Come affrontare un colloquio di lavoro con calma e sicurezza? È facile se segui questi principi (10 esempi di domande e risposte incluse).
Ricordo ancora il nervosismo e l’agitazione dei miei primi colloqui, o di colloqui particolarmente importanti venuti dopo.
Col senno di poi sento di aver centrato tutti i colloqui per i lavori che ho desiderato e hanno fatto la differenza nel mio cammino (fra cui Furla, Maserati e Google). Eppure… chi può dire quante opportunità altrettanto fantastiche magari ho perso perché non ho saputo presentarmi al meglio?
All’inizio del mio percorso, come tutti, non avevo idea di come affrontare un colloquio di lavoro e tutte le indicazioni che trovano online erano vaghe o fuffose. Dopo aver fatto decine e decine di colloqui come candidata e altrettanti come hiring manager dall’altro lato del tavolo, oggi affronto ogni colloquio con grande calma, curiosità e un senso di excitement.
Certo, una piccola parte di quel mix di emozioni rimane sempre, ma non mi preoccupa più; mi fa piuttosto da sprone per performare al meglio.
Questo perché ho acquisito un metodo e una sicurezza che mi permettono di prepararmi al meglio in breve tempo, di trattare ogni colloquio come una conversazione bilaterale e di offrire una panoramica chiara e completa di ciò che posso offrire (e viceversa).
Ovunque tu ti trovi ora in quella linea continua fra l’ansia e la calma, il nervosismo e la sicurezza, vorrei trasmetterti che vivere i colloqui come occasione di crescita e consapevolezza è più che possibile…
Come affrontare un colloquio di lavoro: cambia punto di vista
Ti svelo un segreto: ogni volta che arrivi ad un colloquio, che sia di persona o tramite call, l’HR o hiring manager che è lì a fare le domande desidera con tutto il cuore che tu sia la candidata vincente…
Soprattutto negli ultimi due anni ho visionato centinaia di curricula, fatto decine di colloqui al mese e selezionato diversi candidati per l’azienda in cui ho lavorato.
Avendo assunto una Chief of Staff solo di recente, senza il filtro HR che avevo nelle grandi aziende mi sono resa pienamente conto di quale investimento richieda il processo di selezione da inizio a fine.
Investimento in termini di tempo, di soldi, di rischio (quello di assumere la persona “sbagliata” a livello di skill, cultura e contributo per l’azienda e il team).
Ogni volta che mi preparavo per intervistare un potenziale candidato, la cosa a cui pensavo era: “Fai che sia quello giusto così posso togliere i colloqui per questo ruolo dalla to do list”.
Ogni volta che ti approcci ad un colloquio, quindi, parti da questa consapevolezza: chi ti sta intervistando sogna che tu sia la risposta ai suoi bisogni.
Il tuo compito rimane quello di mostrare il come e il perché. Ecco cinque punti da cui partire.
1. Preparazione e ricerca
Preparazione e ricerca non sono due sinonimi. Si riferiscono a due ambiti ben precisi:
- Preparazione: qui guardiamo più ai fattori interni. Hai chiari quali sono i tuoi punti di forza? Quali sono le tappe più significative del tuo percorso, quali lezioni e competenze ti hanno lasciato? Ti sono chiare la tua narrativa professionale e le tue motivazioni intrinseche? Il punto è questo: è difficile vendere qualcosa se prima non ne abbiamo distillato le caratteristiche principali e differenzianti. Vale lo stesso quando in un colloquio il prodotto in vendita mettiamo le nostre competenze e modo di essere e lavorare (contano entrambi).
- Ricerca: in questo caso guardiamo di più ai fattori esterni. Non c’è leva più forte in un colloquio che mostrare di aver compreso i bisogni e le necessità della persona che ti sta intervistando per quel ruolo. Personalmente uso una checklist definita per assicurarmi di arrivare (in poco tempo) più preparata che posso al colloquio. Due strumenti (e prima ancora attitudini) da cui partire:
– Google per fare una ricerca sull’azienda stessa, lo scenario competitivo, leggere o guardare interviste del leadership team, osservare i canali social per capire che tipo di strategie e tono di voce utilizzi, quali sono le priorità su cui è concentrata.
