9 domande da fare (e una da evitare assolutamente) alla fine del colloquio di lavoro per aumentare le tue chance di essere assunta e trovare il lavoro giusto per te.
Ci sono domande, ai primi appuntamenti, per cui se stessimo più attente alla risposta prima, ci eviteremmo non pochi grattacapi dopo.
Esempio: accetti il suo invito a cena, è il primo appuntamento.
Lui passa a prenderti con la macchina tirata a lucido per l’occasione.
Tu sali con indosso il tuo vestito preferito e 5 gocce di Chanel.
Lui ti guarda incantato.
Tu rispondi sorridendo.
Tutto sembra promettere benissimo, quando tu ammaliante domandi: “Allora, dove si va?”.
E lui di tutta risposta replica: “Mah… non lo so. Scegli tu, per me è uguale”.
[Rose sulla balaustra della nave getta in mare il brillocco dell’Oceano, parte la colonna sonora con
Celine Dion che canta “My heart will go on”, titoli di coda, cala il sipario]
Un momento simile, per desolazione e livello di imbarazzo, si presenta spesso a fine colloquio di lavoro. Quando a domanda del selezionatore “Ha domande da pormi?” la sequenza di risposte da parte dell’intervistato somiglia più o meno a questa:
-Ehm… [sorriso teso]
-Mmm… [espressione imbarazzata]
-Vediamo… [rossore sulle guance livello Heidi quando le sorridono i monti]
-Mah, io sto bene così, grazie, magari un caffè ^^ [ouch, risposta sbagliata!]
Prima regola: Domandare è lecito (e anche dovuto)
Se fino a quel punto il tuo colloquio di lavoro è andato bene, perché perdere punti sul finale? Il recruiter ti valuterà non solo per le risposte che dai, ma anche per le domande che fai.
Pensa a questa occasione come ad una sorta di market-place in cui domanda (azienda) e offerta (candidato) si incontrano per valutare se un accordo profittevole per entrambe le parti può essere siglato.
Ricorda che non sei l’unica a dover essere selezionata, sfrutta l’occasione per capire a tua volta se l’azienda che ti sta valutando fanno al caso tuo. Stai facendo un investimento sul tuo futuro, e come per ogni buon investimento è bene raccogliere quante più informazioni possibili.
Seconda regola: cosa chiedere a chi
Nelle grandi aziende specialmente, è prassi che la selezione avvenga in più fasi, in cui sarai a
colloquio via via con diverse persone.
Chiedere al responsabile delle risorse umane come si svolge una giornata-tipo all’interno dell’ufficio acquisti per cui ti stai candidando (in cui evidentemente lui non lavora), o domandare al dirigente/manager del colloquio tecnico entro quando devi inviare i documenti che ti hanno chiesto al telefono, non sono proprio un ottimo esempio di domande pertinenti da fine colloquio di lavoro.
Qui l’espressione “purché si domandi” non vale. Al momento di esporre i tuoi quesiti, quindi, tieni sì conto di quel che vuoi chiedere, ma valuta bene anche a chi chiederlo.
Per capire che una risposta è sbagliata non occorre una intelligenza eccezionale, ma per capire che è sbagliata una domanda ci vuole una mente creativa
Terza regola (la più importante): concentrati sui loro bisogni
Qualunque domanda tu ponga, ricorda di mettere al centro dell’attenzione sempre i bisogni e le necessità del potenziale datore di lavoro. Sempre. E’ questo ciò che ti farà ottenere il posto di lavoro.
Ti propongo ora una serie di possibili domande da poter fare alla fine di un colloquio di lavoro. Domande che non solo ti daranno un’aria interessata e interessante agli occhi di chi ti sta selezionando, ma che ti serviranno anche ad avere un quadro più completo di quello che potrebbe essere il tuo futuro lavoro. Un aspetto molto importante e a volte tenuto poco in considerazione nella ricerca del lavoro.
Pensa a quelle che meglio si adattano al tuo caso e all’azienda in cui vorresti essere inserita e preparatene 4-5 da tirar fuori al momento opportuno. Ti sembrano tante? Non è detto che tu debba farle tutte.
Considera però che ad alcune di queste potrebbe rispondere il selezionatore già nel corso del colloquio, meglio non rimanerne a corto.
1) Quali sono le attività di una giornata tipo in questo lavoro?
Gli annunci lavorativi non brillano in genere per esaustività, il colloquio diventa quindi il momento ideale per chiarirti quali siano effettivamente le attività che andrai a svolgere giornalmente nel lavoro.
Se quanto ti è stato detto all’inizio non ti ha offerto una panoramica completa o ti è sembrato un po’ fumoso, non avere timore di chiedere delucidazioni alla fine. Questa domanda è un buon modo di riprendere l’argomento.
-Che lavoro fai?
-Exotic fruits beach manager.
-Cioè?
-Omino del cocco bello
-Ah.
2) Quali sono le caratteristiche richieste per questo ruolo e le aspettative verso la persona scelta?
La risposta ti aiuterà a comprendere che cosa davvero l’azienda sta cercando. Capirai se sei già in possesso delle necessarie competenze o dovrai formarti per allinearti, e se il lavoro può fare o meno al caso tuo.
Se ad esempio la disponibilità agli straordinari è un punto importante e tu hai impegni familiari che ti impediscono di garantire questa flessibilità, di certo dovrai quanto meno farti alcuni calcoli.
Ti metterà inoltre in buona luce, perché comunicherai all’azienda di essere interessata alle loro esigenze.
3) Com’è evoluta questa posizione da quando è stata creata? / Chi occupava prima questo ruolo?
