Do ut des: il segreto per avere (una bella casa, carriera, famiglia, successo o qualunque altra cosa desideri) è dare. Che cosa? Una semplice parola di 6 lettere.
Conosci la locuzione latina “do ut des”? Il suo significato è traducibile più o meno con “do affinché tu mi dia”. Ovvero faccio qualcosa in cambio di qualcos’altro. Mi adopero per te solo se, da te, posso ottenere un beneficio per me. Insomma, una mera questione di tornaconto personale.
Ricordo di aver sentito per la prima volta l’espressione “do ut des” durante una lezione al liceo, dalla mia prof. di latino. E ricordo anche di aver subito storto un po’ il naso. “Dare al solo fine di ricevere? Che atteggiamento opportunista”.
Come reazione opposta, in quel momento mi è tornata in mente una piccola insegna che leggevo ogni giorno, anni prima, tornando a casa da scuola alle medie. Si trovava accanto alla porta d’ingresso di una villa (che all’epoca mi sembrava enorme e bellissima) e recitava: “Io ho quel che ho donato”. Avrò avuto non più di 13 anni, ma quella frase mi è rimasta impressa sin da subito. Un po’ come sempre capita con tutte quelle cose che riconosciamo come vere e, in qualche modo, sentiamo subito “nostre”.
Era un verso, quello, che scoprii poi essere di D’Annunzio e che dice: “Io ho quel che ho donato, perché nella vita ho sempre amato”. Ed eccolo lì. Questo era il senso, questo era il messaggio in cui mi riconoscevo, non un egoistico “do ut des”.
Non si dà al fine di ricevere.
Si riceve per quel che si è dato.
Ti faccio una domanda (e ti do anche una risposta)
Perché stai leggendo questo articolo? Perché in un attacco di generosità hai deciso di regalare una visita al mio sito?
E dimmi, come mai stai usando proprio il computer o il telefono da cui ora stai leggendo? Volevi aiutare il brand che hai scelto ad alzare i profitti dell’azienda?
Pensa invece all’ultima volta in cui hai fatto la spesa. Hai comprato certi prodotti per far raggiungere i target di vendita al supermercato?
No.
No. E no.
Stai leggendo questo articolo perché, incuriosita dal titolo, speri possa darti qualche indicazione utile per la tua vita. Hai scelto il dispositivo da cui sei connessa perché è quello che meglio soddisfa le tue necessità. E quando vai a fare la spesa, lo fai perché hai bisogno di nutrirti (o, come capita a me, hai avuto un’improvvisa voglia di qualcosa di dolce); non certo per aiutare la cassiera a mandare avanti la famiglia.
Il contesto può variare, le sfumature possono cambiare, ma c’è una costante che rimane invariata. Prendiamo le nostre decisioni basandoci su un criterio molto semplice, una domanda molto banale:
“Qual è la scelta che meglio soddisfa i miei bisogni? Qual è quell’opzione che mi offre maggiore valore?”
Valore. Eccola qui la parola magica di 6 lettere per avere tutto quello che desideriamo (no, non era “gratis” né “soldi”, che di lettere ne ha 5 ;)).
Come si fa a generare valore per sé e per gli altri? Te lo spiego fra un po’. Prima però voglio raccontarti una storia un po’ assurda.
Do ut des? Ti racconto una storia
Qualche settimana fa ho aperto per qualche minuto una live di Mark Zuckerberg, in cui il fondatore di Facebook mostrava il suo dormitorio ai tempi di Harvard.
Mi ha fatto sorridere uno dei commenti che arrivavano in diretta, la cui traduzione somiglia un po’ a questa: “Ciao Mark come faccio a cancellare alcuni se il mio facebook è che ho dimenticato la password per favore aiutami ho tropi“.
(Permane il dubbio se quel “tropi” si riferisse agli amici o alle lacune di grammatica, ma andiamo avanti)
Insomma, tu hai la possibilità di farti notare da una delle persone più influenti al mondo e la sfrutti per chiedergli un’informazione di servizio? Così, come se fosse un operatore Fastweb qualunque?
