Come si fa a crescere professionalmente, fare carriera e lavorare per aziende e ruoli di prestigio? Scoprilo utilizzando il principio Sinatra.
Capita, a volte, di avere un’intuizione, la sagoma di un’idea che tarda a manifestarsi con chiarezza, una lezione che abbiamo introiettato, ma che faremmo fatica a spiegare ad altri.
Finché nel testo di una canzone, nella frase di un libro, nel passaggio di un articolo, ritroviamo quel concetto, quell’idea, quel frammento di verità perfettamente espressi da chi li ha descritti.
Mi è successo lo stesso sul tema “fare carriera” leggendo un articolo su come crescere professionalmente usando il “principio Sinatra“. È una metafora semplice ma molto efficace che spiega come alcune persone, partendo da zero o quasi, riescano ad arrivare a ricoprire ruoli importanti in grandi aziende. O, ancora meglio, a crearsi e conquistarsi un lavoro su misura per sé e per la propria vita.
Che sia come dipendenti, freelance o imprenditori, il principio Sinatra può esserti utile a raggiungere mete ed obiettivi sempre più ambiziosi.
Crescere professionalmente con il Principio Sinatra
Conosci la celebre canzone “New York New York” interpretata da Frank Sinatra? Se la risposta è no, puoi vederne un video qui.
E magari anche rispondere a questa domanda: perché prima c’erano in giro uomini di classe come Frank, mentre oggi ci ritroviamo in giro uomini con il risvoltino?!
Tornando a noi…
La canzone è un grande classico quando si parla di omaggi alla Grande Mela (un po’ come Venditti che canta alla città eterna).
Fra le sue strofe, ce ne sono alcune che suonano così:
“Spargete la voce /sono in partenza / ne voglio far parte / New York, New York.
Queste scarpe vagabonde / hanno voglia di andarsi a perdere / fin dentro al suo cuore / New York, New York.
Voglio svegliarmi / nella città che non dorme / e scoprire che sono il re della collina / il meglio sulla piazza.
Le mie malinconie di paese / si stanno dissolvendo / riuscirò a ricominciare da capo / nella vecchia New York.
Se posso farcela qui / ce la farò ovunque / dipende da me / New Yooork, Neeew Yooork”
Eccolo qui il cuore della questione:
“Se posso farcela qui, ce la farò ovunque“.
È questa piccola strofa che sta alla base del Principio Sinatra.
Brand Equity ed Effetto Alone
“Se posso farcela qui, ce la farò ovunque“.
Questa frase associa la difficoltà e le sfide dell’avere successo in una città grande e competitiva come New York alle qualità di chi effettivamente ce l’ha fatta. Si fa quindi leva sulla brand equity e la reputazione della città di New York per associarla alla persona che è riuscita a raggiungere i propri obiettivi in un contesto in cui “solo i più forti ce la fanno“.
Pensaci. Quante volte ti è capitato di dire di un conoscente:
“Quella ragazza è davvero in gamba, si è laureata alla Normale di Pisa”
“Conosci Francesco? Tipo sveglio, è stato assunto in Facebook qualche mese fa”
“Ah sì, Marica. Ha vinto un dottorato di ricerca all’Università di Barkley e lavora in California da 2 anni”
Cosa succede in questi casi?
Stiamo desumendo, dal prestigio o dall’esclusività di una certa organizzazione, che le stesse qualità si applichino alle persone che, fra tante, proprio da questa organizzazione sono state selezionate. Riteniamo valido pensare che, se ce l’hanno fatta in quel contesto, evidentemente hanno il talento, le qualità e la pasta giusta per farcela ovunque.
In casi come questi agisce il bias cognitivo noto come “effetto alone“. Significa che la percezione che abbiamo di una data persona (l’essere sveglia, in gamba o persino intelligente) viene influenzata dalla percezione che abbiamo del suo vissuto o dei suoi successi (l’aver vissuto nella Silicon Valley per 2 anni, essere stata assunta in un’azienda in cui è notoriamente molto difficile entrare e via dicendo).
Probabilmente hai già capito dove stiamo andando a parare.
