Hai commesso un errore al lavoro? Non farti prendere dal panico e usa una chiara scaletta che ti aiuti a risolverlo e ad evitare che si ripeta in futuro.
Prima o poi succede a tutti. Anche ai migliori.
O almeno questo è quello che ti dici, col repeat attivato, per cercare di trovare una consolazione e rimediare al fattaccio.
Accade più o meno così. Un attimo prima sei lì che entri in ufficio con la tua borsa nuova in una mano e il cappuccino a portar via nell’altra. Saluti sorridente capi e colleghi, raggiungi la tua scrivania, accendi il pc per controllare le e-mail. Ti senti sicura, padrona di te, pronta a iniziare una nuova giornata di riunioni e progetti.
L’attimo dopo lo vedi.
Il tuo sorriso inizia a vacillare un po’. “Haha. Che strano… Perché in questo ordine durante la notte è comparso uno zero in più? Erano diecimila euro, non centomila!”
“Ma no”, ti dici, mentre cerchi di calmarti e riportare il battito cardiaco a livelli normali, “ci sarà sicuramente un errore“.
E difatti c’è. Ma non quello in cui speri tu!
Errore al lavoro: come comportarsi
Passiamo in rassegna i vari step per rimediare ad un errore al lavoro.
Ricordo abbastanza bene quella sensazione di panico, paura e di “ora cosa faccio?” tipica di questa situazione. E dopo qualche anno di esperienza, quando questo accade, so quanto sia utile avere in mente una scaletta-salva-situazione che ti aiuti a mantenere la calma e orientarti alla soluzione, riducendo il tempo sprecato nella spirale di pensieri negativi.
Perché sì, per quanto banale possa suonare, è vero che a tutto c’è una soluzione. E quelli che ora chiami errori, fra qualche anno saranno diventate lezioni (sì, vale anche per la storia col tuo ex).
Vediamo allora quali sono le cose da fare, ma soprattutto da non fare 😉
Impara da Shakespeare: fanne una tragedia
Mantieni calma e sangue freddo
Ok, hai sbagliato. Il dado è tratto e la frittata è fatta. Ora puoi scegliere di entrare nel pallone e immobilizzarti, oppure calmarti e affrontare la questione con lucidità.
Primo: ricordati che un errore può capitare (e prima o poi capita) a tutti.
Secondo: relativizza.
Certo, si tratta del tuo lavoro ed è più che normale che tu ci tenga e te ne senta responsabile. Ma cerca di guardare le cose dall’alto e di riflettere a sangue freddo su quanto accaduto. Nel grande schema delle cose, il tuo errore sul lavoro probabilmente non causerà la bancarotta dell’azienda. Né, tutto sommato, la fine dell’universo così come lo conosciamo (beh, a meno che tu non sia Trump).
Il che non vuol dire andare dal tuo capo dicendo “ehi, ho appena commesso un errore da 10.000€! Ma che importa, quando pensiamo alla crisi del surriscaldamento globale? Allora, che fai questo week end?”.
Significa piuttosto entrare in una modalità di pensiero positiva e costruttiva, che ti permetta di valutare quali soluzioni adottare e agire di conseguenza. Quello che, a conti fatti, ci si aspetta da una professionista (non che non cada mai, ma che sappia come rialzarsi).
Dimostra professionalità e maturità: dai la colpa al cane
Assumiti le tue responsabilità
Lo so, lo so. In quei momenti pensiamo che molto più semplice sarebbe cambiare lavoro, identità e anche paese. Come la volta in cui, per un errore stupido (risolto fra l’altro senza particolari ripercussioni), già immaginavo di cambiare il nome di questo blog in “uomoincarriera.it”.
Peggio di uno sbaglio fatto senza cattive intenzioni, c’è solo l’intenzione di cercare di ometterlo, mascherarlo, sminuirlo o -peggio ancora- scaricare la colpa su qualcun altro.
Ammettere l’errore e proporre immediatamente una possibile soluzione, invece, ti ritrae come una professionista seria, responsabile e affidabile. Anche nelle situazioni di imprevisto. Che del resto sono proprio quelle a dare la misura del carattere di una persona.
Procrastinare in questi casi non serve a nulla. Anzi, a volte non fa che ingigantire il problema, davanti al quale finisci col sentirti sempre più piccola e con le mani legate.
