Cinque importanti lezioni da portare con te nel 2021, per essere più centrata e appagata nel lavoro e nella vita.
Non c’è articolo, di questi tempi, che non inizi con un preambolo su quanto difficile sia stato il 2020 (tanto per usare un eufemismo). Non mi dilungherò su questo aspetto; ripensando al 2020, sono certa che ad ognuna di noi venga in subito in mente che cosa l’anno appena passato ci ha tolto e dato. Dato e tolto.
Anche a livello lavorativo è stato sicuramente un anno impegnativo; per alcuni la crisi Covid ha significato licenziamenti o cassa integrazione. Per altri orari extra di lavoro. E per altri ancora una difficoltà ancora maggiore nel conciliare sfera personale e professionale nel nuovo setting del lavoro da casa.
Lezioni per il lavoro che mi ha regalato il 2020
Pur confidando in una progressiva ripresa nei mesi a venire, sappiamo bene che il 2021 non ha certo il potere di cancellare tutto con un colpo di spugna.
E poiché ci aspettano settimane impegnative, voglio condividere con te le 5 lezioni lavorative che mi ha regalato -o a volte soltanto ricordato- il 2020.
1. Non devi sapere tutto (e va bene così)
Un momento che mi ha acceso una lampadina e fatto trarre un sospiro di sollievo nel vorticoso 2020, è avvenuto durante una conversazione con una mia collega.
MBA in una prestigiosa università americana, importanti esperienze lavorative fra Londra e la Silicon Valley, spiccate doti di leadership; la mia collega è senza dubbi una professionista e una donna molto in gamba.
Un giorno, parlando di una decisione strategica riguardante il prodotto a cui stavamo lavorando, mi disse: “Nessuno di noi, qui, ha mai lanciato una fintech totalmente da zero. Cerchiamo di fare del nostro meglio, facendo ipotesi e prendendo in prestito e mixando esperienze precedenti. Ma stiamo tutti improvvisando (we’re all improvizing)”.
Fu un momento rivelatorio.
Se lei, con tutta la sua esperienza e sicurezza, poteva ammettere di non avere tutte le risposte, perché io dovevo pretenderlo da me stessa?
Quelle poche parole mi diedero il permesso di liberarmi di tutta la pressione che mi stavo mettendo addosso. La pressione di dover avere una risposta a tutto, di dover essere in grado di fare tutto, di dover fare tutto e tutto da sola.
Che tu sia all’inizio della tua carriera o in un ruolo più senior e di leadership, ricorda che nessuno si aspetta che tu abbia tutte le risposte:
- Sii trasparente e serena nell’ammettere quello che non sai;
- Continua a formarti e ad imparare ciò che è utile a te e all’azienda;
- Utilizza le tue conoscenze per contribuire a indicare la strada su quali risorse sono necessarie per fare il passaggio successivo.
Pensaci: un buon architetto non può improvvisarsi come interior designer e fare due lavori in uno. Può però dare indicazioni ai suoi clienti su come scegliere un bravo interior designer o, ancor prima, suggerirgli questa soluzione a cui loro magari non avevano nemmeno pensato.
Il valore che apporti nel tuo lavoro non sta solamente in quello che fai, ma anche in quello che sai.
Le due cose vanno calibrate attentamente, ma l’una non può fare a meno dell’altra.
2. Ricordati che c’è altro oltre il lavoro (prima che ci pensi la vita a farlo)
È stato l’anno del lavoro da casa per molte persone. E per tante di noi è stato difficile riuscire a prenderci i nostri spazi. Vale a dire chiudere col lavoro ad orari umani come si farebbe normalmente in ufficio. E mettere dei sani paletti fra casa e lavoro.
Per quanto possa piacerti il tuo lavoro e il lavorare col tuo team, però, ricorda che non sei certo più efficace, efficiente o utile se non riesci nemmeno a gestire il tuo tempo e i tuoi livelli di energia.
E no, lavorare sempre al limite non è un buon modo di gestire né l’una né l’altra cosa. Né di vivere a pieno la tua vita, che è composta di tante altre aree oltre al tuo lavoro.
Ecco alcune abitudini molto concrete che mi hanno aiutata in questo senso:
- Mettere in calendario le pause pranzo e impegnarmi effettivamente a rimanere offline (senza spegnere il computer per poi controllare email o notifiche sul telefono)
- Programmare che cosa fare durante le pause, così da non ritrovarmi a perdere quei 30, 45 o 60 minuti di fronte ad un altro schermo (quello del telefono!). Una passeggiata all’aperto rimane la mia opzione preferita; quando non è possibile, mi prendo del tempo per staccare fra le pagine di un libro. O semplicemente per cucinare un pasto nutriente, invece di mangiare qualcosa di fretta e sovra pensiero.
- Anche se non inerenti al lavoro, mettere in calendario attività extra-lavorative in cui vogliamo impegnarci prima o dopo il lavoro. Al di là del weekend, molti dei contenuti che pubblico per Donna In Carriera sono realizzati proprio in tante mezz’ore messe insieme la mattina prima di iniziare a lavorare. Cerco di fare lo stesso per gli allenamenti. Non sono naturalmente portata per l’attività fisica, e trattare i miei workout con la stessa serietà che dedico agli impegni lavorativi mi aiuta ad essere più costante.
- Stesso discorso vale per le relazioni; non puoi aspettarti che continuino a crescere e prosperare se non hai il tempo per un messaggio, una chiamata o una chiacchierata a cena in cui sei realmente presente. Senza continuare a pensare a quello che hai fatto quel giorno o quello che dovrai fare il giorno successivo.