Il Principio Sinatra ti permette di crescere professionalmente andando di volta in volta a “prendere in prestito” la brand equity dell’azienda per cui hai lavorato precedentemente o anche solo del ruolo e dei risultati che in quella stessa azienda hai ottenuto.
Vale anche se sei freelance o imprenditore: puoi usare il principio Sinatra rifacendoti a clienti che hai già avuto, a lavori che hai già eseguito o a commissioni che hai già ottenuto.
In soldoni, ecco come funziona:
Entri nell’azienda DUE perché hai lavorato nell’azienda UNO. Vieni poi assunto nell’azienda TRE per le esperienze che hai fatto nell’azienda DUE. Grazie al prestigio derivante dal ruolo o dell’azienda TRE, riesci a raggiungere la posizione che desideravi nell’azienda QUATTRO. Sostituisci “azienda” con “cliente”, “ruolo” o “obiettivo” e il discorso fila lo stesso.
“Come hai fatto ad entrare in Google?”
Una delle domande che mi è stata posta più di frequente da quando ho aperto il blog è stata questa: “Wow, come hai fatto ad entrare in Google, una delle aziende più innovative al mondo e ai primi posti nelle classifiche delle migliori aziende per cui lavorare?“.
Se non ti sei ancora iscritta alla newsletter in cui ti svelo tutte le strategie che ho utilizzato, puoi farlo cliccando a questo link.
Intendiamoci: entrare a lavorare in un’azienda (per quanto prestigiosa possa essere), non equivale esattamente ad avere trovato la cura ad una malattia degenerativa. Indubbiamente, però, richiede delle competenze, una pianificazione e un impegno non indifferenti.
Ma da dove inizia esattamente questo lavoro? Dal momento in cui si prepara il curriculum e si invia la candidatura? Da quello in cui mettiamo piede in azienda per il primo dei tanti colloqui? O forse da ancora prima?
La verità è che sono tutte le nostre esperienze messe insieme, a renderci la persona giusta e la professionista adatta per un dato ruolo in un dato momento (perché sì, il tempismo e la fortuna contano eccome, ma solo a queste condizioni).
A volte, circostanze “fortunate” come l’essersi laureati in un’università prestigiosa, aver svolto un percorso accademico eccezionale o aver ricevuto delle buone referenze (da non confondersi con le raccomandazioni), possono aiutarci a “saltare la fila”, facendoci passare direttamente dalla porta principale.
Quando però non si può contare su queste fortunate/meritate condizioni di partenza, quello che rimane è iniziare la propria personale “scalata” 😉
Come applicare il principio Sinatra nella tua carriera
[Nel passato] Guardati indietro
Quando dall’esterno osserviamo il percorso professionale di una persona che apprezziamo particolarmente, cadiamo spesso in una tentazione. Quella di credere che per gli altri sia stato tutto facile, che loro abbiano svolto un percorso perfettamente lineare, sapendo già in partenza quali passi avrebbero compiuto e dove sarebbero arrivati.
A me capita. Guardo il punto specifico del percorso in cui mi trovo e ho l’impressione che sia un totale guazzabuglio, un punto a caso di un percorso altrettanto casuale, irregolare e caotico.
Questo accade quando siamo troppo immersi a valle dei nostri pensieri o del nostro percorso. E finiamo col dimenticarci delle salite già fatte e delle vette già raggiunte.
Perdiamo di vista la visione macro e ci concentriamo sul micro, su quel singolo momento.
Tirarsi fuori da queste “valli” non sempre è facile, ma è necessario e il principio tutto sommato è semplice. Ha a che fare con il recuperare prospettiva.
Il buon senso e la saggezza popolare ci consigliano di “guardare sempre avanti”. A volte però è altrettanto utile guardarsi indietro e fermarsi a fare il punto della situazione.
Estraniati per un attimo e cerca di guardarti dall’alto.
Focalizzati sul percorso che hai fatto fin qui e riguardalo ponendoti queste domande:
- Quali sono stati i miei “momenti Sinatra“, quelli che mi hanno fatto fare un salto, anche piccolo, e mi hanno dato la consapevolezza che “se ce l’ho fatta qui (in questo progetto, in questa azienda, in questo ruolo, con questo cliente, obiettivo o difficoltà…), posso farcela ovunque”?