Ammetti i tuoi errori. Non sperare che nessuno se ne accorga. Anzi, spiega perché hai sbagliato e correggiti pubblicamente. Viviamo in una casa di vetro. L’onestà e la trasparenza vincono sempre – Kathy Viner, direttrice del Guardian
Risolvi il problema: la lettera di licenziamento
Valuta le opzioni e agisci
Va bene, tempo di prendere in mano la situazione e pensare al modo di risolvere.
Non mi stancherò mai di ripeterlo: mai presentarsi davanti al proprio capo con un problema senza aver già pensato a delle soluzioni (ne avevo già parlato in questo articolo dedicato al film “Il diavolo veste Prada”).
Se si tratta di un errore banale, probabilmente con delle scuse e qualche ora extra di lavoro te la puoi cavare. Se l’errore è di quelli un po’ più gravi, inizia a pensare a quel che è necessario fare per rimediare. E fallo. Per tutto il tempo e con tutto l’impegno che ti è necessario.
Non devi certo trasformarti in una martire, quanto semplicemente fare del tuo meglio per risolvere l’accaduto. Senza scoraggiarti o prendertela troppo con te stessa (non serve a nulla).
Se però continui a biasimarti e rimuginarci sopra, fai così: ogni volta che ci pensi, imposta un timer di 5 minuti sul tuo telefono, apri un nuovo documento word (meglio non lasciare tracce scritte in giro) e butta giù tutti i pensieri che ti assillano e generano preoccupazione. Anche i peggiori e i più assurdi (“verrò licenziata“, “i miei colleghi mi odieranno e non mi parleranno mai più“, “gli altri bambini mi ruberanno la merenda“, e via dicendo…). 5 minuti. Non uno in più e non uno in meno.
Trascorso questo tempo, chiudi il file e torna al lavoro. Tempo di dare una ragione di esistere alle skills di problem solving che tanto ci piace decantare nei nostri curricula 😉
Fai harakiri con il tagliacarte da scrivania
Chiedi scusa (una volta, non venti)
Se tentare di sminuire l’accaduto è una pessima idea, profondersi in scuse a non finire non è sicuramente meglio.
Quindi no, mettere Tiziano Ferro in filodiffusione mentre canta “Perdono per-quel-che-ho-fatto-ho-fatto-io-però-chiedo-scusa-regalami-un-sorriso-e-io-ti-porgo-una-rosa-PERDONOOO” ogni volta che il tuo capo attraversa l’ufficio non è buona idea. Nè mettere dei poster in giro per l’ufficio per rendere la cosa nota a tutti.
Non trasformare il tuo senso di colpa e di momentanea inadeguatezza in un ulteriore problema di cui l’altra persona deve prendersi cura. Risolvilo prima da te.
Chiedere scusa per un errore di cui ci riconosciamo responsabili non è mai un segno di debolezza. Al contrario. Crogiolarsi in un atteggiamento di autocommiserazione, invece, sì.
Quando ti trovi di fronte al tuo capo, quindi, esprimi il tuo dispiacere in modo diretto e sincero. Poi però passa ai fatti e inizia a discutere delle soluzioni a cui hai pensato e a cui (ancora meglio) hai già iniziato a lavorare.
L’errore commesso è difficilmente riparabile? Assicurati di trasmettere il messaggio che hai capito dove hai sbagliato e ti impegnerai perché non accada in futuro. Puoi anche fare un passo ulteriore chiedendo cosa, secondo il tuo superiore, avresti potuto o puoi fare meglio.
E ovviamente non pensare nemmeno per un attimo di gestire tutto ciò via e-mail. Certe cose vanno discusse vis-à-vis (si, uomini all’ascolto: anche quando si chiude una storia o una conoscenza!).
Prenota 30 sedute di psicoanalisi da uno bravo
Analizza quel che è successo
Lo so che sembra un cliché, ma è indubbio che gli errori che commettiamo ci aiutino a migliorare e ad evitare di ripeterli in futuro. Non solo, nel lungo periodo ci rendono più sicure di noi stesse e ci danno quella sotterranea fiducia che ci fa dire “ehi, ne ho già passate tante, risolverò anche questa”. Sono sicura che c’è almeno un evento della tua vita a cui puoi pensare in questi termini. Qual è?
