Continuare a svolgere un lavoro che non ti piace rappresenta un costo serio per la tua vita, le tue relazioni e il tuo percorso professionale. Ecco cosa fare, un passo alla volta, se ti senti incastrato in una posizione e una carriera che non senti tuoi.
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“Non mi piace il mio lavoro“.
Quante volte te ne sei lamentato, con gli amici durante un aperitivo?
Quanto volte te lo sei detto, in ufficio o la mattina appena sveglio?
Quante volte lo hai pensato, ricacciando immediatamente indietro il pensiero per il timore di ammetterlo persino a te stesso?
“Non mi piace il mio lavoro”
Un pensiero che ormai tocca tanti. Tantissimi. Troppi.
Un pensiero che travolge sempre più persone e con un ritmo sempre crescente:
- Non sopportare il proprio lavoro.
- Arrivare quasi ad odiare quelle 8 e passa ore che trascorriamo in ufficio.
- Svolgere compiti che non ci entusiasmano, non ci appagano, non sentiamo nostri.
Il fatto che questa epidemia di “scontento professionale” colpisca sempre più persone, però, non dovrebbe certo farci credere che sia normale. Non possiamo rassegnarci all’idea che, una volta entrati nell’età adulta, sia questo l’unico gioco da giocare.
40 ore a settimana della nostra vita offerte in cambio di uno stipendio.
5 giorni a settimana su 7 in attesa che arrivino 2 giorni di respiro, di riconnessione con noi stessi e con ciò a cui teniamo realmente.
Almeno fino a domenica sera, quando il solo pensiero di rientrare al lavoro ci mette addosso un’ansia insopportabile, rovinando anche quelle ultime ore di riposo e sereno prima di tornare al lavoro.
Continuare a rimanere in un lavoro che non ci piace può divenire seriamente alienante. E avere un impatto davvero negativo sul nostro approccio al mondo del lavoro, sul nostro valore professionale, sulle nostre relazioni e persino sulla nostra salute. Perché tutto lo stress procurato da una situazione di forte scontento non si dissolve sicuramente nel nulla.
Una cosa è certa: non si può non fare niente.
Ma cosa fare, quindi?
“Non mi piace il mio lavoro”: ti sei chiesto perché?
Un capo dispotico, una cultura aziendale in cui non ci ritroviamo, impegni, richieste, orari impossibili, nessun percorso di crescita, di aumenti non ne parliamo neanche… le ragioni per cui ci sembra (o sentiamo) che il nostro è “un lavoro da incubo” possono essere tante e svariate.
Sebbene esistano diversi elementi oggettivi che possono qualificare un lavoro come “da incubo”, molti di questi sono invece soggettivi. Un lavoro che una persona trova insopportabile può essere il lavoro dei sogni per un’altra.
Dove sta quindi il discrimine?
Nell’intersezione (o meno) di due elementi:
- La nostra vita ideale
- Il nostro lavoro ideale
Come disse l’esploratrice e scrittrice di viaggi italo-inglese Freya Stark:
Non ci può essere felicità se le cose in cui crediamo sono diverse dalle cose che facciamo
Se credi e senti che il lavoro che stai svolgendo in questo momento non ti sta avvicinando alla persona che vuoi essere, all’impatto che vuoi avere e alla vita che vuoi condurre, è normale che tu ti senta in una valle di disperazione.
Il nostro scopo dovrebbe essere quello di avvicinarci quanto più possibile a quell’immagine.
E non per inseguire un ideale di perfezione che non esiste. Bensì per costruirci, passo dopo passo, esperienza dopo esperienza, un lavoro e una vita a misura di noi stessi, dei nostri sogni e delle nostre ambizioni.
Voglio condividere con te un percorso per iniziare a farlo. Un passo alla volta.
1. Riscopri
Uno dei rischi maggiori quando siamo trascinati nella spirale negativa di un lavoro che non ci piace è quello, come si suol dire, di buttare via il bambino con l’acqua sporca.
Magari ci sentiamo di essere arrivati al limite, che la famosa goccia ha fatto traboccare il vaso e anche allagare l’appartamento dei vicini. Tutto quello che vorremmo fare è liberarci, rimuovere le catene di quella che ormai percepiamo come una gabbia troppo stretta.
Per prima cosa: fermati e respira. E ricordati di farlo anche più volte al giorno, perché questo stato di confusione non fa che creare una nebbia mentale del tutto deleteria per poter prendere decisioni sagge e costruttive.
Qualunque lavoro, per pessimo che sia, ha sempre dei lati positivi. Quali sono quelli del tuo lavoro?
Impegnati ad arrivare ad almeno 7 motivi da aggiungere alla tua lista. Può essere qualunque cosa: la collega gentile che compensa per il capo scorbutico, la vicinanza a casa che ti fa dormire mezz’ora in più la mattina e rientrare prima la sera, l’esperienza che ti sta permettendo di aggiungere al tuo CV e al tuo bagaglio personale, la mensa che ti risparmia tempo per la preparazione dei pasti, la vista del cielo dalla tua scrivania che ti aiuta a staccare la spina… Scegli tu, ma fallo.