- Come posso trasmettere questa consapevolezza anche all’esterno? Qual è la “brand equity” che ho guadagnato nei miei lavori precedenti? Quali sono le competenze che ho acquisito che posso “rivendere” nel prossimo passaggio?
- Cosa mi piace fare e cosa no del mio lavoro attuale? Quali sono gli elementi che vorrei portare nel mio nuovo e quali invece lasciare indietro? (in questo può esserti molto utile usare il modello delle 3C).
È inutile che continuiamo ad acquisire esperienze e competenze se non ci fermiamo mai un attimo per cristallizzare e capitalizzare quel guadagno.
[Nel presente] Diversifica e/o focalizzati
Alla luce delle risposte del punto precedente, hai davanti a te due opzioni. Continuare a lavorare e sperimentare per capire cosa vuoi fare davvero, oppure andare “all in” nell’ambito che più di ogni altro si è guadagnato la tua attenzione e il tuo interesse.
Queste due “strategie” non sono opposte l’una all’altra, ma in certi momenti della vita è necessario concentrarsi all’80% su una e lasciare solamente un 20% di tempo ed energie sull’altra. Altrimenti non saremo in grado di creare abbastanza leva per “catapultarci” nel passaggio successivo. Vediamole quindi:
- Diversifica. Se ancora non hai capito che cosa vuoi fare, in cosa vuoi specializzarti e costruire il tuo percorso, perché non cominci a fare esperienze diverse, provare corsi online e offline di discipline che ti hanno sempre incuriosita, conoscere persone che fanno cose differenti dalle tue, andare a nuovi eventi? Non solo nel lavoro, ma nella vita in generale, è difficile avanzare se non ci impegniamo a ricercare il cambiamento, la varietà, la crescita in ambiti inesplorati (e che magari ci spaventano anche un po’).
- Focalizzati. Come detto, questo punto non è in sostituzione al primo, quanto piuttosto un’estensione. Focalizzarsi non vuol dire mettere il paraocchi; gli stimoli esterni e collaterali sono fondamentali per qualunque lavoro. Vuol dire piuttosto decidere quale sarà quell’ambito in cui vogliamo impegnarci per sviluppare il nostro pieno potenziale e il nostro talento e scegliere di metterci il nostro pieno impegno per un periodo consistente di tempo (poi si vedrà).
Si tratta di vivere le nostre esperienze attuali in maniera strategica, anticipando quello che potrà servirti nel prossimo passo che vorrai compiere. Quando sentirai che il momento è maturo per fare quel passo, sarai già equipaggiata con quello che ti serve.
[Nel futuro] Anticipa e prevedi
Se c’è qualcosa che tutti ricordiamo delle lezioni di geometria è che “Dal punto A al punto B è possibile tracciare una e una sola retta” (grazie Euclide). Ma cosa succede quando dobbiamo, anzi vogliamo, passare dal punto A al punto F?
Sarà necessario costruire una mappa e una sequenza di rette.
Nella vita di tutti i giorni non abbiamo questa visione privilegiata dell’intera mappa per poterlo fare nel modo più efficiente. Possiamo però tracciare il percorso migliore per raggiungere il punto F andando a ritroso.
Conosci il reverse engineering? Si può tradurre in italiano come “ingegneria inversa” e consiste nello studio e smantellamento di un oggetto per comprenderne le diverse fasi di progettazione, sviluppo e funzionamento. L’obiettivo è di replicare queste fasi per creare qualcosa di analogo.
Un produttore di telefoni che voglia inserirsi nel settore degli smartphone, ad esempio, può decidere di smontare un iPhone per capire quali elementi vengono utilizzati dalla Apple e come vengono assemblati (esempio a caso iper semplificato).
Lo stesso puoi fare tu con la carriera di qualcuno che stimi, o nell’analizzare il successo imprenditoriale di qualcuno a cui vuoi ispirarti.
Parti dalla fine e scomponi il suo percorso. Quali sono stati i suoi “momenti Sinatra”? In che modo ha capitalizzato le esperienze precedenti, le competenze acquisite e i talenti affinati per ottenere una posizione o un’opportunità al livello successivo?
