Tenere un diario personale è un’abitudine che può portarti tantissimi benefici, sia a livello personale che professionale. In quest’articolo condivido i tre formati di diario personale che ho trovato più utili negli anni.
Avevo circa otto o nove anni quando mi hanno regalato il mio primo diario. Come nei più classici dei cliché, sulla copertina plastificata morbida compariva una principessa bionda. Il lucchetto con la chiave, la vera chicca, lo rendeva uno scrigno segreto e inaccessibile di parole contenente tutti i miei segreti (o almeno così credevo :)).
Negli anni, e per anni, di diari ne ho avuti tantissimi. E l’abitudine a tenere un diario personale è qualcosa che consiglio a chiunque voglia fare un esercizio di scoperta di sé, un viaggio interiore o un percorso di catarsi personale.
Quando ho iniziato a lavorare, per diversi anni ho trascurato questa abitudine. Da supporto e confidente, quello spazio di pagine bianche si era quasi trasformato in un altro impegno da portare a termine. Invece che ad una scrittura libera, mi faceva pensare all’ennesima forzatura da inserire nella mia routine.
Per fortuna, negli ultimi due anni ho ripreso ad utilizzare uno o più formati di diario personale con una certa frequenza (direi quasi giornalmente…). Oggi voglio condividere con te i tre formati che per me si sono rivelati più utili, liberatori o efficaci.
Come piccolo regalo, ho preparato per te un file scaricabile con il template gratuito di questi tre format.
Diario personale: alcune non-regole
Quella del diario è -e dovrebbe essere- un’abitudine e un momento dedicato esclusivamente a te stessa. Non ci sono regole e dettami particolari a cui dover sottostare. Io però ti consiglio quanto segue:
- Non iniziare un diario personale perché “devi” o perché qualcuno dice che è utile. Inizialo pensando alla ragione per cui, da qualche parte dentro di te, senti di voler iniziare questo viaggio. Per questa ragione, di ciascuno dei tre formati in questo articolo ti racconto cosa mi piace in particolare e in che modo può esserti utile.
- Le tre opzioni che ti presenterò potrebbero incuriosirti e potresti essere tentata di volerli sperimentare più di uno alla volta. Io ti consiglio di evitarlo. Per fare tua l’abitudine e soprattutto iniziare a percepirne i benefici, scegli la forma di diario che in questo periodo ti sembra più congeniale al tuo stato e ai tuoi obiettivi e portala avanti per un discreto periodo di tempo prima di tirare le somme.
- Se possibile, tieni un diario in forma cartacea e scrivi a mano. Ci sono tantissimi studi che dimostrano che la scrittura a mano aiuta la memorizzazione, le probabilità di raggiungere gli obiettivi che affidiamo alla carta e anche a migliorare la nostra capacità di linguaggio. Non solo: scrivere a mano, rispetto al farlo al computer, è un’attività più lenta, più riflessiva, che collega mente, cuore e mano. È un gesto manuale più lento, più disteso, più meditativo. Considera i 5, 10 o 15 minuti che dedicherai alla scrittura del tuo diario personale come un momento di mindfulness tutto per te.
Bene, fatte queste premesse, andiamo a vedere insieme i cinque formati di diario personale che negli anni ho testato personalmente e che ti consiglio di provare. In primis per te stessa e, di conseguenza, in un certo senso anche per il tuo lavoro. Come diciamo sempre: vita personale e professionale sono collegate a stretto giro.
1) Il diario dei 5 anni
Come funziona:
Guarda il calendario. Che data è oggi? Ti piacerebbe ricordare, in questa stessa data, che cosa stavi facendo esattamente un anno, due anni, tre anni o quattro anni fa? Con chi eri, che cosa avevi mangiato quel giorno, che cosa ti rendeva triste o felice, quali problemi ti sembravano insormontabili e quali sogni troppo grandi perché potessero avverarsi?
Se la risposta è sì, il diario dei cinque anni fa per te.