– LinkedIn per dare un’occhiata al percorso e al tipo di post di chi già ci lavora. E contattare attuali o ex dipendenti per avere più dritte e indicazioni da parte di insiders.
Nel corso in arrivo in autunno vedremo nel dettaglio come utilizzare queste strategie, inclusi i template e i messaggi per fare un outreach efficace alle persone con cui vogliamo connetterci.
2. Il 50% del colloquio si decide prima del colloquio stesso
Prima di un colloquio, si parte in genere da due diverse posizioni:
- Alte aspettative: “Wow, l’esperienza di questa candidata sembra perfetta per questo ruolo!”
- Aspettative nella media: “Non sono molto sicura, ma proviamo a farle un colloquio”
Da lì ci sono tre scenari possibili:
- Eccedi o confermi le alte aspettative
- Lasci un’impressione neutra e indecisa. Il classico “le faremo sapere…”, in cui chi è dall’altra parte non sente la fretta o l’urgenza di farti firmare il contratto e toglierti dal mercato prima che ci pensi un competitor. È l’equivalente del “ci stiamo frequentando, vediamo come va” (...con la tua amica con cui uscirò domani sera).
- Il tuo profilo è un chiaro “NO” a lettere cubitali. Questo può succedere perché semplicemente non c’è un fit fra te e l’azienda (e va benissimo così, qualcosa di meglio ti sta aspettando). Oppure perché non ti sei preparata o presentata al meglio. Quest’ultimo caso è tua responsabilità e, in quanto tale, sotto il tuo controllo…
Alcune cose a cui prestare attenzione?
- La preparazione e ricerca viste prima sono fondamentali e possono fare una differenza enorme nel distinguerti dagli altri candidati. Se non hai ancora molta esperienza, questa è l’area in cui puoi brillare. Non sai quante volte mi è capitato, anche con figure senior, di partire con aspettative altissime che venivano deluse per una mancanza di preparazione. Umiltà e studio sono importanti ad ogni livello.
- Il modo in cui presenti il tuo personal brand professionale nel curriculum o nel profilo LinkedIn fa da priming* per il selezionatore e ti incasella già in una delle due categorie (alte o medie aspettative).
*Priming: un effetto psicologico per il quale l’esposizione a uno stimolo influenza la risposta a stimoli successivi.
- Ci sono domande standard da colloquio che puoi aspettarti quasi sempre. Se i colloqui ti rendono un po’ nervosa, preparati a rispondere a queste domande tipo e ripetile ad alta voce da sola a casa. Non certo perché tu debba impararle a memoria (as-so-lu-ta-men-te no), ma perché ti aiuteranno a rifinire la tua narrativa, a parlare con scioltezza di esperienze o esempi concreti e ad evitare di divagare.
È vero che non esistono risposte sbagliate, ma qualunque risposta, se espressa in maniera confusa, non specifica o presa alla larga, difficilmente farà brillare la tua esperienza. O metterà in luce le tue abilità comunicative.
Abilità che possiamo sempre affinare e migliorare.
Come dicono gli inglesi “Practice makes perfect“.
3. Individua le domande sotterranee
Ricordo bene il mio secondo colloquio in Maserati. Ad un certo punto il selezionatore mi fece una domanda che mi lasciò letteralmente senza parole per i successivi 30 secondi almeno.
Mi chiese: “Qual è la cosa più strana che hai mai fatto?”
Per prendere tempo, tutto ciò che riuscii a blaterare fu: “Uhm… Beh… Che domanda interessante… [Me che caspita di domanda è?!] Allora, vediamo… Hehe, non è facile… Maaa… In che senso strana?”**
Insomma, un piccolo disastro 😀
**Vuoi sapere qual era la domanda sotterranea di “Dimmi la cosa più strana che hai fatto?”. Te lo racconto nel contenuto gratuito che puoi scaricare dal form qui sotto.
Il che ci porta a quello che è uno dei più importanti consigli quando si parla di tipiche domande da colloquio. Ovvero cerca sempre di individuare qual è la reale domanda del selezionatore. Quella che io chiamo…
La domanda sotterranea.
