In tutte le relazioni, gli altri ci trattano come noi insegniamo e permettiamo loro. Scopri come innalzare il tuo valore usando… il braccialetto del talento 😉
Qualche tempo fa ero in taxi, con una mia cara collega di Google, dirette all’aeroporto di Madrid per rientrare a Londra dopo una lunga riunione. Ricordo ancora il calore del sole che filtrava dal finestrino mentre parlavamo. E una conversazione che mi ha molto colpita e mi è rimasta impressa.
La mia collega mi raccontava di una sua amica che, conclusa l’università, era entrata nel programma post-graduate di una delle grandi catene del fast-fashion.
Si tratta di un programma piuttosto ambito per il suo prestigio ed esclusività, ma anche per i suoi benefit.
La sua amica percepiva infatti uno stipendio da capogiro per un neo-laureato, faceva parte di un programma di mentorship con la dirigenza dell’azienda e aveva l’affitto pagato, per 12 mesi, in una casa grande e moderna nel pieno centro di Parigi.
Ora non so tu, ma le mie esperienze post-laurea includevano tutt’al più rimborsi spese a dir poco ridicoli a fronte di ore e ore di lavoro (cosa per cui sembrava che l’azienda ti stesse quasi facendo un favore).
Sentire di tutti questi benefit che venivano offerti ad una ragazza di appena 24 anni mi colpì abbastanza. Ma non quanto il commento che, con massima naturalezza, fece la mia collega:
“Beh per forza, con la competizione che c’è per trattenere i migliori talenti, o fanno così o i loro dipendenti se li prendono i competitor”
La competizione di cui parlava, dal suo punto di vista di “high performer”, non era quella fra candidati. Bensì quella fra aziende che si disputano l’assunzione delle migliori fra queste giovani promesse.
Un rovesciamento davvero interessante del comune modo di pensare.
In quel momento ho acquisito un super potere. Un potere che appartiene a tutti e che dobbiamo solo riscoprire di avere.
Un po’ come Spiderman quando viene morso dal ragno, il super potere che avevo appena acquisito era quello della consapevolezza.
La consapevolezza che il valore che noi ci diamo, è lo stesso che comunichiamo all’esterno. Ed è lo stesso che chi ha a che fare con noi prenderà necessariamente “per buono”, se saremo capaci di comunicarlo con sicurezza e di dimostrarlo con le nostre azioni, il nostro impegno e i nostri risultati.
Ti hanno mai detto che TU sei un talento?
Pensa solo per un momento a come sarebbe diverso l’approccio al tuo lavoro (o ad un colloquio, una promozione, o un’opportunità che ti fa un po’ paura), se entrassi in quest’ottica. Se sentissi e sapessi chiaramente -perché hai lavorato per arrivarci- qual è il tuo valore e cosa ci guadagnano gli altri ad averti come parte del loro team o del loro progetto.
Se iniziassi a pensare a te stessa come “un talento” del tuo settore.
Probabilmente capiresti che puoi ambire a molto di più rispetto ad un lavoro che non ti piace, un capo che non ti valorizza e un ambiente di lavoro castrante per la tua crescita e la tua creatività.
Il “rapporto di potere” si rovescerebbe (o quanto meno livellerebbe) immediatamente.
Ti sarebbe chiaro che l’azienda, o il tuo capo, non ti hanno fatto un favore ad averti assunta, come magari vogliono farti credere. Hanno fatto un affare! E tu lo stesso.
Per aumentare questa tua sicurezza e il tuo valore sul mercato, è però importante riflettere su due aspetti:
- Primo: affinché il tuo valore sia riconosciuto, è necessario che tu per prima entri nella giusta mentalità. Quella di chi si riconosce nell’immagine del “talento”. Di chi con sicurezza e umiltà (caratteristiche niente affatto opposte), conosce i propri punti di forza e sa comunicarli e venderli con chiarezza.
- Secondo (non certo per importanza): per poterti “vendere” come un talento, devi essere un talento. E se stai già pensando: “sì ma io non ho nessun talento particolare in niente“, ti fermo subito.Se ancora non hai sviluppato i tuoi migliori talenti, non vuol certo dire che questi non esistano.Ognuno di noi possiede un set speciale ed irripetibile di doni, caratteristiche ed unicità che nessun altro può offrire al mondo.Essere considerata un talento (o scegli l’aggettivo che più ti piace), essere rispettata e trattata come tale, è assolutamente alla tua portata.Come detto, c’è una sola conditio sine qua non: per appartenere a questa “cerchia dei migliori” e godere dei benefici di cui essi godono (benefici del tutto soggettivi, che sceglierai tu in base a ciò che realmente conta per te), devi anche essere uno dei migliori. E non parlo dell’essere “migliore” in termini assoluti, ma del lavorare ogni giorno per diventare la migliore versione di te stessa.
Mentre lo farai, scoprirai che il “prezzo da pagare” (in termini di impegno, pazienza, determinazione e costanza) fa esso stesso parte della ricompensa. Perché mentre paghi quel tributo, stai già facendo quel che ti serve per diventare la versione migliore di te.