La struttura e l’idea di questo diario personale è tanto semplice quanto brillante. Alla fine dell’articolo puoi trovare il template da scaricare per vedere come funziona. Ogni pagina corrisponde ad uno dei 365 (+1) giorni dell’anno. 1 gennaio, 2 gennaio, 3 gennaio e via dicendo… E in ogni giorno ci sono 5 spazi con 5 righe ciascuna in cui si inserisce l’anno in cui si sta scrivendo il diario (facciamo finta di iniziarlo nel 2020). Il diario si compila “in orizzontale”. Vale a dire che nel primo anno si scriverà solamente nelle prime cinque righe del primo spazio dedicato al 2020. Quando il primo anno è finito, si passa al secondo spazio e si compila ogni giorno del 2021. Così facendo, quando si arriva all’anno cinque (2024) si può vedere che cosa facevamo, pensavamo e sentivamo in una stessa data (es. 3 gennaio) degli anni precedenti.
Il diario dei cinque anni è stato davvero una bella sorpresa per me. L’ho iniziato il 22 luglio 2019 e da allora ci scrivo ogni sera.
Ecco perché mi piace:
- Ogni anno festeggiamo il nostro compleanno e pensiamo agli anni di vita che abbiamo vissuto. Ma quella vita, quegli anni, sono in realtà composti di mesi, settimane, giorni, momenti, fatti e accadimenti precisi che ci hanno portate ad essere chi siamo in quel momento. Momenti a volte banali ma a loro modo preziosi, che molto spesso vanno perduti e di cui senza un diario non ci ricorderemmo nemmeno.
- Rispetto ad un diario normale, mi piace il fatto che ripercorrere “il viale dei ricordi” e ripensare alla strada già percorsa è quasi ingegnerizzato nella struttura stessa del diario. Se voglio ripensare al progresso che ho fatto in un anno, o due, o tre, non ho bisogno di aprire diversi diari e leggerli tutti un po’ alla rinfusa. Il diario dei cinque anni lo fa al posto mio.
- Le cinque righe sono un bell’esercizio di sintesi, mi costringono in qualche modo a scegliere che cosa voglio salvare di ogni giorno. Voglio ricordare le lamentele, i piagnistei e i momenti di down? Oppure fra un anno, due, tre, quattro, voglio rileggere di come pian piano ho costruito il percorso e la strada adatta a me? Non è che nel diario escludo a priori la prima categoria, tutt’altro. Mi costringe però a fare un esercizio di “evitamento di rimpianti“. Mi riesce piuttosto facile visualizzare la finestra temporale di cinque anni nei 1.826 giorni del diario. E così, a volte, mi ritrovo a pensare al mio percorso partendo dalla fine: nell’anno 5 del diario, che cosa voglio aver aggiunto? In che modo mi renderò fiera del mio percorso? Le cose che sto facendo, pensando e sentendo oggi sono quelle che mi ci porteranno oppure no?
- È un bell’appuntamento quotidiano con me stessa, le promesse che mi sono fatta, la strada percorsa e gli obiettivi prefissati.
- A volte, guardando le quattro sezioni bianche dei 4 anni che verranno, mi sono ritrovata a pensare “Chissà cosa starò facendo fra uno, due, tre o quattro anni?”. Seguito a volte dalla domanda: “Chissà se ci sarò fra uno, due, tre o quattro anni”. E non è un pensiero che nasce da un momento di pessimismo cosmico, l’esatto opposto! Questo diario, più di ogni altra citazione o “memento mori” mi ricorda, ogni giorno, quanto ogni giorno sia prezioso e da non dare per scontato. Questo pensiero non mi deprime, mi incoraggia!
Fra meno di un mese inizierò l’anno due del diario e sono certa che rileggere, giorno per giorno, i miei pensieri, le mie inutili tribolazioni o le piccole e grandi vittorie di un anno prima sarà davvero bello ed interessante.
“Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione – e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami e così pure questo attimo e io stesso. L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello di polvere!” – Nietzsche, Teoria dell’eterno ritorno dell’Identico
2) Morning Pages
Ho sentito parlare delle morning pages per la prima volta da una mia ex collega in Google, che me le ha caldamente raccomandate per un lungo periodo. Come spesso accade, all’epoca non ero pronta o ricettiva all’idea, ci sono tornata qualche anno dopo in un periodo in cui avevo bisogno di rimettere in ordine i pensieri. Negli anni le ho spesso utilizzate a cicli, a volte per due settimane, altre per tre… il massimo è stato 28 giorni. E va bene così, per me le morning pages sono una cura d’urto quando ne ho bisogno.