Certo, questo caso è palesemente bislacco. Ma la ragione per cui il suo commento ha attirato la mia attenzione è che su scala minore vedo accadere lo stesso fenomeno ogni giorno. Succede a me e succede a persone ben più in alto di me.
Di trovarsi di fronte chi butta sul tavolo problemi senza proporre soluzioni. Chi non rispetta il tempo della persona a cui sta chiedendo tempo e attenzione. Chi chiede, pretende, esige, ma spesso non pensa prima a dare (fosse anche solo una ragione per cui, la persona impegnata a cui sta chiedendo un favore, dovrebbe ascoltarlo).
Sono sicura che anche tu abbia amiche, amici, colleghi o relazioni in cui si ripete questa dinamica.
Oppure pensaci un attimo. Magari tu stessa, senza nemmeno rendertene conto, a volte ti comporti così. Se questo succede, stai perdendo un’ottima occasione…
Personalmente ho perso il conto dei messaggi che ricevo, su base mensile, da parte di perfetti sconosciuti che senza nemmeno presentarsi o darmi un’indicazione del loro background e competenze, mi chiedono se posso aiutarli a trovare un lavoro in Google (e certo, visto che mi chiamo Sundar Pichai…). Insomma nemmeno un “do ut des”: non ti do e non ti dico proprio niente, ti chiedo e basta 😀
Ma lascia che ti faccia un esempio più generico e molto concreto, che può esserti estremamente utile nel lavoro come nella vita.
Nei colloqui a cui mi è capitato di essere dall’altra parte del tavolo, a domanda “Perché dovremmo assumerti?” almeno un 70% delle persone risponde con motivazioni tipo:
- Perché mi piacerebbe molto lavorare in questa azienda” (ah, ma dai)
- Perché mi sembra un’ottima opportunità per la mia carriera” (che bello, e quindi?)
- Perchè credo potrei crescere molto in questo ruolo” (e chi se ne frega! Sono forse tua madre?!)
Quando ne ho parlato su facebook confrontandomi con altri, sono rimasta basita di fronte ai tanti commenti di persone che rispondevano in maniera simile a questa: “Beh ma cosa dovrei dire? Io posso fargli capire che mi interessa molto il ruolo, ma poi spetta a loro chiedermi perché. E magari io a quel punto posso cercare di pensare a delle ragioni”.
Certo amico. E subito dopo chiameranno l’Amministratore Delegato, che ti staccherà un generoso assegno per avergli fatto il favore di essere andato lì a rispondere alle loro domande. Sempre che doverlo andare a versare in banca non ti causi troppo disturbo, povero piccino, nel qual caso chiameranno per te un unicorno rosa che ti ci accompagni.
Come dire? No.
That’s not how it works.
Valore e creazione del valore
Ho iniziato a scrivere questo articolo ispirata dall’episodio della live di Zuckerberg di cui ti ho raccontato poco fa. E mentre prendeva forma fra i vari appunti che buttavo giù sul foglio, mi sono ricordata che il tema della creazione del valore è uno dei primi cardini di cui parlano fra le aule di Economia. Un’azienda che non genera in qualche modo valore per il cliente, acquisendone una parte tramite i profitti generati, semplicemente non è un’azienda. Per definizione.
Se questo semplice concetto viene posto a fondamento dell’esistenza e successo di un’impresa, riesci ad immaginare quale impatto può avere sulla tua vita, le tue relazioni e il tuo lavoro?
Creare valore… nella propria vita
Crei valore nella tua vita quando:
- Investi in te stessa; scegli ad esempio di rinunciare ad un aperitivo la sera con gli amici e usi quel tempo per frequentare un corso online utile a farti ottenere una promozione o a cambiare un lavoro senza stimoli.
- Spegni lo smartphone o la tv e accendi il cervello davanti ad un buon libro.
- Metti da parte la vaschetta di gelato e scegli invece un cibo più sano (certo non sempre, ma l’80% delle volte).
- Anche se non ne hai alcuna voglia, ti alzi comunque dal divano e vai ad allenarti.