- Dopo una certa ora la sera divieto assoluto di “finire solo un attimo quella presentazione” o “controllare giusto un secondo l’email”. Nel mio caso è esteso all’uso di qualunque device elettronico in generale; fidati, fa una differenza enorme sulla quantità e qualità del tuo sonno.
Pensaci: se prendi più seriamente ogni singola call di lavoro che hai ogni giorno, ma non le azioni che contribuiscono alla tua salute e al tuo benessere generale, che messaggio dai a te stessa?
3. Fidati del tuo intuito (conosce già le risposte)
In un’intervista con Brenè Brown, la scrittrice americana Elizabeth Lesser ha raccontato un episodio interessante. Sotto ad un poster contenente il giuramento di Ippocrate e le parole “Do no harm” (astieniti dal recare danno), un’infermiera aveva aggiunto a mano “…But take no bullshit”. Vale a dire:
“Astieniti dal recare danno, ma non accettare stro**zate”.
Tradotto? C’è un limite oltre il quale essere una team player, una persona collaborativa e accomodante, smette di essere un pregio e un valore aggiunto e diventa invece un detrimento.
Sia per te stessa che per i colleghi e le persone che ti circondano.
Peggio ancora, può essere la coperta di Linus dietro alla quale ti nascondi per evitare di far sentire la tua voce, di essere scomoda perché sia mai che scomodi gli altri, di dire la tua perché vittima del voler essere “una brava bambina”.
Negli ultimi mesi del 2020 mi sono trovata in una situazione in cui il mio intuito (già da un po’) mi suggeriva che qualcosa non andava. C’era nell’aria puzza di bruciato, eppure io cercavo di coprirla con un posticcio profumo di: “Forse mi sbaglio“, “Magari sto esagerando…”, “Forse non ho capito bene io…“. Già, forse forse forse…
Forse invece è il caso di fidarci un po’ di più delle nostre sensazioni?
Nel mio caso ho aspettato un po’ e dato diverse chance alla situazione di evolvere per il meglio, finché il quadro non è diventato sin troppo chiaro. Ho così realizzato che parlarne prima e in modo aperto con il resto del mio team avrebbe evitato a tutti noi una gran perdita di tempo, denaro, motivazione e costo opportunità.
P.s. Se nonostante la perdita siamo stati in grado di strappare relativamente in fretta il cerotto, è stato solo grazie ad una cultura aziendale creata nel tempo con cura e impegno da noi tutti. E all’appoggio di una persona che ha preso i miei “forse“, ha guardato oltre e ha subito capito come stavano le cose.
È per questo che da anni ti consiglio caldamente di investire tempo e risorse lavorando solamente per bravi manager e in contesti in cui non si facciano compromessi su alcuni valori cardine. Quali? Quelli li scegli tu.
4. Impara a dire di no anche al lavoro
Questo è il punto su cui tutt’ora faccio più difficoltà, e in cui mi impegnerò a lavorare di più quest’anno.
È qualcosa in cui fai fatica anche tu? Ricorda che
Ogni volta che diciamo sì a qualcosa, diciamo no a qualcos’altro.
- Dici sì al lavorare 5 giorni su 5 la sera e un po’ nei weekend? Stai dicendo di no all’equilibro nella tua vita vita, al tempo per te, le relazioni, interessi e via dicendo.
- Dici sì a quella presentazione last minute e al collega che ti chiede un favore sapendo di essere già stretta sui tempi? Se non si tratta di eccezioni ma della regola, stai dicendo di no ad un modo di lavorare più organizzato e di qualità.
- Dici sì senza pensarci? Stai dicendo di no e ti stai disabituando a prenderti del tempo per riflettere su che cosa davvero merita il tuo sì e cosa no. Cosa crea davvero leva e vantaggio per il tuo team e cosa no.
Come mi è stato detto di recente da una persona al lavoro che stimo e apprezzo molto, “un livello eccessivo di commitment non solo non è sostenibile, ma alla lunga impatta anche sui tuoi livelli di motivazione”.
Paradossale, ma funziona.
5. Status? Lascia stare
A livello non solo professionale, ma anche personale, il 2020 è stato l’anno che -più di tutti- mi ha aperto gli occhi sulla trappola del lavoro vissuto come una medaglia al valore. Il tuo valore personale.
L’anno in cui ho smesso di interessarmi allo status che il mio titolo o ruolo mi danno, per concentrarmi di più su come il mio lavoro mi fa stare, sentire, essere.
È una trappola insidiosa e facile in cui cadere, quella in cui confondiamo il prestigio che ci offre una certa posizione con ciò che desideriamo a livello profondo.
Il rischio maggiore è di farci immobilizzare in una posizione in cui non siamo più soddisfatte per “salvare le apparenze“. O di renderci troppo impaurite per gettarci in una sfida che potrebbe renderci più felici ed appagate. Perché “chissà gli altri cosa ne penseranno“.
Ricorda che gli altri non sono te e non vivono la tua vita. Il tuo valore non è nel titolo che del tutto arbitrario che ti è stato assegnato da un’azienda. E che non hai nulla da dimostrare per validare il tuo valore.
Vali già per la persona che sei, non solo per la professionista che diventerai.
Mi auguro che queste lezioni per il lavoro possano esserti utili ad affrontare questo nuovo anno. E tu, quali lezioni ti porti dietro dal 2020, o quali di queste implementerai nel tuo lavoro di tutti i giorni? Se ti va, ne parliamo insieme all’interno del nostro gruppo facebook.
In attesa di una nuova primavera (reale e metaforica), ti auguro uno splendido 2021.
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