Come funzionano:
Il concetto delle morning pages è stato introdotto nel 1992 da Julia Cameron, nel suo libro “The Artist’s Way“. L’idea di base è molto semplice:
- Le morning pages si scrivono ogni mattina, appena svegli o quasi. L’idea alla base è quella di accedere a quei pensieri che spesso non ascoltiamo perché filtrati dall’ego o dalle tante sovrastrutture che ci creiamo. E al contempo di gettarli sul foglio per liberarli dalla nostra mente.
- Le morning pages si scrivono in maniera ininterrotta, lasciando scorrere i pensieri in un flusso di coscienza senza filtri né censure. Non bisogna pensare a cosa scrivere o preoccuparsi di scrivere in maniera interessante e coerente. Si butta sul foglio qualunque cosa ci passi per la testa: lamentele, preoccupazioni, piccole invidie o meschinità, progetti, ambizioni, paure, sogni e via dicendo. Molto spesso si inizia parlando di banalità e ci si scopre a scrivere, pensare ed esternare cose che non avevamo realizzato o afferrato. Altre volte invece non succede niente, ma è il fatto di ripetere l’esercizio giorno dopo giorno che ci porta a certe rivelazioni.
- L’autrice suggerisce di scrivere su tre fogli A4. All’inizio, soprattutto se non si è abituati, può sembrare difficile scrivere così a lungo. Provaci; è solo andando fondo che possiamo scoprire cosa si nasconde al di là della superficie dei nostri pensieri. Dopo vari tentativi, personalmente ho trovato che un singolo foglio A5 (vale a dire un sesto dello spazio consigliato dall’autrice) rappresenta per me il compromesso ideale fra l’ottenere il beneficio dell’esercizio e dedicargli un tempo che ritengo ragionevole per la mia routine mattutina, che spesso include un numero non meglio identificato di snooze della sveglia. Il mio tipo di scrittura mi consente comunque di buttar giù diversi pensieri in quello spazio. Tu regolati in base a cosa funziona meglio per te, anche se all’inizio ti consiglio di partire con la versione più lunga per sfidarti a tirar fuori tutto quello che ti passa per la testa e familiarizzare con le morning pages.
- Le morning pages sono assolutamente private. È il tuo diario personale, il tuo spazio privato, la tua “stanza tutta per te” in formato cartaceo. Devi sentirti libera di scriverci senza filtri né riserve. Trova un posto dove conservarle e, per assurdo, se non ti senti tranquilla nel farlo, puoi anche scrivere e poi gettare via i figli. Personalmente però mi piace tenere traccia e ogni tanto andare a riprendere quello che avevo scritto.
- Finite le morning pages, si chiude il diario e si procede con la propria giornata. Fine.
Ecco perché mi piacciono:
- Utilizzo le morning pages a cicli, quando sento di essere in un periodo in cui ho bisogno di scaricare stress e pensieri ingarbugliati sulla pagina. Una volta estrapolati sulla pagina, quei pensieri non sono più miei. Li affido alla carta e me ne libero.
- L’effetto terapeutico di lasciare alla pagina tutte le proprie ansie e preoccupazioni. E soprattutto di capire più a fondo che cosa si nasconde sotto alcune di queste. Le morning pages mi hanno spesso portata a piccole e significative rivelazioni.
- Mi danno l’idea di iniziare la giornata con un gesto e un momento dedicato solamente a me e al mio “benessere mentale”, ad una sorta di detox della mente.
3) Il diario dei 5 minuti
Questo è un altro format che, dopo averne sentito parlare per anni, ho sperimentato solamente di recente (anche se, in varianti semplificate, l’ho usato per diversi anni). Mi è stato utile durante la fase iniziale del lockdown dovuta al coronavirus, quando l’incertezza, le preoccupazioni e la mancanza di struttura dovuta alla nuova routine mi hanno fatto realizzare che dovevo ripartire da un punto fisso.