- Sacrifichi il piacere immediato per una felicità futura. Più difficile da ottenere, certo, ma anche più solida, più importante, più tua.
- Metti al primo posto le tue aspirazioni e i tuoi obiettivi, non le aspettative altrui.
- Rimani fedele a te stessa e ai tuoi valori; non a chiacchiere, ma nei fatti.
Investi in te stesso. E’ l’investimento che paga i più alti interessi. – Anonimo
Creare valore… nelle relazioni
Crei valore nelle relazioni quando:
- Ti prendi cura dei tuoi rapporti. Così come le piante hanno bisogno di luce e acqua per sopravvivere, le nostre relazioni hanno bisogno di un nutrimento fatto di tempo, attenzione e condivisione per prosperare.
- Dai spazio agli altri per raccontarsi. Non solo sei lì pronta a consigliarli, ma ancor prima a prestar loro orecchie per ascoltarli.
- Offri una mano, motivazione, o anche solo un esempio o un’ispirazione.
- Suggerisci una risorsa che hai trovato utile e pensi possa esserlo anche all’altra persona.
- Regali una nuova prospettiva, un libro, un complimento, una citazione; per la semplice ragione che ti ha fatto pensare a quella persona. Senza calcolo né interesse. Un “do ut do” (do al solo fine di dare), non più un “do ut des”.
Il regalo più grande che puoi fare a un altro non è condividere le tue ricchezze, ma fargli scoprire le sue – Benjamin Disraeli
Creare valore… nel lavoro
Crei valore nel lavoro quando:
- Condividi la tua conoscenza senza paura di essere superata dagli altri, perché sai che la vera gara è solo quella con te stessa. Lo fai, però, anche quando scegli di non condividere più con il collega che si dimostra scorretto una seconda volta. Perché non ci guadagna nessuno quando le persone scorrette passano davanti a quelle oneste e meritevoli.
- Non hai paura di dire la tua, di far sentire la tua voce anche quando (e soprattutto) hai un’opinione diversa.
- Dimostri flessibilità, quella che fa bene all’azienda e anche a te, perché ti fa conoscere aspetti nuovi del tuo ruolo, ti fa andare oltre quelli che credevi i tuoi limiti. Non ti tiri indietro di fronte al lavoro in più, ma sai anche mettere paletti, far rispettare i tuoi spazi e dire di no. Nessuno ha bisogno di una persona che dice sempre passivamente sì.
- Quando apporti idee nuove e offri supporto al tuo capo, al tuo team e all’azienda, ma non dimentichi di tenere d’occhio il tuo percorso e la tua carriera, perché è solo per te che in fondo lavori.
Voi date ben poco quando date dei vostri beni. E’ quando date voi stessi che date davvero – Khalil Gibran
E quando un lavoro ancora non ce l’ho?
“Sì, belle parole. Ma come faccio a dimostrare il mio valore quando un lavoro ancora non ce l’ho? Quando sono appena uscito dall’università e il mio CV è più vuoto del frigo di uno scapolo il venerdì sera?”
Anche qui, è tutta una questione di atteggiamento. Molte persone mi hanno chiesto di fare loro degli esempi su come rispondere alla domanda “Perché dovremmo assumere te?”. Voglio condividerli qui anche con te.
Va da sé che il compito di adattarli alla tua esperienza e alla tua situazione spetta a te. Ma farlo è fondamentale, perché se non lo farai tu lo farà qualcun altro, e il lavoro (o qualunque altro obiettivo tu stia perseguendo) ti scivolerà dalle mani e finirà in quelle di qualcun altro.
Il principio è sempre lo stesso: convinci le persone, dando e dimostrando, del valore che puoi apportare nelle loro vite.
Perché dovremmo assumere te?
