Negoziare al lavoro è un’abilità che può farti ottenere vantaggi enormi. Se la sola idea ti mette a disagio, ecco 5 buoni motivi per cui dovresti iniziare a negoziare subito.È vero, esistono persone naturalmente portate per la negoziazione. Persone che sanno intuire come trattare gli altri, quando è il momento di essere più dirette e quando quello di fare un passo indietro. Quando è il caso di essere più intransigenti e quando invece ammorbidire la situazione con un sorriso e una battuta.
Quando si parla di negoziazione, non c’è dubbio che una certa indole e alcuni tratti caratteriali ci posizionino già sulla strada del successo. Ma è altrettanto vero che la negoziazione è un’abilita che si può allenare.
Le donne, in particolare, hanno ampi margini di miglioramento. Per un retaggio culturale e di educazione siamo infatti meno propense a farci avanti, a chiedere, a far valere il nostro valore e pretendere che venga riconosciuto anche a livello economico.
Questo, come è facile immaginare, ha un impatto sulla traiettoria di carriera, sulle promozioni che le donne ricevono e sulle cifre che guadagnano. Atteggiamento che non fa che esacerbare le cause e gli effetti del gender gap a livello salariale.
Negoziazione: perché conta e quando usarla
In una delle prime lezioni di finanza del mio master in International Management, il principio che il mio professore volle renderci super chiaro sin da subito fu che:
In finanza non esistono pasti gratis.
Senza perderci in teorie economiche, e volendo semplificare all’estremo, possiamo più semplicemente dire che “nessuno ti regala niente per niente”. Se vuoi qualcosa non solo devi avere le risorse (soldi, competenze, tempo) per guadagnartela, ma devi anche abituarti a chiedere per ottenerla alle condizioni migliori.
Devi cioè imparare a trattare. A negoziare.
Abituarti ad entrare nella mentalità della negoziazione può esserti estremamente utile in tantissime situazioni. E alla lunga fare una differenza enorme sul valore che attribuisci a te stessa, alla tua professionalità e al tuo lavoro.
Ecco alcune situazioni in cui dovresti sempre valutare di negoziare al lavoro:
- Fai colloqui per un nuovo ruolo.
- Sei da tempo in un ruolo e, benché il tuo contributo e le tue responsabilità siano aumentati nel tempo, il tuo stipendio è rimasto invariato.
- Ambisci ad una promozione, benefit aziendali, orari di lavoro più flessibili o la possibilità di lavorare da casa.
- Vuoi persuadere un amico a venire a vedere un dato film o il tuo partner a fare una data cosa.
Lo so, quest’ultimo esempio poco c’entra con il lavoro, ma è un buon terreno di gioco in cui allenare le proprie capacità negoziali. La negoziazione avviene ovunque, costantemente, anche con te stessa!
Negoziare non vuol dire mettersi in una posizione di conflitto con la persona all’altro capo del tavolo. Anzi! La negoziazione ben riuscita è quella in cui entrambe le parti sentono di averci guadagnato.
Quello che un atteggiamento volto alla negoziazione ti invita a fare, è non acconsentire ai termini di una relazione o di un contratto in maniera passiva, come se dovessimo per forza accettarli nel modo in cui ci piovono dall’alto.
Significa prendersi il proprio tempo per sedersi a tavolino ad analizzare le condizioni contrattuali, valutando:
- Che siano eque rispetto a quello che abbiamo da offrire e allineate al nostro obiettivo.
- Che creino una situazione win-win per tutte le parti in causa.
Se l’arte della negoziazione è qualcosa che hai trascurato, oggi vorrei che riflettessi su 5 ragioni molto serie e importanti per cui dovresti iniziare a farlo quanto prima.
Per te, per la tua vita e per chi ti circonda.
1. Negoziare al lavoro per affermare il tuo valore.
Molto spesso riteniamo che non sia corretto o elegante chiedere di più di quello che ci viene offerto. Preferiamo quindi lasciare che a deciderlo siano gli altri.
Che sia il cliente che ritiene troppo alti i nostri prezzi o il capo che non ci considera ancora pronte per quella promozione (dopo 2 anni… e magari senza nemmeno dirci che cosa, secondo lui, dovremmo cambiare per arrivare a quel risultato).
Lo vedi qual è il problema? Questo fare passivo ci lascia alla mercé degli standard, delle opinioni e degli interessi altrui. Pian piano, invece, devi abituarti a valutare da sola il tuo valore di mercato e a chiedere con fiducia e sicurezza una somma corrispettiva a quel valore.
Ricorda che molto spesso il valore che noi ci attribuiamo è anche quello che gli altri finiscono col darci. È una legge di branding e pricing riconosciuta.
Pensaci: sei tendenzialmente più incline ad attribuire un maggiore valore ad un oggetto che costa di più. O ad un oggetto con un packaging ricercato e un posizionamento più elevato.
Lo stesso vale col nostro posizionamento personale.
Parte della gratificazione professionale passa anche dal vedere riconosciuto il proprio valore e l’aspetto economico è una parte importante di questo riconoscimento.