“Historia magistra vitae”, declamava Cicerone (la storia è maestra di vita). A patto però di osservare, analizzare e imparare dall’accaduto. Una volta risolto il problema, prenditi del tempo per ripensare al tuo errore al lavoro in maniera analitica. Cerca di capire cosa sia andato storto e di pensare a cosa avresti potuto fare (e a cosa quindi farai dall’indomani) per evitare che accada nuovamente:
- Si è trattato di un errore di distrazione? Bene, la prossima volta fai prima un doppio check per assicurarti che tutto torni. Chiudi quello a cui stai lavorando e riaprilo cercando di guardarlo con occhi esterni, come faresti se dovessi valutare il lavoro di qualcun altro. Spesso molti errori ci sfuggono perché diventiamo fin troppo sicuri e familiari con quel che stiamo facendo. E ai nostri occhi quello che abbiamo davanti finisce quasi col diventare trasparente. Una cosa è certa, quando si commette un certo tipo di errore al lavoro: difficilmente ricapiterà di nuovo.
- Si è trattato di un errore dettato dalla fretta? Bene, tempo di pianificare e organizzare meglio il lavoro. Forse il “ma sai, io lavoro meglio sotto pressione” (pretesto per procrastinare che però fa tanto figo), stavolta non è stato proprio d’aiuto.
- Non avevi informazioni sufficienti per svolgere il lavoro? Quel che devi fare è chiaro. La prossima volta, invece di lanciarti a capofitto sul da farsi presumendo che sia l’approccio corretto, fai ricerche, poni domande, accertati di essere sulla strada giusta quando sei a metà percorso, non una volta arrivata alla fine.
Insomma. Impariamo da quelli che salgono sul treno a Milano e 2 minuti dopo la partenza ti chiedono “Scusi, questo va a Roma vero?” (che tentazione, ogni volta, di rispondergli “Roma?! No, questo è diretto a Venezia”).
Il concetto è chiaro. Quel che conta è capitalizzare sull’errore per far sì che non si ripeta più. È qui che si trova la grande opportunità di crescita.
Chiuditi in casa e non fare più nulla per paura di sbagliare
Archivia e vai avanti
Dice una frase molto saggia (una di quelle di cui ci dimentichiamo proprio quando ne avremmo più bisogno o quando, guarda un po’, le cose ci toccano più da vicino):
Se c’è una soluzione perché ti preoccupi? Se non c’è una soluzione perché ti preoccupi?
Lo stesso vale per te. Se la situazione è risolvibile, smettila di rimuginare e inizia a farlo. Se così non è, allora guarda al lato positivo: hai imparato una nuova, preziosa lezione.
Buon lavoro!
Arli.
Valy dice
Grazie,
Purtroppo gli errori di distrazione sono il mio incubo, sono una persona abituata a fare mille cose contemporaneamente, cercando di farne una alla volta, ma poi arriva sempre quel qualcosa da fare nell’immediato per cui mi distraggo e bam..
Lavoro in un’azienda da un anno ormai, dopo anni di lavoro incerto e periodi di disoccupazione.. mi viene quindi un’ansia pazzesca ogni volta che faccio qualche errore del genere.. cercherò di rileggere questo articolo più spesso, come mantra😁
Arli dice
Ciao Valy,
Quella al multitasking è un’abitudine insidiosa. Ma il fatto di esserne consapevole è già un ottimo step.
Complimenti per il lavoro che hai trovato e stai facendo e ricordati di focalizzarti più sul valore che apporti rispetto ai piccoli errori che possono capitare a noi tutti.
A presto,
Arli.
Giuly dice
Bellissimo articolo, spero mi aiuti molto…
In questo periodo sto facendo un errore dietro l’altro, spero di uscirne al più presto! Ieri è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso,non riesco a pensare ad altro.
Arli dice
Ciao Giuly,
Grazie tante, mi fa molto piacere sapere ti sia stato utile.
Gli errori capitano, una volta che hai applicato tutte queste tattiche e creato dei sistemi per cercare di limitarli al minimo, cerca anche di trattarti con compassione. Come faresti con un’amica.
A presto,
Arli.
Fede dice
Grazie per quanto hai scritto!!
Le tue parole mi sono di conforto anche nel pensare che non sono sola.
In questo periodo non riesco a togliermi i sensi di colpa per gli errori sul lavoro che purtroppo ho commesso. Mi dico che dagli errori si impara e che non sono sola ma sicuramente leggere quanto hai scritto è ciò di cui oggi avevo proprio bisogno!
Grazie!
Arli dice
Ciao Federica, mi fa piacere che l’articolo ti abbia aiutata in un momento così-così.
Come va a distanza di tempo sull’argomento errori?
Silvia dice
Ciao Arli. Grazie di cuore il tuo articolo ha portato sollievo ad un cuore in ansia oggi.
Arli dice
Ciao Silvia, grazie e mi spiace tanto che certe situazioni al lavoro ti provochino ansia. Come stai ora?