Una cosa da sapere è che molto spesso, soprattutto nelle grandi aziende, la serie di domande che ci vengono poste sono direttamente collegate a dei parametri precisi (non più di 4-5) sulla base dei quali il selezionatore ci sta intervistando. E che sono spesso connessi alla cultura aziendale (in Google sono quattro).
Per intenderci:
- Chiederti dove ti vedi fra 3 anni è un modo per testare la consapevolezza che hai di te come professionista, e assicurarsi che tu abbia le idee mediamente chiare sul percorso che vuoi fare. La possibile domanda sotterranea è: il ruolo per cui ti stai candidando è davvero quello che vuoi? Non è che fra sei mesi cambi idea e dobbiamo ricominciare la ricerca?
- Chiederti come reagisci ad un feedback negativo è un modo per scoprire qualcosa di più di te come persona e team player. La possibile domanda sotterranea è: hai il tipo di personalità che può integrarsi bene all’interno del nostro team e cultura aziendale?
- Chiederti perché vuoi lavorare in quell’azienda è un modo per sondare le tue motivazioni, ma anche per comprendere se hai fatto i compiti a casa e quanto davvero vuoi quel ruolo e non solo uno stipendio. La possibile domanda sotterranea è: conosci la nostra azienda e ti interessiamo proprio noi, oppure ti interessa semplicemente avere uno stipendio?
Per cui, ogni volta che un selezionatore ti fa una domanda, cerca di andare oltre.
Domandati: “Qual è la vera domanda che mi stanno facendo? Qual è la domanda sotterranea? Qual è il bisogno, il dubbio o la necessità a cui devo realmente rispondere?”
Un colloquio è una serie di domande fra un intervistatore e un candidato, ma è anche una conversazione fra due esseri umani.
Per cui non focalizzarti solamente sul contenuto, i tecnicismi o le esperienze. Metti in conto anche le emozioni chiamate in causa.
C’è una crepa in ogni cosa. È da lì che entra la luce.
Bonus Point: Positività ed entusiasmo (energia)
Ultimo ma non ultimo, è il punto riguardante l’energia che porti nella stanza (fisica o virtuale) quando fai un colloquio.
Ehi, pensa a quando hai un appuntamento con qualcuno.
Scena A: la persona si presenta e sembra sia lì a farti un favore. Ha uno sguardo spento, un tono di voce monotono, risponde senza trasporto, convinzione o energia.
Scena B: la persona arriva, sorride, ti dà una stretta di mano decisa ma accogliente. Ti chiede come stai, ti guarda negli occhi, ascolta con attenzione le tue domande e risponde in maniera energica e puntuale. Se necessario, interviene per fare domande a sua volta, facendo somigliare il colloquio ad una piacevole conversazione fra due parti che si stanno valutando a vicenda.
Noi tutti vogliamo essere circondati di persone energiche, ottimiste ed entusiaste (non tutto il tempo, certo, nessuno si aspetta di lavorare con un automa della positività).
Candidati che rientrano nella scena A sono molto più frequenti di quanto credi. Non è connesso al quoziente intellettivo, la preparazione o le competenze di una persona, ma alla sua intelligenza sociale.***
***L’intelligenza sociale è la capacità di relazionarsi con gli altri in maniera efficiente, costruttiva, piacevole e socialmente compatibile.
Trasmettere queste emozioni positive è molto più semplice quando arriviamo al colloquio preparate, tranquille, sicure di noi.
Per aiutarti, ho messo insieme le 10 domande da colloquio più frequenti. È un documento di grande valore che sono certa cambierà di molto il modo in cui ti approcci ai colloqui. Puoi scaricare gratuitamente dal form qui sotto.
Arli.
Sabrina dice
Post interessante, esauriente e di ampia veduta.
Suggerimenti che trovo ottimali anche in caso di colloquio con un cliente oltre che con un responsabile delle RU.
È importante valutare l’aspetto comportamentale ed emotivo di chi “sta dall’altra parte del tavolo”. Di chi pone le domande. Grazie.
Arli dice
Ciao Sabrina,
Grazie tante, mi fa davvero piacere ti sia stato utile.
E fra tutti i punti, hai sicuramente colto uno fra i più sottovalutati 🙂
A presto,
Arli.