In questo articolo ti svelo i 10 consigli lavorativi da parte di una senior manager di Google. Come progredire nella tua carriera, trovare equilibro fra vita e lavoro, far sentire la tua voce e molto altro ancora.
Per parecchi anni, a partire dai 17 anni circa in poi, c’è stato un piccolo rito che mi ha accompagnata fedelmente all’inizio di ogni mese. Quando il fatidico giorno arrivava, uscivo di casa o di scuola e, come prima cosa, passavo dall’edicolante a controllare se fosse finalmente uscito il nuovo numero di Cosmopolitan.
Ero super curiosa di scoprire quale fosse la cover girl del mese, quali colori avessero scelto per la copertina, quale sarebbe stato il tema dei servizi fotografici. Mi piaceva prendermi il pomeriggio per leggere l’intera rivista dall’inizio alla fine. E poi riporla, insieme alle altre, nel ripiano della scrivania di vetro che avevo in camera, vedendo la mia collezione pian piano aumentare.
Per qualche ragione, già allora una delle mie sezioni preferite era quella dedicata a “donne e lavoro” e consigli lavorativi. Forse per la promessa di libertà e indipendenza che quelle donne trasmettevano. Forse perché le loro vite in grandi metropoli -fra ufficio, viaggi, riunioni e aperitivi- mi sembravano così perfette e “trendy”.
Fatto sta che, fra una versione di greco e il dramma di Giovanni della 3°B che non mi si filava per i corridoi all’intervallo, la me stessa 16enne rimaneva semplicemente ammaliata dalle interviste a manager di importanti aziende e multinazionali.
Articoli come “Consigli lavorativi da una manager di Google” mi rimandavano a una realtà che mi sembrava assolutamente distante e lontana. Ma al contempo affascinante e desiderabile.
Dalle copertine alla realtà
Gli eventi, si sa, sanno sempre come sorprenderti. Quelle donne di cui leggevo negli articoli di “Cosmo” oggi sono diventate le mie colleghe. Sono in riunione con me durante la settimana, le incontro in giro per l’Europa agli eventi, parliamo insieme di vita e lavoro durante la pausa pranzo. Non solo: la mia vita e il mio lavoro stesso, hanno finito col somigliare proprio a quei profili che leggevo incuriosita uscita da scuola.
Certo, tanti aspetti dalla rivista alla realtà diventano molto meno “cool”. Nel mezzo ci sono tanti momenti “no” e altri in cui vorresti mollare tutto. Ma un percorso di carriera significativo e soddisfacente può (e deve) essere anche un’occasione di crescita personale. Un ambito in cui conoscersi e migliorarsi. Sbuffando ogni tanto, sì, ma anche divertendosi.
Come dico spesso: a meno che tu non sia una ricca ereditiera, lavorare ti tocca. E allora fai in modo di farlo per qualcosa in cui credi, che ti appassioni ed entusiasmi. Fai in modo di essere circondata da persone che ti ispirino, motivino e mettano in luce. Non da quelle che ti buttano già, ti sminuiscono e mettono in ombra. Forse non ti è possibile farlo ora, ma non accontentarti: ponilo sempre come obiettivo a cui tendere.
In tutto ciò, la figura del tuo capo può avere un impatto piuttosto importante sul tuo iter professionale. Ed è per questo che insisto spesso sull’importanza di saper riconoscere ed evitare un cattivo capo e saper gestire la relazione con un bravo capo.
Ripensavo a questo, qualche mese fa, a cena a Parigi da sola con la mia manager…
Il curriculum perfetto (sì, per intimidirti ai colloqui)
Senza entrare troppo nei dettagli riguardanti la sua vita privata, questo è in estrema sintesi il suo Curriculum:
- Di origine europea, laureata in Economia, ha vissuto in Belgio e Olanda prima di trasferirsi in America per un paio d’anni, dove ha svolto il suo MBA in una delle Ivy League (ovvero una delle otto più prestigiose ed elitarie università private degli Stati Uniti: Harvard, Stanford, Yale, etc.)