- Perché grazie alla mia esperienza in [azienda X] ho maturato delle competenze utili nel vostro settore, conosco la concorrenza e quali sono le sfide che si prospettano per il futuro. Mi faccia fare un esempio… [dimostrati proattiva, tieni in mano le redini della conversazione]
- Perché pur non avendo lavorato in questo settore specifico, ho ottenuto risultati significativi nel mio precedente lavoro che sono sicuro potrei replicare anche all’interno di questo contesto. Anche sulla base di quello che mi ha detto nel colloquio precedente [dimostra che hai ascoltato e incamerato], e su cui ho fatto alcune ricerche, mi sono resa conto che…
- Perché pur essendo una neolaureata con poche esperienze, so che potrei portare molte idee nuove in questo team di lavoro e tanta voglia di attuarle. In ambito accademico ho seguito un corso di statistica avanzata e collaborato con un’azienda del settore su un progetto le cui scoperte potrebbero fare proprio al caso vostro. Mi sono preso la libertà di appuntarne alcune in questo documento, sintetizzando in che modo potrebbero aiutare il vostro lavoro… [inizia già a pensare di essere stata assunta, mostra quello che faresti se scegliessero te]
- Perché ritengo di soddisfare gran parte dei requisiti che cercate da questo candidato e non vedrei l’ora di lavorare per un’azienda all’avanguardia come la vostra. Sono consapevole di non possedere un alto livello di [qualunque cosa sia], ma proprio per questa ragione sto seguendo questo corso molto interessante che insegna a [bla bla bla] e ho già imparato a [bla bla bla] – [Dimostra che se una cosa non sai farla puoi sempre impararla; l’atteggiamento, però, quello non ti manca]
- Perché mi piacerebbe molto lavorare in questa azienda. Probabilmente è quello che le risponde il 90% degli altri candidati; nel mio caso io so di poter contribuire con [bla bla bla] come ho già fatto per [bla bla bla]
Concludendo
Se fai il bene, ti attribuiranno secondi fini egoistici. Non importa, fa il bene – Madre Teresa di Calcutta
Le relazioni non sono solo un mero “do ut des”. Lo pensavo a 16 anni fra i banchi del liceo e continuo a pensarlo oggi fra le scrivanie e le sale riunioni di una multinazionale. Non si tratta di un mero scambio a somma zero, ma di un’interazione che richiede impegno, cura, onestà e intelligenza sociale.
“Chiedi e ti sarà dato”, è stato detto. Io sono una grande sostenitrice del sapere chiedere, ma lo sono ancora di più del saper dare – saper dare in maniera sincera, generosa, intelligente. do ut des do ut des do ut des
Non basta chiedere perché ci sia dato. Il “do ut des” non funziona. Bisogna prima dare, dare, dare e poi saremo pronti a ricevere. Ma accadrà di certo.
Voi non lo fareste con una persona che vi aggiunge continuamente valore, in qualunque forma questo arrivi? Bene, allora non abbiate timore di fare il primo passo per dare.
P.s. Se poi abbiamo una domanda su come funziona facebook, una ricerca su Google è sempre una buona idea, prima di rivolgersi al fondatore dell’azienda. Così, per dire 😉
Arli.
Gualtiero Villa dice
Buongiorno Arli,
Sono rimasto attaccato prima allo smartphone e poi al pc per un quarto d’ora di fila per leggere tutto il tuo post. Non mi accadeva da parecchio tempo di leggere tutto d’un fiato così tante righe. L’ho trovato molto vero, a tratti illuminante e spero che molte persone lo leggano per “imparare a dare” meglio ed il meglio.
Ho una scuola di cucina e la mia esperienza nelle cucine è quasi quarantennale. Ho imparato che se prima non dai non ricevi ma anche che lo scambio deve essere reciproco e continuo. Grazie e buona domenica!
Gualtiero.
Arli dice
Buongiorno Gualtiero,
piacere. Che bel commento e soprattutto che bella testimonianza da una persona con la tua esperienza (mi permetto di darti del tu).
Grazie tante dell’attenzione con cui hai letto il mio articolo e di avermi scritto 🙂
Buona giornata,
Arli.
Vitale4web dice
Dare è la “conditio sine qua non” … si vive. Per niente donna ma molto in carriera, mi ritrovo a commentare un post lunghissimo ma piacevole e veloce. Sono perfettamente d’accordo sul discorso: soluzioni invece che problemi. Ti saluto cliccando su questa imperiosa Call to action che garantirà il piacere di non perdere mai più un post. Complimenti.
