito e fallo con sense of urgency. Datti una deadline e rispettala, costi quel che costi. Trattala come se fosse questione di… lavoro o licenziamento 😀 Abituati a fare questi sprint quando non sono realmente necessari e diventerà per te un gioco da ragazzi gestire situazioni di reale urgenza. Ti renderà molto più’ rapida nel pensiero e nell’esecuzione e più flessibile e resiliente nei momenti di forte cambiamento e velocità.
Lavorare in una start-up è tutta questione di accountability
Uno degli aspetti più differenzianti del lavorare in una start-up è sicuramente legato ai risultati e all’impatto che il nostro lavoro produce. È un concetto che potremmo riassumere nella parola inglese accountability, quel senso di responsabilità che sentiamo quando qualcosa è affidato direttamente a noi e il suo esito associato strettamente al nostro operato.
Per farti un esempio visivo delle differenze, immagina i due scenari in questo modo:
- La grande azienda è una enorme quercia centenaria. Quando entri a lavorarci, generalmente ti devi occupare di una foglia, o magari un nuovo ramo. Ma la rete di quel fogliame è in ogni caso così fitta che difficilmente il tuo lavoro cambierà realmente la fisionomia dell’albero stesso.
- In una start-up, dell’albero c’è solo l’idea. Sei tu, insieme al resto del team, a doverti occupare di piantare i semi, di accertarti che il terreno sia fertile e adatto alla crescita delle prime piantine. Devi fare in modo che quel timido e delicato fuscello appena nato non venga strappato via dal vento, ma possa invece diventare un tronco robusto sotto le cui fronde le persone (= i clienti) possano trovare un beneficio.
Ok, chiudiamo qui la metafora agricola. Questo parallelo che cosa esemplifica?
Il fatto che in un’azienda di grandi dimensioni, soprattutto se manca un metodo efficace di misurazione dei contributi, è piuttosto facile mascherare il proprio operato in mezzo a quello delle tante altre “foglie”, se non addirittura attribuire loro la causa di un insuccesso (il famoso fenomeno dello scarica-barile). In una start-up, invece, ogni tua azione e i suoi risultati sono alla luce del sole. Facilmente tracciabili e misurabili.
Il più delle volte, inoltre, non puoi aspettare di sentirti dire cosa devi fare, ma devi al contrario essere tu a dare direzione al tuo lavoro e al tuo ruolo, contribuendo con le tue idee e la loro esecuzione ad accelerare l’intero passo della nascente azienda. Per questo, in genere, nelle start-up sono molto ricercate persone con un forte spirito imprenditoriale. Spirito che, non mi stancherò mai di ripeterlo, dovremmo allenare tutti.
Tip: Che tu sia in una grande o piccola azienda, fai tuo il concetto di accountability. Non limitarti al compitino che ti viene dato, ma ricerca sfide più ampie. Molto spesso ci lamentiamo del lavoro o della situazione in cui siamo, ma cosa facciamo per cambiarla? Approfitta degli One-To-One con il tuo capo per esprimere il tuo desiderio di volerti lanciare in qualche nuovo ambito o imparare una nuova competenza. Se non trovi il suo supporto, datti delle sfide personali a cadenza mensile o trimestrale e portale a termine. Fallo per te stessa, per l’esperienza che puoi guadagnare, per la tua etica lavorativa. Sentire la responsabilità, la bellezza e l’impatto del creare qualcosa grazie al tuo contributo non ha eguali. E se il lavoro che svolgi o l’ambiente in cui ti trovi non ti piacciono, è un ottimo primo passo per iniziare a guardare all’esterno, cominciando però a migliorarti dall’interno.
Non accettare mai la prima risposta o proposta che ricevi
Qualche esempio di questa regola?
- Finché non ti viene detto un esplicito “no”, non considerare nessun silenzio come un rifiuto, perché quel silenzio potrebbe trasformarsi in una grandiosa opportunità.
- Se un’agenzia ti propone una certa tattica, fai tutte le domande che ti servono per comprendere il perché di quell’azione e rifletti su come si inserirebbe nella strategia più ampia.
- Se un nuovo partner ti fa una proposta, indaga in maniera approfondita l’offerta e non sbilanciarti finché non hai tutti gli elementi per decidere.
Non temere di fare domande. Di analizzare. Di rompere le scatole per portare a casa l’obiettivo.
Esamina, discrimina, discerni.
Questa è una regola che dovrebbe valere sempre, ma è facile dimenticarsene in un contesto in cui le risorse sono abbondanti e le iniziative e procedure sono già fortemente standardizzate.
Quando però iniziamo a lavorare con il pilota automatico attivato, perdiamo il nostro vantaggio competitivo. Perdiamo l’opportunità di scavare a fondo nelle cose, di arrivare in quel punto che riserva i tesori e gli insegnamenti più importanti.
Nel lavoro come nella vita, non accontentarti di muoverti sulla superficie delle cose.
Tip: adottare questo tipo di mentalità ti permetterà di spiccare e introdurre elementi di novità. Soprattutto in una grande azienda, in cui alla lunga si tende ad una pericolosa omologazione di comportamento e modo di pensare. Certo, il rischio è che sarai vista come un elemento di rottura, una variabile impazzita che mette in discussione il modo di fare degli altri. Fallo quindi in maniera smart, ma non lasciarti inibire da timori o paure.
Perché ricorda: se ti limiti a seguire delle procedure, il tuo lavoro lo può fare chiunque. E se il tuo lavoro può farlo chiunque, chiunque ti può rimpiazzare da un momento all’altro.
Fino a prova contraria, viviamo una volta sola. Ed è troppo poco per non vivere esprimendo al massimo il nostro potenziale.
Forza!
Arli.
Emilia Cortesi dice
Ciao!
Come si fa a trovare lavoro presso qualche startup??
Arli dice
Ciao Emilia, dipende un po’ dal tuo punto di partenza ed esperienze. Se vuoi condividere qualche dettaglio o domanda più specifica sarò felice di darti qualche spunto. Grazie, Arli.