Se il tuo contributo viene elogiato a parole, è giusto e coerente che ci sia anche una contropartita monetaria a dimostrarlo. Le pacche sulle spalle sono apprezzabili, ma non pagano l’affitto o il mutuo. Diventano parole vuote lasciate al vento.
2.Per ottenere quello che meriti.
Ricorda che, in gran parte delle situazioni -che si tratti di un nuovo contratto, una promozione o la trattativa con un fornitore- c’è sempre un margine di negoziazione.
Per ogni ruolo che si apre in azienda, infatti, si stabilisce un range di budget e quello che viene pubblicizzato non è certo nel range superiore, proprio per lasciare un potenziale margine di negoziazione e magari vedere se si riesce ad assumere “a discount”.
Ehi, salvo casi estremi è un atteggiamento legittimo da parte delle aziende. Come lo è anche da parte tua chiedere quello che meriti.
Se non lo sfrutti stai lasciando soldi sul tavolo.
E il costo opportunità non si riferisce solamente a quello che non ti sta entrando oggi, ma anche all’effetto cumulativo che certe perdite hanno nel lungo periodo. Questo avviene in due modi:
- Il tuo attuale stipendio è il punto di partenza di quello successivo. Ed è molto più difficile negoziare al lavoro una volta che si è entrati, perché da lì in poi tutto dovrà essere commisurato ai risultati che porti, valutato anche in base ai risultati degli altri e secondo logiche e politiche aziendali. I movimenti laterali (quando ci spostiamo da un ruolo/azienda all’altra) vanno sfruttati anche per questo.
- I soldi che guadagni, risparmi e soprattutto investi hanno un effetto composto. Aumentando il capitale, aumenta anche ciò che guadagni sui tuoi investimenti. Anche solo 100€ in più investiti ogni mese, fanno una differenza enorme sul lungo termine.
3. Per costruire la tua sicurezza economica.
Banalmente, uno stipendio ci occorre per garantirci quello di cui abbiamo bisogno o che anche solo corrisponde ad un nostro desiderio.
Pensa agli effetti che un aumento di stipendio -o la riduzione di un dato costo- può avere sulla tua vita:
- Spese: eh già, ad un certo punto scopri con sgomento che diventare adulti significa anche pagare affitto, mutuo, bollette, bolli, benzina, guasti meccanici alla macchina, spese mediche e odontoiatriche… Per non parlare di quando si decide di avere figli e alle proprie spese personali se ne aggiungono di nuove.
- Sfizi: non solo per pagare le bollette vive l’uomo, figuriamoci la donna 😉 Ed è giustissimo ambire, attraverso il proprio lavoro, a soddisfare anche desideri e bisogni che non siano solo quelli primari. Mi riferisco a viaggi, oggetti ed esperienze che sogniamo, o regali che vogliamo condividere con le persone a cui teniamo. Per non parlare dell’opportunità di fare beneficenza o del tempo extra che possiamo “acquistare” grazie ai soldi.
- Uscite inaspettate: facendo tutti gli scongiuri possibili, ragiona anche su questo. Se un giorno dovessi avere necessità di assentarti dal lavoro per un periodo di tempo, quanti mesi di autonomia ti consentirebbero i tuoi risparmi?
Non si tratta di trasformarsi in delle material girls, ma di riconoscere le proprie necessità e muoversi in maniera smart per soddisfarle.
Vivere di stipendio in stipendio ci intrappola in un costante stato di allerta e allarme.
Ci rende preoccupate, scontrose, stressate. Non ci permette di vivere le relazioni e i rapporti a cui più teniamo donando agli altri la parte migliore di noi, facendo emergere la nostra parte più creativa e positiva.
Risparmiare oggi non è solo un guadagno nell’immediato, ma rappresenta un’ipoteca sul futuro.
4. Per sancire la tua indipendenza.
La quarta ragione per cui dovresti abituarti a negoziare al lavoro è per avvicinarti sempre più alla tua indipendenza, per avere sempre in mano le chiavi della tua libertà.
Libertà di lasciare un lavoro che non ti stimola più, un capo abusante o un ambiente tossico.
Troppe persone sono schiave di un lavoro che non amano per via di uno stipendio che a volte non riflette nemmeno il loro reale contributo. O che è lo stesso dalla notte dei tempi nonostante anni di esperienza.
[Attenzione: l’anzianità in sé e per sé non è una condizione sufficiente per ottenere promozioni e aumenti. Un lavoro svolto bene, formazione continua e intraprendenza, invece, lo sono]
Quando si avvicina il 25 Novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, le nostre bacheche si riempiono di post e immagini in cui diciamo coralmente no alla violenza contro le donne.
Non c’é bisogno di dire quanto questo sia necessario e sacrosanto, ma se ci concentriamo solamente sul problema una volta l’anno, rischiamo di perdere di vista le soluzioni tutti gli altri 364 giorni.
Non basta dire no alla violenza un giorno all’anno.
Dovremmo sì, ogni giorno, alla sua controparte.