Arli dice
Ciao, mi ero persa il tuo commento. Ti ringrazio di avermi scritto e magari la notifica che ti arriverà sarà un bel promemoria di quello che tu stesso hai detto: “soluzioni invece che problemi”. Sempre 🙂
A presto,
Arli.
Amina dice
Arli, ti devo ringraziare per il tuo articolo, hai centrato a pieno la mia domanda. È hai brillantemente illuminato la mia giornata.
Amina
Arli dice
Ciao Amina,
Piacere di conoscerti e grazie tante di questo commento. Mi fa piacere che l’articolo ti sia stato utile. Se già non lo hai fatto, ti invito a iscriverti alla newsletter per prossimi contenuti simili.
A presto,
Arli.
Marina dice
Ciao Ari, mi è piaciuta molto ciò che hai scritto non conoscevo il significato né il detto della frase do ut des e tu me l’hai spiegata sotto tante sfaccettature, non ti conosco ma ti ammiro perché sei una donna che sa scrivere e si fa sentire, ti seguirò ancora ciao marina
Arli dice
Ciao Marina,
Grazie di cuore di questo commento, lo apprezzo davvero molto. Se hai trovato utili questi articoli, puoi iscriverti alla newsletter per ricevere tutti i prossimi contenuti da questo link: https://www.donnaincarriera.com/iscrizione-newsletter/
Grazie ancora e a presto,
Arli.
Dimitra dice
Anchio come gli altri lettori ho letto tutti i tuoi ( 4 mail di consigli ) e il post sopra lo trovo intelligente , chiaro e sicuramente utile . Ora non voglio fare l’avvocato del Diavolo ma …ci sono un paio di punti in cui non sono d’accordo oppure meglio dire non abbiamo lo stesso punto di vista .
1 . Dici che se dai ricevi ………….”“Chiedi e ti sarà dato”, è stato detto. Io sono una grande sostenitrice del sapere chiedere, ma lo sono ancora di più del saper dare – saper dare in maniera sincera, generosa, intelligente. do ut des do ut des do ut des
Sei proprio sicura che CHI DA RICEVE SEMPRE o meglio RICEVE QUELLO CHE HA DATO??? Per non passare in Filosofia ( non sarebbe il caso ) mi e capitato per passare in esempi veri di stare in una azienda e rispettare eseguire, essere disponibile , gentile ,apprezzare quello che avevo dimostrandolo con il mio totale impegno ma ….però in cambio ho presso una chiusura della mia posizione e neanche un ripensamento di essere ricollocata in altri ruoli in cui avevo esperienza solamente percheee avevo più esperienza dal mio capo .
Quindi in questi casi ti arriva da dentro un ” sano egoismo ” che ti richiama di guardare in faccia la realtà .
Magari se quello che dai ricevi sempre nooon e sempre cosi semplificata la cosa.
2.Non lo so come sei arrivata con il tuo percorso a lavorare per il Google ma lo sai che parliamo per la realtà italiana giusto?
La mentalità italiana lo sai (immagino per quello che sei andata a lavorare per una multinazionale e non un azienda italiana e ben altra)
Non rispecchia tanto il ” Dare in modo sincero, intelligente etcc ) che ti fa diventare appagata nel tuo lavoro.
Ottimi i esempi per dire al HR ” Perchè assumere lei?”
Ma mi piacerebbe se sei d’accordo il tuo perchè che ha conquistato i selezionatori di Google per assumerti.
A presto
Annamaria dice
È interessante ciò che scrivi e ho preso alcune spunti per i rapporti sociali e umani riguardante anche a livello affettivo. Grazie!
Irene dice
Sono capitata per caso ,che sicuramente un caso non è,credo che dovevo leggere questa cosa , credimi mi hai lasciato l’effetto sorpresa, complimenti, grazie per quanto hai condiviso!!
Arli dice
Ciao Irene,
Ma che bello, mi fa molto piacere che abbia avuto questo effetto. Grazie a te di avermi scritto.
Arli.