Esiste una competenza chiave nell’ambito del lavoro che, in un certo senso, include tutte le altre. Acquisiscila, applicala e tuo sarà il regno di aumenti, promozioni e realizzazione professionale.
C’è un tratto distintivo che separa gli high-achievers, coloro che ottengono un risultato dopo un altro con apparente semplicità, e chi invece arranca nel lavoro di tutti i giorni.
Prima ancora che una competenza, è un’attitudine essenziale che negli anni ho riscontrato sia nel lavoro che nella gestione del blog.
C’è chi ce l’ha e chi non ce l’ha. La buona notizia, però, è che tutti possono acquisirla.
Di cosa parlo? Dell’abilità di indossare la nostra divisa da “ricercatrici” per ottenere una risposta alle nostre domande e permetterci di passare velocemente al problema, al quesito o al livello successivo.
“Aspetta che lo cerco su Google”
“Da che libro è tratta questa citazione…?”
“Che cosa significa quel termine inglese che citi nel post…?”
“Chi è l’autore del libro che hai condiviso nelle stories? Ho letto solo il titolo…”
Ci hai fatto caso anche tu? È un atteggiamento che personalmente noto sempre più spesso:
- Chiedere informazioni per cui basterebbe una ricerca di 10 secondi su Google (spesso tralasciando anche solo un “ciao” iniziale).
- Pretendere che gli altri debbano sempre essere a disposizione per sciogliere i nostri dubbi e rispondere ai nostri quesiti. Spesso interrompendoli da quello che stanno facendo, esigendo di fatto che il nostro problema abbia priorità sui loro.
- Aspettarsi risposte facili e veloci, che facciano lavorare gli altri per noi e non implichino un minimo lavoro di ricerca.
È un atteggiamento sempre più diffuso in quest’epoca digitale, ma anche molto pericoloso.
Perché nasconde una tendenza alla pigrizia intellettuale. Alla mancanza di ricerca. Di approfondimento. A fare e a dare la nostra parte, prima di chiedere agli altri di fare la loro.
Se nelle nostre interazioni su un social tutto questo può ridursi a una banale richiesta che potremmo risolvere da soli, nella vita al di fuori degli schermi rischia invece di diventare un atteggiamento seriamente invalidante.
Che si traspone nelle relazioni, nel lavoro, nella cura di noi stessi e nella definizione del nostro percorso.
Perché è proprio come dicono gli inglesi: the way you do anything, is the way you do everything.
Il modo in cui fai le piccole cose, è quello in cui fai tutte le cose.
Con il post di oggi voglio quindi invitarti ad affinare questa competenza e attitudine alla ricerca. Credimi, potrà sembrarti banale ma non lo è. E ti metterà diversi passi avanti rispetto ad altri.
Per capire che una risposta è sbagliata non occorre una intelligenza eccezionale, ma per capire che è sbagliata una domanda ci vuole una mente creativa – Gianrico Carofiglio
Perché è importante acquisire questa competenza al lavoro
Di recente ho letto il libro scritto dal co-fondatore di LinkedIn Reid Hoffman, The Start-up of You. In un passaggio in particolare ho trovato un approfondimento proprio su questo punto. Eccolo qui tradotto:
“Per secoli, il concetto di alfabetizzazione ha indicato l’abilità di saper leggere e scrivere. Coloro che sapevano leggere e scrivere libri, detenevano il potere in società. Con l’arrivo di internet, la quantità di informazione creata e indicizzata su base quotidiana è aumentata esponenzialmente. Il potere si è quindi trasferito a coloro che, oltre ad essere capaci di leggere e scrivere, sono in grado di navigare fra i miliardi di bit e trovare le migliore informazioni disponibili online. L’autore John Battelle definisce questa abilità come “alfabetizzazione applicata alla ricerca” – ovvero la capacità di utilizzare i termini di ricerca ottimali, filtrare una miriade di risultati e seguire i link che conducono alle informazioni più utili”.
In un mondo in cui tutti fanno domande aspettandosi dagli altri le risposte, tu fai entrambe le cose.
Sii proattiva. Non accontentarti solamente di porre la domanda, ma inizia anche a cercare la risposta, la soluzione, la giusta chiave di lettura.
Sai cosa accadrà pian piano? Ti accorgerai che, molto probabilmente, la domanda iniziale non era esattamente la più corretta per ottenere la risposta che ti serve. Passerai, attraverso una serie di iterazioni, ad un livello di ricerca e pensiero critico sempre più approfondito, più raffinato, più affilato.
L’iterazione porta all’innovazione
Facciamo una veloce digressione.
Sai cosa intendo con iterazione? Questo è un termine piuttosto diffuso in ambito informatico, negli algoritmi e nella programmazione. Lavorando in ambito tech con diversi ingegneri e product manager, ho fatto mia non solo l’adozione di questo vocabolo, ma del modo stesso di pensare in questi termini. Ecco qui una definizione piuttosto precisa tratta da Wikipedia:
“L’iterazione è l’atto di ripetere un processo con l’obiettivo di avvicinarsi a un risultato desiderato. Ogni ripetizione del processo è essa stessa definita una iterazione e i risultati di una sono utilizzati come punto di partenza per quella successiva”.
Graficamente, questo processo assomiglia un po’ all’immagine dei cerchi che vedi qui sopra. È attraverso un processo continuo ed infaticabile di iterazioni che nascono tutte le grandi innovazioni.
Applica questo stesso modo di ragionare ed agire al tuo lavoro quotidiano e alla lunga ti renderà estremamente preziosa e “pericolosa” all’interno di ogni contesto.
Ti renderà agile, scaltra, capace di andare in profondità. Ti renderà autonoma, una persona a cui ci si rivolge quando si ha una domanda. Insomma, un’autorità nel tuo campo di applicazione con uno spirito da ricercatrice.
Quindi, per concludere, la prossima volta che siamo tentate di prendere la strada più facile, chiedendo agli altri di trovare le risposte al posto nostro, facciamo come dice Bart: cerchiamo prima su Google.
E se Google non basta, chiediamo al nostro network, al nostro mentore o sponsor. Ma solo dopo essere arrivati al massimo punto di conoscenza che avremmo potuto acquisire in autonomia.
Unica eccezione? Quando abbiamo un mal di testa che non passa di cui non capiamo il motivo. A leggere pareri su Google potremmo scoprire di essere morte 2 giorni fa a causa di una malattia tropicale rara. Anche se viviamo in una provincia italiana.
Buona ricerca. E ricorda: rimani sempre preziosa e pericolosa 😉
Arli.
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