- Da lì si è trasferita a Singapore, dove ha lavorato per una importante ONG internazionale per qualche anno.
- Poi la proposta da Google, quando l’azienda in Europa non era che “una startup ben avviata”. In Google lavora da ormai 8 anni; prima nella sede di Dublino, in seguito in Svizzera, Germania e infine a Londra.
E se stai pensando “sì vabbè, questa è una che lavora e basta”, ti dico anche che ha viaggiato in lungo e in largo ed è felicemente sposata con un uomo molto in gamba e mamma di una bella bambina di 3 anni.
Insomma, ti lascio immaginare con quale serenità d’animo ho affrontato i diversi colloqui con lei dopo aver sbirciato il suo profilo su LinkedIn 😉 Con il mio master in International Management all’Università di Bologna, in confronto mi sembrava di presentarmi lì col titolo:
“Laureata presso l’Università della Strada. Esperienze significative nella Scuola della Vita“.
Il resto è storia: i colloqui sono andati bene, sono stata scelta per il ruolo e quella sera a Parigi ho avuto con la mia manager una conversazione molto interessante riguardo donne e carriera.
Non è stata la sola, né la prima o l’ultima volta. Ma mi ha fatto pensare che condividere i suggerimenti e i consigli di una persona con una simile esperienza poteva essere utile e arricchente per te così come lo è stato e continua ad esserlo per me.
In fondo questo blog nasce proprio con l’intenzione di condividere le mie esperienze e le lezioni imparate sul campo. Per darti spunti e strumenti per migliorare il tuo lavoro e la tua vita. E farti evitare errori e perdite di tempo da cui sono già passata io.
10 consigli lavorativi di una Senior Manager di Google
1. Esprimi sempre le tue idee
Che sia in un’email o di persona durante una riunione, non perdere mai l’occasione di dire la tua su quello di cui si sta discutendo. Non essere solo ambasciatrice o referente di quanto accade, ma offri sempre valore esprimendo le tue opinioni e condividendo suggerimenti. Qualunque sia il tuo livello di seniority.
Le donne purtroppo tendono ad essere più caute in questo.
Molto spesso, soprattutto in ambienti “male-dominated” com’è ad esempio quello del tech, mentre una donna è lì a domandarsi se sia il caso o meno di lanciare un’idea o fare una proposta, un uomo l’ha già fatto ed è già passato al punto successivo.
Ricorda: è la qualità delle tue idee unita all’esecuzione a fare di te una risorsa preziosa.
2. Sii organizzata
È incredibile quanto tempo perdiamo a volte continuando a fare le cose nel solito modo, o “perché abbiamo sempre fatto così”. Sono sicura che anche nel tuo lavoro ci sono tanti aspetti che puoi ottimizzare, delegare o velocizzare pensando per un po’ al modo di rivedere le modalità di lavoro. Ogni tanto ritagliati del tempo (letteralmente: metti un appuntamento mensile di 30 minuti in calendario) per fare un check-up delle tue modalit’ di lavoro.
Queste inefficienze hanno un impatto non solo sull’azienda per cui lavori e i suoi risultati, ma anche sulle tue giornate. Ti rallentano e ti fanno perdere tempo, pazienza e motivazione a causa di aspetti facilmente migliorabili. Tutte risorse ed energie che, al lavoro o fuori, puoi utilizzare in maniera decisamente migliore.
Vale la pena fermarsi per fare il punto e rivedere la programmazione, non trovi?
Ricorda, di qualunque cosa tu ti occupi ‘è sempre un modo per farlo meglio: trovalo.
Benefit ulteriore: verrai percepita come una persona più efficiente e piacevole con cui lavorare 😉
3. Varia
Se c’è una nuova posizione aperta o un progetto diverso a cui potresti lavorare: candidati!