Se nell’ultimo anno per quello stesso ruolo si sono succedute 3 stagiste e tu sei alla ricerca di un percorso di carriera più ambizioso e strutturato, questa domanda può farti risparmiare molto tempo.
Se anche sei alle prime armi e interessata a fare esperienza all’interno di quella realtà, l’informazione ti sarà comunque utile per sapere cosa aspettarti e muoverti di conseguenza. Ad esempio iniziando a cercare un nuovo lavoro in anticipo, se sai che non sono previste assunzioni.
4) Da quante persone è composto il team di lavoro?
Questa è la domanda apripista per capire non solo com’è composto l’ufficio in cui potresti finire a lavorare, ma anche (se sei brava a gestire le successive domande) a intuire qualcosa di più sull’atmosfera che lì
dentro si respira. Aspetto piuttosto importante visto che ci passerai almeno 8 ore al giorno della tua vita.
Se il contesto te lo consente, puoi anche spingerti a chiedere se durante il processo di selezione avrai modo di conoscere alcune delle persone che lavorano nel tuo potenziale ufficio.
Ho fatto questa domanda al mio ultimo colloquio di lavoro in Italia (per cui sono stata poi scelta), prima di trasferirmi a Londra. Sapere che nel team c’erano diverse persone di nazionalità estera ha di molto contribuito alla mia decisione di accettare l’offerta.
5) Che tipo di formazione offrite?
La cosa peggiore che possa capitare ad una persona interessata a far carriera è rimanere impantanata in una posizione morta, che non offre possibilità di crescita o formazione. Onde evitarlo, chiedi tutto sin dall’inizio.
Se l’azienda prevede programmi di crescita, non avrà problemi a risponderti. Se la risposta è vaga o tentennante, avrai comunque ricevuto un prezioso feedback su cui riflettere.
6) Qual è la priorità aziendale/il piano per il futuro/l’obiettivo legato al prossimo periodo?
La domanda è volutamente vaga, quello che andrai effettivamente a chiedere dipenderà dai risultati delle ricerche che avrai fatto precedentemente.
Una domanda simile ti permette di comprendere qual è la direzione che sta prendendo l’azienda e ti darà l’aria di una persona interessata al quadro complessivo. Non solo a quello che dovrà fare ogni giorno dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18.
Mi raccomando, fare i compiti prima è essenziale. Se chiedi qualcosa la cui risposta si trova anche sull’ultimo numero di Cioè (“il mio ragazzo l’altro giorno mi ha dato la mano mentre andavamo in centro a comprare il gelato, è possibile che sia rimasta incinta?”), beh la cosa può trasformarmi in un boomerang.
7) Ha qualche esitazione riguardo la mia candidatura?
Colpo di scena; come prendere in contropiede il responsabile delle risorse umane.
La domanda dimostra un atteggiamento aperto ai feedback e incline al miglioramento. Non solo, ti consente anche di comprendere quali potrebbero essere i punti deboli percepiti dalle aziende riguardo il tuo profilo. E ti permette quindi di risolvere possibili malintesi sul nascere sulla tua reale preparazione.
8) E’ da molto che lavora qui? Come si trova?
Questa è una domanda jolly da giocarti con l’interlocutore nei momenti di intermezzo (ad esempio mentre vi avviate verso l’uscita).
Non solo ti servirà ad evitare silenzi imbarazzanti e a creare sintonia con il selezionatore, ma ti darà anche un utile insight sul grado di soddisfazione delle persone che già lavorano in quell’azienda.
Qui quello che si esprime vale più di quello che viene detto verbalmente. Ci mette molto a rispondere, si lascia scappare un sorrisetto sarcastico o un poco convinto “si dai, bene”? Attenzione.
9) Qual è il prossimo step?
La domanda è importante per sapere cosa aspettarti una volta uscita dal colloquio (ti contatteranno loro sia in caso di esito positivo che negativo? entro quando puoi aspettarti una risposta? devi inviare qualche documento? etc).
Una volta concluso ricordati di ringraziare il selezionatore del suo tempo e di rinnovare il tuo interesse per la posizione o l’azienda. Personalmente consiglio di farlo anche inviando un’e-mail 24 ore dopo il colloquio.
La cosa potrebbe distinguerti e metterti in luce rispetto agli altri candidati.
+1: la domanda da evitare al colloquio di lavoro
Chiederlo o non chiederlo al primo colloquio di lavoro? La mia risposta è no.
Parliamo della classica domanda “E lo stipendio a quanto ammonta?”.
Nonostante sia tuo sacrosanto diritto conoscere termini e condizioni della retribuzione, eviterei di parlarne ai primi colloqui e, in generale, prima che l’argomento venga introdotto dal selezionatore.
Tranquilla, se verrai scelta fra la rosa di candidati avrai tutto il tempo di discutere degll’aspetto economico e magari negoziare il tuo stipendio.
In ultimo una raccomandazione (no, non quella che pensi): non essere timorosa.
Prima del colloquio fai le tue ricerche, quando avrai di fronte il selezionatore rimani calma e lucida e fai tutte le domande che reputi opportune. Non solo alla fine, ma anche durante.
Ne uscirai con tutte le informazioni e avendo trasmesso l’aria di chi sa il fatto suo.
P.s. Se al primo appuntamento, a domanda “dove andiamo?” lui risponde “Non so, scegli tu, per me è uguale”, figurati quando gli chiederai in che direzione va la vostra relazione.
Il candidato non è proprio da scartare, ma richiede ulteriori valutazioni 😉
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