Perché l’indipendenza psicologica e decisionale passa anche (e notevolmente) anche per quella economica.
Una donna che subisce soprusi fisici, mentali e psicologici, molto spesso non ha il coraggio di lasciare questi ambienti nocivi anche per il peso economico che si aggiungerebbe ad una situazione già di per sé molto pesante.
L’esempio è estremo, ma spiega perfettamente quello che accade se non ci occupiamo di noi stesse, di ricevere un giusto compenso, di risparmiare, investire e pensare al nostro futuro. Anche sotto il profilo economico.
5. Per aiutare chi verrà dopo di te.
Se oggi puoi votare, è grazie alle donne che hanno lottato per questo diritto prima di te.
E se puoi decidere come gestire il tuo lavoro, il tuo corpo e la tua vita, è grazie alle donne che hanno lottato per questo diritto prima di te.
Se puoi essere padrona di te stessa, e non un oggetto la cui sorte viene decisa passando da un padre a un marito, è grazie alle donne che hanno lottato per questo diritto prima di te.
A dispetto di quello che ci dicono tv e giornali, viviamo nella migliore epoca in cui sia possibile vivere.
Abbiamo diritti e privilegi che le nostre nonne si sognavano e che diamo fin troppo spesso per scontati.
Diritti per cui dobbiamo combattere. Non solo per continuare a mantenerli ed esercitarli, ma anche per estenderli.
Al passo attuale, si stima che il gender gap salariale fra uomo e donna verrà chiuso fra 167 anni (già, investiamo in un buon antirughe).
Ma se non facciamo la nostra parte perché questo avvenga, in maniera collettiva e anche individuale, la data potrebbe muoversi ancora più in là.
Quindi pensaci, la prossima volta che rinunci a negoziare al lavoro per paura di quello che penseranno gli altri, di essere giudicata avida o di sembrare solamente interessata ai soldi.
Non lo stai facendo solo per te. Lo stai anche facendo anche per chi verrà dopo, per chi c’è stata prima. C’è un detto che dice:
Dai oggi, di modo che la generazione del dare sia la tua e non quella dei tuoi figli.
Vale col dare, ma anche col chiedere. Perciò chiedi oggi. Negozia oggi.
Arli.
Pamela dice
ciao Arli, grazie. Articolo molto interessante. Ti racconto la mia esperienza: assunta a tempo indeterminato, dopo un anno dal mio arrivo, anche in virtù dei ripetuti elogi da parte del mio capo, provo a chiedere un aumento ma mi viene risposto che in realtà il premio è stata l’assunzione a tempo determinato. Passano 6 anni arriva una nuova collega e, per caso, scopro che, dopo un anno dalla sua assunzione, le hanno elevato il livello contrattuale, Quindi siamo in due, stesse mansioni ma stipendio differente. Chiedo al mio capo di avere dei feedback sulle mie attività e lui è molto contento di questa mia iniziativa. Nel 1° feedback parliamo un po’ di tutto (e lui capisce che io so che la mia collega ha un livello differente dal mio), nel 2° feedback gli chiedo l’aumento ma mi risponde che siamo a metà anno non gli sembra giusto ecc ecc se ne riparla a fine anno. Con la voce incrinata vado via e mi riprometto di non chiedergli mai più nulla. Arriva fine anno e il lavoro in un certo senso peggiora perchè ci vengono tolti dei progetti. Non ho voglia sinceramente di chiedergli più nulla. Comprendo che devo lavorare sul percepire il mio valore ma anche che io e la mia collega consideriamo in modo diverso il concetto di lavorare. Lei ci si butta a capofitto come un soldatino in guerra. Io ho bisogno di fare anche altro e mettere dei confini, avere altri spazi, viaggiare ecc ecc. e che quindi non sarò mai così “perfetta, presente e coinvolta” come lei. E’ così strana la mia decisione di non voler più avere dall’esterno un feedback, anche economico, del mio lavoro? grazie. ps complimenti per il tuo originalissimo nome e cognome!
Arli dice
Ciao Pamela,
non la trovo affatto strana la tua reazione, ma è quella che ti rende soddisfatta e serena?
Gli anni di lavoro in un certo ruolo non sono necessariamente garanzia di promozioni e aumenti; in fondo fa anche questo parte del ragionare in maniera meritocratica. Tuttavia, sei anni senza che si parli dell’argomento o si prendano misure a riguardo non sono pochi. E il fatto che tu abbia sollevato l’argomento (brava!) significa che reputi il tuo lavoro meritevole di un nuovo riconoscimento economico.
Se è così, inizia a preparare una lista di come le tue responsabilità e risultati sono evoluti negli anni e anche un piano da presentare al tuo capo per iniziare a pensare insieme ad un piano che soddisfi entrambe le parti (scriverò un articolo in futuro su come farlo).
Capisco infine che il confronto sia naturale, ma non guardare a cosa fa la tua collega di più o di meno; siete due persone con vite e obiettivi differenti. Concentrati sul contributo che porti tu e cerca di mettere in luce quello.
Fammi sapere come evolvono le cose e un grande in bocca al lupo.
Arli.