Questi due elementi (1. lavorare secondo gli standard di un talento e 2. sapersi vendere come tale) vanno quindi a braccetto. Sempre.
Come ying e yang, il giorno e la notte, il sole e la luna, il pane e la Nutella. L’uno non esiste senza l’altro (soprattutto nel caso di pane e la Nutella, diciamocelo).
Perché?
Perché non puoi pretendere di essere considerata un’eccellenza se non fai quello che serve per raggiungere l’eccellenza.
Al contempo, però, non puoi essere considerata un’eccellenza se fai cose eccellenti ma non hai il giusto atteggiamento che ti serve a riconoscerle e trasmetterle.
Una cosa è avere talento. Un’altra cosa è scoprire come usarlo – Roger Miller
E quindi?! Come si sbroglia questo bandolo della matassa, questo cane che si morde la coda?
Hai due modi per farlo. Puoi usarne uno alla volta a seconda delle circostanze, così come molto spesso ti ritroverai ad usarli entrambi in contemporanea.
Il braccialetto del talento
Ti presento “il braccialetto del talento“. Questo bracciale ha poteri magici che servono ad innalzare i tuoi livelli di consapevolezza e sicurezza in te stessa 😉 Può essere usato in due modi:
- Puoi attingere alle tue competenze per guadagnare in termini di sicurezza in te stessa.
- Puoi attingere alla tua sicurezza in te stessa per guadagnare nuove competenze.
Qualunque porta di accesso tu scelga di prendere, entrerai a far parte di un circolo virtuoso:
- Più competenze acquisirai, più sarai sicura di te stessa.
- Più sarai sicura di te stessa, più competenze guadagnerai.
E il circolo virtuoso si trasformerà nel tempo in una spirale ascendente che ti porterà sempre più in alto.
Ma da dove iniziare? Come detto, puoi accedere a questo ciclo da due porte diverse. Ognuna presenta il suo funzionamento particolare e ha il suo prezzo e le sue modalità specifiche.
Parti dalle competenze
Come possiamo acquisire autostima e sicurezza nel nostro lavoro? Beh, intanto imparando a fare bene (benissimo) il nostro lavoro. Impegnandoci per raggiungere il nostro personale livello di eccellenza. Il che può includere:
- Continuare a formarci e investire su di noi anche una volta terminati gli studi.
- Tenerci aggiornate sulle novità del nostro settore, le mosse dei competitor, i trend emergenti.
- Comprendere come si sta modificando lo scenario lavorativo e continuare ad acquisire competenze utili per rimanere rilevanti e propositive.
- Costruire il proprio profilo professionale continuando ad aggiungere sempre nuovi strumenti alla nostra cassetta degli attrezzi.
- Ragionare e comportarsi da vere professioniste.
E nulla potrà farci sentire più sicure di noi stesse quanto la piena padronanza del nostro know-how professionale.
Una padronanza che non arriva certo come un dono dal cielo. Ma che puoi guadagnarti e acquisire pian piano, passo dopo passo, con pazienza e costanza. Mettendoci impegno, lavoro e un minimo di pianificazione.
Pensa: quali sono, nel tuo lavoro, quelle competenze che che puoi acquisire per renderti una professionista di valore? Prova a stilare una lista.
E se non sai da dove partire, prova a guardare al percorso professionale di persone che stimi o ammiri. Studiale. Che percorso hanno fatto? Quali corsi hanno seguito? Come passano il loro tempo in ufficio? E al di fuori del lavoro? Che cosa contribuisce a renderle sicure di sé, a trasmettere carisma e autorevolezza?
Lavorare sull’accrescimento delle tue competenze innalzerà col tempo anche il tuo livello di sicurezza in te stessa. Una sicurezza che arriverà dall’interno, ma che trasmetterai anche all’esterno e che ti permetterà in seguito di ottenere nuove e più alte competenze (e via dicendo, fino alla conquista dell’universo così come lo conosciamo :D).
Piccolo disclaimer
Non starò certo ad indorare la pillola. La collega di Google di cui ti ho parlato prima (una ragazza super intelligente, sveglia e meravigliosa dal punto di vista umano), è originaria di Sidney. Concluso il liceo aveva un dubbio amletico di fronte a sé: iscriversi alla più esclusiva business school europea (quella di Londra) per un programma di double degree affiliato con l’università di Singapore, oppure trasferirsi negli States e provare ad accedere ad Harvard.
Eh, le scelte ardue della vita. Rolex o Philip Patek? Maldive o Polinesia Francese? Bulgari o Cartier?
Chi di noi non si è mai trovato ad un simile bivio? 😃
Scherzi a parte: è indubbio che ciascuno di noi, nella corsa della vita, parta da punti differenti.
Tanti sono allineati sulla linea di partenza.
Diversi partono già a pochi passi dalla linea di arrivo.
Tantissimi partono invece a decine di metri indietro rispetto alla linea di partenza, che probabilmente nemmeno vedranno mai.
Siamo in più di 7 miliardi a questo mondo.