Questo esercizio tanto facile quanto veloce ha diversi vantaggi:
- Ti aiuta a vedere degli spiragli di luce quando tutto ti sembra nero e a recuperare un atteggiamento più positivo e costruttivo.
- Ti fa apprezzare i lati positivi di quello che hai e che magari stai dando per scontato: se il rapporto professionale con i capi o l’azienda è ormai deteriorato, non sarà questo a fare la differenza nel lungo periodo. Ma anche se deciderai di voler cambiare ambiente e lavoro, ti aiuterà a vivere meglio il periodo di transizione. Nel qual caso…
- Ti permetterà di affrontare lo sfidante periodo della ricerca di un nuovo ruolo (soprattutto quando si è già impegnati in un altro lavoro) in maniera più serena, centrata e distaccata rispetto ai drammi dell’ufficio. Non solo: l’atteggiamento che avrai in questo periodo sarà anche l’ultimo ricordo che lascerai di te ai tuoi capi e colleghi. Persone con cui chissà, ti ritroverai a lavorare o interagire nuovamente fra qualche anno. Ed è lo stesso che porterai con te nella nuova fase della tua vita, sia nella ricerca del nuovo lavoro che nei colloqui.
Non saltare questo esercizio. Credimi, mettere per iscritto questa lista può avere un effetto benefico e calmante inaspettato.
Se non te la senti, pensa che non devi farlo per il tuo capo o l’azienda. Ma lo devi fare per te. Per il tuo benessere e la tua serenità.
Te lo devi. E te lo meriti.
2. Discerni
Bene. Abbiamo visto quali sono gli elementi “salvabili” del tuo attuale lavoro. Ora concentriamoci su quelli che proprio non riesci più a sopportare.
Cosi facendo ti creerai una panoramica d’insieme del tuo ruolo e di tutte le macro- e micro-attività che include. In questo modo:
- Se tieni al tuo lavoro e non hai ancora intenzione di cambiare ruolo o azienda… potrai capire quali sono gli elementi su cui hai un certo grado di controllo. E quali puoi modificare o negoziare per rendere il tuo impegno meno pesante. Ad esempio lavorare da casa se i ritmi per te sono diventati insostenibili, chiedere un aumento, ridurre le ore di straordinari, delegare alcune attività prettamente amministrative… e via dicendo.
- Se invece hai deciso che basta, sei arrivata al capolinea e intendi cambiare lavoro… potrai analizzare e comprendere meglio quali sono gli aspetti a cui dovrai prestare particolare attenzione durante la ricerca del tuo prossimo ruolo. Perché di certo l’ultima cosa che vuoi fare è ritrovarti in un posto nuovo ad affrontare problemi vecchi!
Qualunque cosa tu decida di fare, difficilmente troverai il lavoro perfetto, quello senza grane da risolvere o scocciature da gestire. Ma puoi, con ogni decisione che prendi, avvicinarti sempre più alla tua versione ideale di come un lavoro dovrebbe essere.
Mi raccomando: fai un elenco quanto più dettagliato possibile. E cerca di andare in profondità, di capire le cause sottostanti a certe mancanze, fastidi o insoddisfazioni.
Ad esempio:
- “Di questo lavoro non mi piacciono le scadenze last-minute e il dover fare sprint con giornate lavorative di 12-13 ore. Non mi lascia tempo per la corsa e gli allenamenti, cosa che francamente ritengo prioritaria rispetto al ritorno economico degli straordinari. Nel prossimo lavoro voglio trovare un ruolo e una cultura aziendale in cui l’equilibrio fra lavoro e vita privata sia più rispettato”
- “Dover prendere il treno ogni santo giorno e fare la pendolare per quasi 3 ore sta diventando ingestibile. Mi lascia stanca, nervosa e senza il tempo di fare altro. Nel prossimo lavoro voglio cercare una sede più vicina a dove vivo”
- “Non ne posso più di questa cultura iper competitiva, in cui tutti si devono guardare le spalle e fare a gara per le promozioni. Voglio cercare un ambiente più collaborativo e sereno. E pazienza se non diventerò dirigente entro i 40: in fondo non è che questo che mi interessa in un lavoro, né nella mia vita in generale“
3. Scegli (e pianifica)
Facendo gli esercizi precedenti dovresti avere recuperato la lucidità che ti serve per giudicare con obiettività la situazione ed affrontare questo periodo di transizione.
Ora considera il percorso che hai fatto, dove sei arrivata e dove vorresti andare da qui in avanti.
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Vuoi rimanere dove sei?
Se hai fatto le tue riflessioni e concluso che tutto sommato il lavoro che hai è ancora una valida opzione, non perdere questa occasione per lavorare comunque sugli aspetti che ti hanno messa in crisi. Individuali e lascia che l’insoddisfazione che hai provato ti faccia da propulsore per migliorare la situazione.