Non continuare a svolgere lo stesso compito e le stesse funzioni a tempo indeterminato, aspettando che gli ordini e i compiti ti arrivino dall’alto. Costruisciti il tuo percorso di carriera, prova diverse funzioni per avere un’overview completa. Anche se quello che farai non sarà l’ambito in cui vorrai specializzarti, sperimentare ti darà comunque un’ampiezza di vedute che ti tornerà molto comoda.
Insomma, sfrutta al meglio la situazione in cui ti trovi e metti nella tua cassetta quanti più attrezzi diversi possibili.
4. Socializza
Qualche settimana fa ero a pranzo con una collega che ha da poco cambiato team e mansione. Con tanto di aumento percentuale a doppia cifra (che in un’azienda come Google equivale a migliaia di sterline l’anno). Come ha ottenuto l’incarico?
Per merito e preparazione, indubbiamente, ma anche perché era venuta a conoscenza dell’opportunità andando spesso a pranzo con un’altra persona del team in cui ora lavora.
Non sottovalutare le occasioni sociali. Fai ogni esperienza possibile, dì di sì agli inviti, proponi un caffè ad un collega di un altro team. Anche quando non ne hai troppa e tutto quello che vorresti fare è smarcare le attività nella tua to-do-list e tornare a casa. Non sai mai quali opportunità possono scaturire da nuove conoscenze.
Buttati, sii aperta e impara da ogni persona e situazione.
E divertiti, mentre lo fai.
5. Vuoi un mentore? Chiedi!
Esistono diverse scuole di pensiero e consigli lavorativi sul modo in cui si può instaurare una relazione di mentorship con una persona da cui vorremmo ricevere una guida e delle indicazioni in ambito professionale.
Una richiesta a freddo con una persona che a malapena ci conosce di certo non è una buona idea.
Questo però non toglie che possiamo comunque approcciarci esprimendo la nostra ammirazione per quella persona, facendole delle domande e contraccambiando con le conoscenze, i suggerimenti o le risorse che hai tu a disposizione (ricorda sempre la regola del creare valore).
Facciamo un esempio: “Sai Valeria, mi ha sempre colpita molto la competenza che hai con i numeri. E’ un ambito in cui mi sono sempre riproposta di voler migliorare. Quando hai 10 minuti posso offrirti un caffè e farti qualche domanda?“.
Insomma, serve una programmata spontaneità: perché sì, un buon rapporto può nascere solo se si condivide un terreno fertile e comune, ma perché dia buoni frutti va anche “innaffiato” con cura e regolarità.
6. Renditi visibile
Ti voglio raccontare un episodio, una delle pochissime volte in cui la mia manager ha ritenuto utile farmi un appunto sul lavoro (non che di errori io non ne faccia, figuriamoci! Ma lei è brava nel dare feedback in maniera positiva e costruttiva).
Mi aveva chiesto una mano per completare un report per un dirigente, uno dei nostri principali stakeholder, ma non avevo capito che le servisse in giornata e avevo così preferito dare priorità ad altre cose “più importanti”, “più urgenti“. Insomma, una scadenza aveva sicuramente la priorità su un report di fine anno, no?
Non proprio.
In quell’occasione mi diede uno dei consigli lavorativi che oggi tengo sempre a mente.
Non basta che tu sia brava a fare il tuo lavoro, devi anche saperlo rendere visibile.
Certo, un lavoro ben fatto è una componente necessaria e fondamentale. Pensa a quanti quaquaraquà ci sono in giro che lavorano per il 20% del tempo e passano il restante 80% a pubblicizzare quanto hanno fatto. Di certo non giovano al team, all’azienda e in prospettiva nemmeno a se stessi.
Eppure se ti limiti solo a svolgere bene il tuo lavoro, a fare i compitini nell’ombra come richiesto senza mai mettere in luce il tuo operato, rischi che proprio i quaquaraquà di cui sopra si prendano i meriti di quello che fai. E con i meriti e le pacche sulle spalle, anche reputazione, aumenti e promozioni.
