Ogni anno, riviste come Forbes e aziende come Linkedin stilano una lista delle migliori aziende per cui lavorare. Ce n’è una, però, che batte puntualmente tutte le altre e rimane sempre prima in classifica. Sai qual è?
Nei miei anni di lavoro in Google, una delle osservazioni che mi sono sentita rivolgere più spesso riguardava il suo essere perennemente in cima alle classifiche globali di “migliori aziende per cui lavorare“.
Innovazione, cultura aziendale, benefit, dipendenti brillanti: è indubbio che aziende come Google si siano ampiamente guadagnate questo premio.
Eppure, anche quando arrivi a lavorare in questi Olimpi dell’eccellenza, una cosa è chiara. E anzi, questo elemento rappresenta forse proprio la ragione per cui si finisce col varcarne le porte.
Di cosa sto parlando? Del fatto che la migliore azienda per cui lavorare non è una multinazionale quotata in borsa super innovativa, né una start-up unicorno che arriva a fatturare vagonate di miliardi nei primi anni di attività.
La migliore azienda per cui lavorare è la…
[Tuo nome] S.p.A.
Ti chiami Giulia? Bene. L’azienda per cui lavori – e di cui sei al contempo Presidente ed Amministratore Delegato – è la “Giulia S.p.A.”. Sei dipendente dell’azienda Pincopallo S.r.l?
Ottimo: diremo allora che Giulia, Presidente ed AD di Giulia S.p.A., offre un servizio di consulenza, retribuito e continuativo, all’azienda Pincopallo S.r.l.
Ma il tuo capo sei e rimani tu.
Credimi, non si tratta di una sottigliezza semantica, ma di un totale rovesciamento di mentalità che, una volta acquisito, farà tantissima differenza nel tuo percorso professionale (e non solo).
La migliore azienda per cui lavorare
Lo vediamo ogni giorno, quando leggiamo le notizie o quando ci confrontiamo con amici e colleghi: il mondo del lavoro sta cambiando. E complice la crescita esponenziale in ambito innovativo, lo sta facendo ad una velocità sempre più vertiginosa.
Sono ormai lontani i giorni in cui ci si laureava, si entrava in un’azienda e si passavano lì quarant’anni in attesa della pensione e dell’orologio d’oro ricevuto insieme alla buonuscita per gli anni di fedele servizio.
Il concetto di “contratto a tempo indeterminato” si sta lentamente trasformando per tantissimi in una chimera, un concetto desueto come le cabine telefoniche a gettoni.
È un bene? Un male? Molte considerazioni possono essere fatte in merito, ma quel che è certo è che siamo di fronte ad UN FATTO. Un cambiamento che, se non sapremo cavalcare come surfer sull’onda, finirà col travolgerci come un’onda anomala.
Come farlo, quindi?
Iniziando a sviluppare la famosa mentalità imprenditoriale, anche se si lavora come dipendenti o (a maggior ragione) liberi professionisti. Cominciando a pensare che non si lavora solo per uno stipendio, un contratto o un “posto fisso” (cosa siamo, alberi?!). Iniziando a pensare che non lavoriamo per essere meri esecutori di idee, piani e sogni altrui.
Entrando nell’ottica di lavorare per noi stessi.
Di lavorare, al contempo:
- per i nostri bisogni, aspirazioni, ambizioni e sogni
- al servizio del nostro cliente (che può essere quello che vedremo una volta e poi basta o l’azienda per cui lavoriamo come dipendenti da anni)
Proprio come un imprenditore, oggi abbiamo tutti una nostra attività, un nostro business. Per alcuni può essere la libera professione e per altri il lavoro dipendente, ma per tutti prende il nome di carriera; una componente tanto importante quando preponderante nella vita di tutti noi.
Questa nostra attività imprenditoriale (la nostra carriera), muta e si evolve assieme a noi.
Spesso lavoriamo per mesi o anni presso un’azienda. E nel farlo cresciamo, impariamo, facciamo esperienza, risolviamo problemi, proponiamo soluzioni, ideiamo ed eseguiamo piani e strategie e siamo chiamati a dimostrare il nostro valore, attraverso le nostre azioni e i nostri risultati, tutti i santi giorni.
Quello che facciamo, a prescindere dalla tipologia contrattuale che ci lega al “datore di lavoro”, è di fatto erogare un servizio che si fonda sulle nostre capacità, competenze e know how.
Ma dobbiamo in primis farlo per noi.
A cosa serve questo cambio di mentalità?
Ci sono almeno 3 buone ragioni per iniziare a considerare te stessa, la tua vita e il tuo percorso professionale come il tuo primo e vero lavoro – anche se lavori per altri:
-
Mentalità di crescita e formazione continua.
Hai presente cosa accade molto spesso, nelle relazioni, col passare del tempo? Iniziamo a diventare compiacenti. A dare per scontata la persona che ci sta affianco.
Lo stesso può accadere quando siamo immersi nell’ottica di lavorare per i risultati e gli obiettivi altrui; finiamo con l’impigrirci, con il dare per scontati gli elementi positivi del lavoro e a focalizzarci unicamente su quelli negativi. Smettiamo di formarci, aggiornarci, incuriosirci, di guardare il nostro lavoro con occhi, mente e cuore nuovi.