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Vuoi aspettare?
Che sia per il tuo curriculum, un progetto o cliente che stai seguendo, una promozione/aumento in arrivo da usare come leva di negoziazione nel lavoro successivo… Potresti realizzare che ha senso continuare a rimanere nel tuo posto di lavoro ancora per qualche tempo. Benissimo, ma fa che sia ben investito e inizia già a pensare a quale sarà lo step successivo. Un cambio di lavoro, ruolo o posizione non avviene per caso o nel giro di poco.
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Vuoi andartene?
Bene, allora datti una data. Metti una X sul calendario. Non dev’essere un impegno inciso su pietra, alcune variabili potranno cambiare. Ma se tutto ti dice che il tuo percorso lì è finito e che non ha più senso per te rimanere, allora non ha senso tergiversare (mentre magari continui a lamentarti). Creati un piano d’azione e datti degli obiettivi chiari che ti impegnerai a rispettare per tirarti fuori da una situazione che ormai ti sta stretta. Non aspettarti di cambiare tutto dall’oggi al domani. E a meno che non ci siano situazioni particolarmente gravi, non andartene all’improvviso bruciandoti i ponti alle spalle. Guarda infine il lato positivo: cercare un lavoro mentre si ha già un lavoro è un impegno importante, ma a volte la pressione di farlo quando non si ha un’entrata economica può esserlo ancora di più.
Se ti serve una mano per impostare la ricerca del nuovo lavoro, ho condiviso tante delle strategie che mi hanno aiutata a entrare in Google quando mi sono trasferita a Londra in un percorso di 5 email. Le puoi leggere iscrivendoti alla newsletter, tramite il form che trovi alla fine di questa pagina o a questo link.
4. Esponiti
Questa è una regola che dovrebbe valere sempre, ma quando si cerca un nuovo lavoro in particolare: esponiti.
Esponiti alle novità, al caso, alla fortuna, alle coincidenze, alla serendipità. Vai ad eventi di settore. Conosci nuove persone. Contatta qualcuno che ammiri a livello personale e/o professionale e cerca un confronto. Condividi questo momento con le persone, gli amici o i parenti che sai ti potranno capire, ascoltare e fornire un punto di vista diverso sulla questione.
Questo atteggiamento ti sarà utilissimo anche nella ricerca del nuovo lavoro. Sia per venire a conoscenza di nuove opportunità, che per avere un termometro del mercato lavorativo.
Anche in questo caso, adotta un approccio che aumenti le tue chance di successo. Datti dei target chiari, in termini di:
- Quantità (ad esempio il numero di eventi a cui parteciperai, appuntamenti che fisserai, etc.)
- Tempistiche (inizia già a inserirli nel calendario, non rimandare).
L’unica cosa che assolutamente non devi fare, invece, è isolarti. Perderti nella tua spirale di pensieri negativi o peggio ancora di lamentele. Ricorda a te stessa che continuare ad ascoltare le tue sensazioni di ansia, paura ed incertezza (senza però fare niente per cambiare) non farà che ingigantirle.
E a proposito di questo…
5. Decidi… e vai!
Hai presente quando continuiamo a rimandare qualcosa (in genere una pratica che al solo pensiero ci dà noia e ansia) per giorni interi e a volte settimane?
Una volta che la portiamo a termine ci sentiamo talmente sollevati da chiederci perché abbiamo aspettato tanto per farlo. E ci accorgiamo di come, come un’app sul telefono che continua ad andare in background senza nemmeno accorgercene, il solo pensiero di quest’attività ci risucchiava energie mentali ed emotive.
Vale lo stesso (e a maggior ragione) quando rimandiamo decisioni e azioni che in cuor nostro abbiamo già preso. Certo, cercare un nuovo lavoro e cambiare sensibilmente un aspetto tanto importante della nostra vita non è esattamente come decidersi a fare il tagliando dell’auto.
Ma proprio perché l’investimento e il “rischio” (di lasciare il vecchio per il nuovo) sono maggiori, maggiori saranno anche i ritorni.
Se quindi hai deciso, non continuare a trastullarti nell’idea che dovresti fare qualcosa senza però farla.
Una volta che palesiamo lo scontento e lo rendiamo evidente, non è più possibile nascondere la testa sotto la sabbia e la polvere sotto il tappeto.
Winston Churchill una volta ha detto:
If you’re going through hell, keep going
Ovvero: se stai attraversando l’inferno, continua ad andare avanti.
E non avanti in modo casuale, ma in maniera strategica e mirando all’obiettivo.
Perché per quanto difficile e provante possa essere, questo è l’unico modo per uscirne. E ora forse non hai ancora idea di quali panorami e opportunità ti attendono dall’altra parte.
Go for it! In bocca al lupo,
Arli.
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