Non serve fare sgambetti o volersi mettere in luce a tutti i costi. Però ricordati che parte del tuo lavoro, ogni volta che completi un progetto importante, è anche quello di rendere ben chiaro quanto hai realizzato, quali obiettivi hai raggiunto e quali vantaggi hai portato per il team o l’azienda.
Per costringerti ad entrare in questo ordine di idee, una buona strategia è quella di quantificare. Ad esempio, per ogni 100 ore di lavoro che hai dedicato al progetto, obbligati ad utilizzarne almeno 10 per la reportistica finale, meeting col tuo capo per discutere i risultati, etc. E
‘ anche un’ottima occasione per tirare le fila del discorso e migliorare la prossima volta.
7. Metti dei paletti
Che riguardi gli orari di lavoro, temi della tua vita privata che non ti va di condividere o la tua disponibilità quando prendi dei giorni di vacanza, metti dei chiari paletti e indicazioni su quali sono i tuoi confini. Perché se non lo fai tu, stai pur certa che non lo faranno gli altri.
Nessuno, arrivate le 18, ti dirà: “Hey, caspita, sono già passate le sei. Dovresti tornare a casa e trascorrere del tempo con tua figlia. Tutte queste altre scartoffie lasciale a me!”.
Capiteranno sempre delle eccezioni che richiederanno maggiore flessibilità, è normale e ci sta. Come anche è normale che in posizioni più junior o agli inizi di un nuovo lavoro ci sia la necessità di mettersi più in gioco ed essere maggiormente disponibili.
Alla lunga, però, è utile se non indispensabile adottare un atteggiamento assertivo nell’ambiente di lavoro. In fondo si tratta di un atteggiamento che beneficerà non solo te stessa come persona, ma anche come professionista. E di conseguenza anche l’azienda per cui lavori.
8. Impara a dire no
Vale quanto detto prima. Se sei appena uscita dall’università e hai iniziato la tua prima settimana di lavoro, probabilmente “no” non è la risposta che potrai usare più spesso di fronte alle richieste e alle necessità dei tuoi capi.
Crescendo professionalmente, però, gioco forza dovrà migliorare anche la tua capacità di delegare, riconoscere quello che richiede la priorità e dire di no al resto.
Sii gelosa del tuo tempo e impara a canalizzarlo nelle attività in cui puoi produrre i maggiori risultati.
9. Scegli un capo che ti supporti
Ne ho parlato ampiamente in questo articolo. Il capo sbagliato può costarti tantissimo tempo, energie e soldi. Quindi stai sempre attenta nel valutare la persona che hai davanti e il tipo di relazione che avete.
Una delle questioni su cui sono allineata con la mia manager è quella riguardante il gender gap. Lei è una persona molto cosciente di questo problema ed è pertanto un aspetto a cui, con coerenza, presta attenzione quando è il momento di prendere decisioni (nelle varie campagne che abbiamo fatto, ad esempio, abbiamo sempre scelto voci rappresentanti di entrambi i sessi in maniera equa).
Ho provato e sentito, al contrario, moltissime esperienze di capi donne (talvolta anche uomini) che si perdono in futili antagonismi con i propri sottoposti. Un atteggiamento che finisce col danneggiare entrambe le parti e anche il posto per cui lavorano.
10. Sii positiva
Un po’ come il precedente, questo non è un consiglio che mi ha dato in maniera esplicita la mia manager. Ma è un tratto davvero importante che ho notato vedendola al lavoro.
Se in alcuni momenti è importante essere assertivi, saper dire di no e prendere decisioni difficili, per il resto del tempo è davvero sciocco continuare a giocare la parte della persona tosta, dura e pura, scostante e antipatica. A che pro?
Questo modello di capo è andato fuori moda a fine anni ’80.
Essere invece gentili, disponibili e -quando la situazione lo consente- anche simpatici e ironici fa invece bene non solo alla persona che adotta questo atteggiamento positivo, ma anche alle persone da cui è circondata (in ufficio e fuori).