Osservare il percorso di chi è parecchi passi davanti a te ti può aiutare ad ampliare la tua visuale, a considerare possibilità, varianti e variazioni che magari non avevi nemmeno pensato esistessero. Lo puoi fare parlando con queste persone, leggendo libri e biografie o ascoltando le loro interviste.
Fatto questo, crea:
- Una visione a lungo termine su come vorresti vivere la tua vita, sul lavoro che vorresti fare, su chi vorresti essere… (quasi sicuramente si modificherà nel tempo, ma non importa, la sua funzione è proprio questa: essere un target mobile che si muove con te)
- Un piano più concreto degli step che farai per raggiungere quella visione nei prossimi 24 mesi.
Ad esempio: “Ora sono al livello 5 nell’ambito alberghiero, che però non mi piace e non mi motiva più. Parlando con 3 persone che ho conosciuto ad un evento di settore, ho capito che nella vita voglio lavorare nel settore beauty e arrivare un giorno a fondare un mio brand nel settore del lusso. Come prossimo step accetterò di scendere al livello 4 per potermi riposizionare nel settore del beauty, utilizzando alcune delle competenze già acquisite. Così facendo, nello step successivo arriverò a lavorare per l’azienda beauty dei miei sogni al livello 6. E grazie a quell’esperienza potrò crearmi le competenze, il posizionamento e la credibilità che userò come leva per creare il mio brand di luxury skincare”.
Ancora una volta: elevati dal tuo presente.
Guardati con gli occhi della te stessa fra 5 anni.
Se il tuo lavoro ideale è diverso da quello in cui ti trovi ora, inizia a pensare a come puoi sfruttare il principio Sinatra per convincere il tuo prossimo datore di lavoro, il tuo prossimo cliente, la prossima opportunità che ti costruirai per te stessa.
E ricorda quello che dice Sabina Belli:
“Oggi la carriera intelligente si costruisce in modo discontinuo. Ha una progressione verticale, un passaggio laterale, un periodo di fermo, un salto. A volte si fanno scelte per aumentare competenze anche se non crescono stipendio, titolo, taglia dell’ufficio. Si farà un salto più lungo dopo”.
Ci saranno momenti di alti e bassi, ma quello che più conta è il trend. Una visione strategica. E soprattutto un obiettivo allineato con chi siamo realmente e quel che vogliamo per la nostra vita.
“Se ce l’ho fatta qui, posso farcela ovunque”
Spero che questo articolo ti abbia dato degli spunti interessanti e pratici per pensare al tuo percorso professionale. Ancora di più, mi auguro che tu ci rifletta pensando bene (con la mente e il cuore) a dove davvero vuoi arrivare e perché.
Il Principio Sinatra non è solamente utile per fare carriera in azienda, un percorso potenzialmente molto insidioso e quasi terrificante, se non lo fai per ragioni che senti davvero tue. Soprattutto in aziende grandi in cui i tempi delle promozioni si dilatano sempre più e tanti fattori (molto spesso “politici”) sono del tutto fuori dal tuo controllo.
Serve piuttosto a crearti quella autorevolezza, quella professionalità e sicurezza in te stessa che possano condurti dove realmente lo desideri. In quel luogo (fisico e non) che ti faccia sentire soddisfatta, appagata, perfettamente allineata con quello che desideri per te e la tua vita.
Un passo alla volta. Riconoscendo che ogni passo è utile, ogni passo è necessario. Inciampi inclusi.
Del resto lo dice anche la canzone “Per fare un tavolo ci vuole un fiore”. Quel fiore che dà vita a un frutto, che dà vita a un seme, che dà vita all’albero che ci dà il legno con cui fare il tavolo.
Da qualche parte bisogna pur partire, ma la cosa più importante è proprio partire.
“Per fare tutto ci vuole un fiore”. O un viaggio nella tua personale “New York” 🙂
Pronta alla partenza?
Arli.
P.s. Ti piacerebbe leggere di come ho applicato io il principio Sinatra per la mia carriera, passo dopo passo e ruolo dopo ruolo? Fammelo sapere nei commenti e non dimenticarti di iscriverti alla newsletter dal form qui sotto per ricevere tutti i prossimi contenuti.
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