Come funziona:
Il diario è strutturato in 5 sezioni principali (più una sesta, che trovo interessante, in una versione copiata del diario originale). 3 sezioni si compilano la mattina appena sveglie e 2 la sera. L’idea è che fra sera e mattina la compilazione del diario non occupi più di 5 minuti, anche se io trovo che in genere ne richieda sui 10 complessivi. Anche perché non si tratta di un esercizio-compitino da completare, bensì di un’occasione di riflessione profonda. Queste sono le cinque sezioni:
- La mattina:
- 3 cose di cui sono grata
- Come renderò questa giornata fantastica
- Affermazione positiva
- La sera:
- La mia buona azione quotidiana
- Come migliorerò domani
- Cose fantastiche successe oggi
Ecco perché mi piace
- La gratitudine, me ne rendo sempre più conto negli anni, è il reale segreto della felicità (e ci sono tanti studi a dimostrarlo). Prendermi un momento deliberato per ricordarmi delle cose di cui sono grata ogni giorno, ed immergermi in quel momento in cui ringrazio delle cose che ho, mi aiuta a rimettere le cose in prospettiva. Magari dieci minuti dopo mi ritrovo a lamentarmi delle cose più sciocche o inique immaginabili, ma va bene. Quello della gratitudine è un esercizio da ripetere costantemente, finché pian piano non rientra nel nostro modo di essere e di vedere le cose e la vita.
- La mattina mi aiuta a prendermi un momento per ascoltarmi, centrarmi e decidere come approcciarmi alla giornata. E non solo a livello pratico (“Come renderò questa giornata fantastica”), ma anche a livello emotivo (“Affermazione positiva”).
- La sera, invece, mi aiuta a non dimenticarmi della giornata appena passata lasciandola finire subito nel dimenticatoio di un calendario da cui ogni giorno strappiamo via un foglio. Mi incoraggia a ripensare ai bei momenti vissuti durante quella giornata (“Cose fantastiche successe oggi”), a come ho contribuito, fosse anche con gesti piccolissimi, a rendere migliore la giornata di qualcun altro (“La mia buona azione quotidiana”) e infine a pensare a come fare meglio il giorno dopo (“Come migliorerò domani”). Quest’ultimo esercizio, in particolare, mi aiuta da un lato a riconoscere certi pattern di comportamento in cui ricado continuamente (ciao amica procrastinazione) e dall’altro a non pretendere troppo da me stessa, riconoscendomi i progressi fatti.
La variante semplificata, che uso da anni, di questo diario, è quella del “Diario della gratitudine“. Il concetto è lo stesso; ogni sera compilo in un taccuino le tre cose di cui sono grata quel giorno. È bello tornare a leggere di momenti che avevo dimenticato, esperienze che ho fatto e posti in cui sono stata.
Allora, che ne dici? Proverai anche tu a tenere un diario personale? Se sì, da quale partirai?
Per facilitarti un po’ le cose ho deciso di mettere a disposizione i template di questi tre formati di diario. Puoi scaricarli gratuitamente dal form qui sotto:
Buona scrittura 🙂
Arli.
Nanda dice
Bisognerebbe parlare più spesso dei vantaggi che ha tenere il diario personale e in generale la scrittura a mano. Il mondo corre, la tecnologia si sviluppa sempre di più e stiamo diventando troppo “automatizzati” in tutto quello che facciamo. Prendersi il tempo per se stessi, scrivere a mano un diario personale può essere di gran aiuto per ritrovarsi.
Arli dice
Ciao Nanda, non potrei essere più d’accordo. Per me è davvero una risorsa di self-care.
Loredana dice
Grazie, da anni sogno di scrivere. Rimando sempre per pigrizia (mille impegni- ‘mille scuse)
Oggi grazie a questo tuo articolo sto Ri- cominciando un viaggio con me stessa.
Grazie
Arli dice
Ma che bello, mi fa davvero piacere Loredana. Grazie a te del commento.