Nei periodi più impegnativi e stressanti, invece che lamentarsi o far ricadere nervosismi e frustrazioni su altre persone del team, si può sempre scegliere di contrastare le difficoltà con un atteggiamento opposto e positivo.
Avendo visto in opera entrambi i modi di agire, so per certo che i risultati (sotto ogni verso) sono proprio agli opposti 😉
Un ultimo consiglio da parte mia.
Spero che questi 10 consigli lavorativi ti abbiano offerto qualche punto di vista utile e nuovo per affrontare al meglio le tue giornate lavorative.
L’ultimo che mi sento di darti è questo: se hai letto gli articoli precedenti, la mia opinione sui capi mediocri la conosci già. Tuttavia, anche se il tuo capo è un professionista in gamba con cui hai anche un buon rapporto, ricorda che rimane pur sempre il tuo capo. Vi lega una relazione di lavoro, prima di tutto. Una transazione.
Che non è un modo cinico e disincantato di guardare alla cosa, ma un atteggiamento che denota maturità professionale, indipendenza personale e capacità critica nell’interpretare le varie situazioni.
Il tuo capo, il tuo lavoro, “non ti devono niente”. Se non hai saputo mettere i paletti, se non hai imparato a dire di no, se hai dato più di quello che hai ricevuto e ora ti lamenti dello squilibrio, non farne una tragedia. Trasformalo piuttosto in un punto di partenza per riflettere sul tipo di relazione che vuoi avere nell’ambito di lavoro.
Una rapporto di lavoro non è una relazione sentimentale. In quest’ultimo caso vieni amato per quello che sei, nel primo vieni riconosciuto per quello che fai.
Fai del tuo meglio, sii il meglio di quello che sei. Ma non caricare gli altri (un datore di lavoro o un’azienda che sia) delle tue aspettative e dei tuoi sogni. Quelli sono una tua responsabilità.
C’è qualche consiglio in particolare che ti ha fatto riflettere e che intendi applicare nella tua situazione lavorativa? Se ti va, fammelo sapere nei commenti 🙂
Nel frattempo ti auguro una bellissima settimana!
Arli.
Mary dice
Ciao Arli,
l’aspetto del capo che ti supporti mi ha fatto molto riflettere sulla mia situazione: io sono nella mia attuale azienda da 10 mesi, dopo 6 mesi ho ottenuto un contratto dopo lo stage e sono cresciuta molto in fretta sul lavoro (anche perchè sono cresciuta da sola). La cosa che mi piace è che già dopo così poco tempo ho grandi responsabilità, posso seguire quasi in autonomia interi progetti, ma tutto ciò perchè la mia capa è praticamente assente, e ci terrei anche ad aggiungere, si prende poi tutti i meriti del mio lavoro, senza fare nulla, senza guidarmi, senza avermi mai dato un metodo di lavoro. Tutte le mie accortezze, le cose che mi ricordo, le inserisce nella presentazione che poi presenta a tutto il resto dei team, passando sempre per la manager che ha tutto sotto controllo.
Io ho quindi imparato assorbendo dai team con cui collaboriamo, dai fornitori, ma sento il bisogno della presenza di una guida. Sono un po’ spaventata per il futuro, perchè tante volte mi sono interrogata se abbia senso rimanere qui. Mi piace molto quello che faccio, è un lavoro molto dinamico, ho un rapporto abbastanza buono con gli altri colleghi e mi piace l’azienda. Sono al tempo stesso ormai considerata come un riferimento dagli altri team (che hanno capito la situazione), ma ho sempre paura che io stia imparando, ma non nel modo giusto..
hai qualche consiglio da darmi per affrontare questa situazione? Ho anche pensato più volte di parlare al capo della mia capa per fargli presente la situazione, ma poi mi sembra un po’ estremo.
Ti ringrazio e grazie per tutto quello che fai, leggo spesso il tuo blog!