Quando invece iniziamo a ragionare come imprenditori della nostra attività, come proprietari di quel business che è la nostra carriera, la prospettiva si ribalta. Sentiamo che la costruzione del percorso non dipende unicamente dai piani aziendali o dagli ordini del capo, ma dalle scelte che prendiamo noi stessi.
Capiamo che se vogliamo tenerci quello che abbiamo e ottenere quello che desideriamo, dobbiamo procurarci gli strumenti per farlo. Persino le attività quotidiane e di routine, affrontate con questo approccio, vengono riviste come opportunità di crescita, apprendimento e formazione. E non ci fermiamo lì: le ricerchiamo continuamente ed attivamente, anche al di fuori del lavoro.
E lo sai qual è l’aspetto quasi paradossale? Con una mentalità imprenditoriale diventerai un dipendente ancora più valido e prezioso per l’azienda.
Lo sai come si dice: “chi non si forma si ferma“. Chi invece continua a formarsi è in continuo movimento e con lui anche tutto ciò che lo circonda.
-
“It’s just business!”
È solo lavoro. Non è una relazione sentimentale, non è un fidanzamento, non è un matrimonio o una promessa solenne. Se da un lato è tuo dovere e imperativo morale affrontare il lavoro con la massima etica, professionalità e correttezza, d’altro canto non puoi correre il rischio di “sentimentalizzarlo” troppo.
Questo non significa doversi comportare scorrettamente o venir meno ai propri impegni. Bisogna sempre dare il meglio di sé e cercare di lasciare un bel ricordo nelle persone e nei colleghi con cui abbiamo percorso un tratto di strada.
Ma a voler essere banalmente realisti, in fondo il lavoro è un contratto, una prestazione professionale che offri ad un cliente o datore di lavoro a fronte di un ritorno economico. Se domattina l’azienda o il cliente per cui lavori dovessero iniziare a fare dei tagli, o decidessero che per loro non rappresenti più un valore aggiunto, provvederebbero -a ragion veduta- ad interrompere il rapporto professionale. Non possono certo continuare ad offrirti uno stipendio semplicemente perché tu hai un mutuo da pagare. Se avrai maturato la mentalità fluida e adattiva del “dipendente-imprenditore“, sarai molto più in grado di affrontare con i giusti strumenti un simile cambiamento.
-
Scelta del miglior offerente
Un mio professore universitario una volta ha detto: “La monogamia può essere interessante nelle relazioni sentimentali, ma nel business? Naaah, pessima idea!“.
Eh già. Perché se vivi le tue giornate, il tuo lavoro, il tuo percorso con l’atteggiamento da “dipendente”, è proprio quello che finirai col diventare: dipendente.
Dipendente dall’azienda per cui lavori e dai suoi risultati. Dallo stipendio che ricevi. Dalle politiche ai piani alti. Da quanto altri decidono di investire in te. Dall’umore e dal carattere del tuo capo (situazioni, tutte, che capitano anche nelle migliori aziende). Non esattamente una relazione idilliaca, non trovi?
Con l’approccio e la mentalità imprenditoriale applicata al lavoro, invece, ti è chiaro che tu sei lì perché vuoi esserci (e soprattutto è chiaro a tutti gli altri). Certo, un’entrata economica serve a tutti, ma tu non sei lì ad elemosinarla. La ricevi perché hai deciso di mettere le tue competenze e conoscenze a servizio di quell’azienda. E nel momento in cui dei patti o dei valori per te importanti dovessero venire meno, sai che puoi scegliere di scindere la relazione professionale in qualunque momento. Puoi scegliere di offrire i tuoi servizi ad una realtà in cui entrambe le parti possano trarne maggiore giovamento.
È così semplice? Sì, semplicissimo. È facile? No, non mi sognerei mai di dirti che sia tutto rose e fiori. Tutt’altro.
Richiede impegno, lavoro e tanta resistenza caratteriale.Quindi è difficile, sì. Ma molto più difficile è rimanere in una situazione lavorativa abusante, stressante, in cui smettiamo di crescere, di credere in noi stessi e nelle nostre capacità.
Nelle relazioni meglio riuscite nessuno ha il coltello dalla parte del manico e nessuno vuole usarlo contro l’altro. Sono quelle in cui nessuno dipende da nessuno e in cui, chi sceglie di rimanere, sa che la porta è sempre aperta. Vale in amore, figuriamoci nel lavoro.
Mi auguro di vero cuore che queste riflessioni siano state per te utili e soprattutto che inizierai ad adottare una mentalità più imprenditoriale nel modo di vivere e costruire lavoro e carriera.
Quindi ricordati sempre: forse non esistono migliore aziende per cui lavorare in senso assoluto.
Ma esiste una migliore azienda per cui lavorare, sempre, e quella sei tu e la tua vita.
Il tempo e la vita che investi nel lavoro non te li restituirà nessuno, sono solo tuoi. Perciò fai sì che siano ben spesi.
Ti auguro un anno meravigliosamente imprenditoriale 🙂
Arli.
P.s. A fine 2018 ho finalmente lanciato la newsletter di Donna in Carriera! Sono davvero felice di come è stata ricevuta e se non sei ancora iscritta ti invito a farlo dal form qui sotto, così da non perderti tutti i prossimi contenuti.
Lascia un commento