Tu puoi guardare ai “privilegiati” e ai “raccomandati” che ti stanno davanti con un senso di invidia e sfiducia e dirti che tanto a quel punto non arriverai mai. Oppure puoi guardarti indietro e accorgerti di tutte le persone che sono dietro di te. Persone che, per condizioni di nascita e opportunità, possono solo sognare i privilegi che tu hai e che probabilmente loro non conosceranno mai.
E puoi usare questo punto di partenza per condurti quanto più lontano desideri, in questa corsa che è la vita.
Guardandoti attorno per trovare i tuoi compagni di viaggio...
Osservando chi ti è davanti come ragione di sprone e motivazione…
E chi rimane indietro come un’ulteriore ragione per onorare la tua fortuna e magari un giorno aiutare chi ha meno di te.
Parti dalla sicurezza in te stessa
L’altro modo per accrescere la nostra “autostima professionale” è quello di cominciare con la sicurezza in noi stesse e usarla come leva per poter acquisire nuove competenze (che in cambio aumenteranno il nostro senso di sicurezza e via dicendo).
Ma come fare? Questa situazione somiglia un po’ al classico “viene prima l’uovo o la gallina”? O a quando le aziende cercano giovani con esperienza, i quali però non hanno esperienza proprio perché le aziende cercano persone che hanno già esperienza (LOL!).
Una possibile soluzione è questa: conosci l’espressione inglese “Fake it until you make it“?
Significa letteralmente: “Fingi di esserlo finché non lo diventi”.
Non è certo un invito a dissimulare chi siamo veramente, o a “pompare” le nostre competenze e la nostra preparazione a livelli che sfiorano la truffa.
Si tratta piuttosto di metterci in una disposizione d’animo e di adottare un atteggiamento mentale per cui diventiamo i primi fan e supporter di noi stessi, del nostro percorso e delle nostre capacità.
E di trasmetterlo per ottenere certe possibilità e opportunità.
Andiamo sul concreto con qualche esempio:
- Se sei una figura ancora junior nel mondo del lavoro, puoi attingere alla tua riserva di sicurezza in te stessa facendo richiamo alle situazioni (anche non lavorative) che hai già affrontato con successo. Il messaggio è: “Ok, forse al momento non ho ancora tutte le competenze che state cercando per questo ruolo, ma ho l’approccio mentale che serve per acquisirle. L’ho già dimostrato in passato nel contesto [bla bla bla] e mi sto già impegnando a lavorarci facendo [bla bla bla]”
- Se hai già diversi anni di esperienza lavorativa, ormai sai già come funziona. L’idea è quella di utilizzare competenze ed esperienze già acquisite al livello 5 per poter salire al livello 6. Se al livello 5 hai però raggiunto solamente il 60% di esperienze e competenze necessarie per salire a quello successivo, puoi usare la tua sicurezza per colmare quel gap e arrivare almeno ad un 80%. Questa sicurezza si traduce in intraprendenza, nella fiducia che comunichiamo a noi stessi e agli altri per dire che “I’ve got what it takes. Ho quello che serve per eccellere al livello successivo e l’ho dimostrato facendo [bla bla bla]. Ora sono pronta a fare il resto!”
Per fare la mossa successiva a volte serve un “leap of faith“, un atto di fede (o fiducia, se preferisci). Perché se quella fiducia non ce l’abbiamo noi per prime, come potremo mai convincere gli altri?
Questa è anche la ragione per cui le donne non inviano candidature per un dato ruolo a meno che non ritengano di somigliare al 100% alla descrizione dell’annuncio. Mentre gli uomini lo fanno se credono di avere appena il 60% dei requisiti (fonte: ricerca di Hewlett-Packard).
Pensa questo in quante opportunità perse si traduce. Opportunità di acquisire nuove competenze, nuove esperienze, nuova sicurezza. Proprio perché ci manca quel briciolo di sicurezza iniziale che pure basterebbe a dare avvio a tutto il processo.
“Fake it till you make it”. Fingi di esserlo finché non lo diventi.
Perché la costruzione di sé, della propria autostima e della propria identità (personale e professionale), somiglia un po’ alla descrizione che alcuni fanno dell’imprenditoria.
Un imprenditore è colui che salta da una scogliera e costruisce l’aereo su cui volerà mentre sta precipitando
Le condizioni perfette non ci saranno mai. Perciò intanto è importante partire, è importante salpare, è importante saltare.
Con quello che hai, con quello che sai.
Andando avanti, facendo errori, facendo 2 passi avanti, 3 indietro, 4 avanti, imparando strada facendo e capitalizzando competenze ed esperienze.
Finché -all’improvviso- non ti ritroverai a volare.
È quello il potere del braccialetto del talento.
Competenze e sicurezza in te stessa: tu da quale parti?
Buona settimana,
Arli.
Giada dice
Articolo bellissimo, mi ha dato una carica pazzesca 😀
Arli dice
Ciao Giada,
Mi fa davvero tanto piacere.
Grazie di questo commento,
Arli.